«Basta con il pubblico snob al cinema»

«Basta con il pubblico snob al cinema» PARTE DOMANI IL TORINO FILM FESTIVAL, L'OBIETTIVO E' PORTARE GLI SPETTATORI AL CINEMANON SOLO NEI WEEKEND: «DA NOI LE NOVITÀ ESISTONO, SPERIAMO SIANO DURATURE» «Basta con il pubblico snob al cinema» Della Casa: troppi gli addetti ai lavori, vogliamo i giovani intervista Lietta Tomabuonì CON morti viventi ultratren¬ tennali, con un Natale di droga e rapimenti, con un tran¬ sessuale star innamorato, in¬ somma con George A. Romero, Abel Ferrara, John Cameron Mitchell, comincia domani se¬ ra il diciannovesimo Torino Film Festival: e cambia tutto. Più cinema, più film, più spetta¬ tori, più cineasti italiani: la dilatazione della quantità di¬ venta salto di qualità, una mutazione sulla quale si può interrogare il direttore Stefano della Casa. I festival di cinema sono di solito elitari. Per quello di Torino ora il pùbblico ri¬ sulta una delle componen¬ ti principali. Rivoluzione? «Rivoluzione per gradi, nel ca¬ so. Di festival di film per addet¬ ti ai lavori ce ne sono centomi¬ la. Tanti, troppi: finiscono per diventare una rassegna di ante¬ prime che lascia il tempo che trova, oppure un canale alter¬ nativo di distribuzione. Quel che noi cerchiamo di fare è vedere se riusciamo a conqui¬ stare i cine-spettatori da week¬ end e a portarli a vedere qualco¬ sa di diverso. Se non riesce a sfondare presso il pubblico gio¬ vane, metropolitano, un festi¬ val non ha senso, è asfittico, è costretto a inventarsi ogni vol¬ ta qualche ragione di esistere. Se invece riesce a diventare strumento di occupazione o di orientamento di un segmento del mercato, è utile ai film, agli autori, al pubblico. Ed è un'im¬ presa possibile, lo dico senza jattanza: i documentari che abbiamo presentato l'anno scorso sono stati quasi tutti trasmessi dalle televisioni; se non avessimo presentato a To¬ rino tutto Carpenter, non cre¬ do che quest'anno il suo "Fantasmi da Marte" avrebbe partecipato alla Mostra di Ve¬ nezia». Ma gli spettatori contem¬ poranei il cinema lo cono¬ scono, desiderano cono¬ scerlo? «Più si arricchisce e raffina la tecnologia che rende i film accessibili.(tv,,cassette, Inter¬ net eccetera), meno il cinema è conosciuto rispetto a venti, trent'anni fa: l'eccesso di dispo¬ nibilità, quando non si hanno gli strumenti culturali per. ap¬ profittarne, porta a nulla. C'è gente sicura che il cinema sia iniziato coi videoclip. C'è un rifiuto o fastidio generazionale del passato, e non è un fenome¬ no nuovo: quand'ero ragazzo, nel 1966, 1968, la Resistenza mi pareva remota e tediosa quanto la prima guerra mon¬ diale. Storicamente, le grandi scoperte sono state compiute da conventicole, da piccoli gruppi molto motivati: cucire passato e presente è il compito degli intellettuali». In concorso a Torino i cine¬ asti italiani sono stati sem¬ pre rari o assenti. Quest'an¬ no sono numerosi: è miglio¬ rato il nostro cinema o è cambiato l'atteggiamento? «Credo ci sia una novità nel nostro cinema: non so quanto duratura. Generi e filoni non esistono più, quello italiano è un cinema fatto soltanto di prototipi: e adesso in questi prototipi gli autori cercano di raccontarsi, di mettere cose che vivono, che sentono, che gli appartengono. E' un piccolo segno di vitalità che va registra¬ to. E' un cinema imperfetto, spurio, ma interessante». «Generi e filoni nona sono più. Gli autori di oggi cercano di raccontarsi» Una scena del film di Romero «La notte dei morti viventi», una delle pietre miliari del cinema horror contemporaneo

Persone citate: Abel Ferrara, Carpenter, Della Casa, George A. Romero, John Cameron Mitchell, Lietta, Romero, Stefano Della Casa

Luoghi citati: Torino