Terrorismo e rischio di recessione
Terrorismo e rischio di recessione ECONOMISTI E IMPRENDITORI A CONFRONTO NELL'INCONTRO DEI «MARTEDISERA» ALL'UNIONE INDUSTRIALE Terrorismo e rischio di recessione Non ha avuto risposte immediate, né del tutto soddisfacenti, la domanda che è stata posta a tre economisti ed un imprenditore nell'incontro di ieri per i «MartedìSera» dell'Unione industriale organizzarti da Skf e Venco con la collaborazione de «La Stampa»: dove va l'economia tra rischi di recessione e minacce di terrorismo? Malgrado le sollecita¬ zioni del giornalista Marco Zatterìn («Rischia¬ te di fare la figura della Ferilli con il suo spogliarello mancato») la risposta secca non è venuta da nessuno, anche se ci si è consolati del fatto, sottolineato ironicamente dall'im¬ prenditore Arturo Artom, che neppure nel¬ l'annuale «tre giorni di Cemobbio» il Gotha degli economisti si sbilancia mai sul domani e si limita solo ad anahsi del passato. Così Elsa Fornero, docente di macroecono¬ mia all'Università di Torino, è stata lapida¬ ria: «Non so dove andrà l'economia, non ho nessuna ricetta sicura». Ma ha esaminato con acutezza lo «shock depressivo» dell'11 settembre, che ha «dato una botta alla curva della domanda» a un'America con segni di recessione e a un'Europa che dava già segni di sofferenza o era in fase di stanca. Ha aggiunto che l'Europa è stata desolantemen¬ te assente in questa crisi, mentre gli Usa hanno potuto dare una risposta positiva solo perché «avevano ancora un avanzo da spen¬ dere». Non siamo invece in «una crisi straordina¬ ria» per Enrico Colombatto, ordinario di Politica economica all'Università di Torino. Ha osservato che non c'è corsa ai consumi, che le compagnie aeree sono state danneggia¬ te a vantaggio di quelle più efficienti, che se c'è minor propensione a volare questo non è necessariamente un male. Per Colombatto «se siamo in una situazione meno allegra di due anni fa, Bin Laden non c'entra niente». Ed ha aggiunto che occorre lasciar fare agli operatori il loro mestiere mentre deve invece preoccuparci la discrezionalità dei politici. Per Gian Enrico Rusconi, Ordinario di scienza politica, gli aerei dell' 11 settembre sono andati a sbattere su un mondo già insicuro, ma «grazie a Bin Laden abbiamo scoperto di avere una cultura laica e non solo rehgiosa», anche se si sono rivelati negativi Possessione dell'esserci» e 1'«antiamericani¬ smo latente». Non è paradossale, si è doman¬ dato Rusconi, che un governo con i numeri per agire, sia paralizzato dal complesso del vittimismo di fronte ad un'opposizione senza leadership, che patisce di una doppia scollatu¬ ra, nella sinistra e fra il centro e la sinistra. Infine da Arturo Artom, un vero «creden¬ te» della Net economy, per sua stessa defini¬ zione «schifosamente di parte», è venuto un segnale positivo con un'analisi avulsa dal problema contingente della guerra, ma tutta tesa ad un'esaltazione dello sviluppo della rete di Internet per accedere all'inforaiazio- ne in modo assolutamente democratico, un passo «impensabile» dieci anni fa. lg. b.)
Persone citate: Arturo Artom, Bin Laden, Colombatto, Elsa Fornero, Enrico Colombatto, Ferilli, Gian Enrico Rusconi, Venco
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