Straub e Huillet, far politica con la poesia
Straub e Huillet, far politica con la poesia EDOARDO BRUNO PARLA DEI DUE AUTORI, CUI E DEDICATA UNA RETROSPETTIVA Straub e Huillet, far politica con la poesia ROMA Dal 1969 i cineasti francesi Jean-Marie Straub e Daniele. Huillet (celebrati con una retro¬ spettiva completa nell'ambito del «Torino Film Festival») si sono stabiliti a Roma e, da-quel momento, hanno preso ad am¬ bientare i loro film nei paesaggi di varie parti d'Italia. Paese di cui, come hanno dichiarato loro stessi in un'intervista rilasciata la scorsa primavera, «malgrado tutto siamo innamorati». Rigo¬ rosi, venerati, riservati, Straub e Huillet. sono autori di un cinema assolutamente origina¬ le che, come spiega il direttore di «Filmcritica» Edoardo Bru¬ no, è legato «alla fisicità delle cose», a una «severità espressi¬ va che non cerca bellurie, ma si attiene a quello che la macchi¬ na da presa riesce a cogliere». Il primo film girato dalla coppia nella capitale (in lingua francese con i sottotitoli italia¬ ni) si chiama «Othon», è basato sulla tragedia di Pierre Comeil- le e si svolge tra due colli, il Campidoglio e il Palatino, non¬ ché tra due epoche, passata e moderna. Del cast fanno parte. tra gli altri, lo studioso di cine¬ ma Adriano Apra e l'attrice Olimpia Carlisi. «In seguito a successi come "Cronaca di Anna Maddalena Bach" - racconta Edoardo Bruno - e sull'onda di una ventilata possibilità di lavo¬ rare con la Rai, Straub e Huillet iniziarono a lavorare a Roma e già in "Othon" mostrarono lo splendore del paesaggio italia¬ no restituendo, attraverso le luci, una voluttà nuova dell'im¬ magine». Tra le caratteristiche princi¬ pali dell'opera dei due autori (Straub è nato a Metz, nella regione francese della Lorena, nel 1933; Huillet a Parigi, tre anni dopo) c'è «la conoscenza del paesaggio della terra» consi¬ derata fondamentale per la «re¬ invenzione del vero; il paesag¬ gio è infatti vissuto come ele¬ mento primario che si riflette nei visi delle persone» e fa riemergere la storia. I due regi¬ sti utilizzano molto spesso nei loro film «persone che diventa¬ no' attori» e certe volte, come per esempio nell'ultimo «Ope¬ rai, contadini», le lasciano «im¬ mobili davanti alla macchina da presa». Anche in questo c'è il loro «amore per il popolo» così come la chiave del loro essersi sem¬ pre dichiarati registi marxisti: «Certo - dice Edoardo Bruno - il loro sguardo sulle cose è nutrito di quelle letture; l'idea che. attraverso l'uomo, si può risco¬ prire tutto, delusioni, sentimen¬ ti, è il segno di questo estremo umanesimo». Il cinema di Straub e Huillet è veramente «poetico-politico», nel senso che «non basta il contenuto per fare un film politico; ci vuole, appunto, la poesia concreta¬ mente fatta, la forza che diven¬ ta forma, in modo che ogni immagine del film faccia ricono¬ scere il suo contenuto politico». Ma qual è la ragione del fascino di queste opere certa¬ mente non facili e, almeno a un primo sguardo, così povere? «Ogni volta che girano un film - dice Bruno - Straub e Huillet recuperano, attraverso mezzi e modi estremamente personali, l'esperienza primitiva del cine¬ ma, fanno pensare per esempio a David Griffith. E' come se riscoprissero sempre il cinema, cogliendo la verginità dello sguardo». Abituati a «lavorare severa¬ mente chiusi in una piccola stanza», scambiandosi ruoli e pareri anche accesi, i due autori hanno bisogno di «apparecchia¬ ture molto precise perchè il loro cinema, a differenza di altri, si basa proprio sull'esigenza di tecniche moderne e aggiornate. La loro povertà, fatta di immagi¬ ni ferme e pulite, è in realtà solo di apparenza. La fotografia è sempre di grande qualità, l'im¬ postazione segnata dal rigore». [f.c.l
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