Re Zahir: non erano queste le intese di Aldo Cazzullo

Re Zahir: non erano queste le intese Re Zahir: non erano queste le intese Ieri a colloquio con l'inviato americano Dobbins Aldo Cazzullo ROMA Accade di attendere per ven- totto anni che qualcuno o qualcosa ritorni, e di saperlo dalla tv, d'improvviso e trop¬ po in fretta. Dal grande televi¬ sore al plasma a parete, nel salotto della sua villa all'Ol- giata, re Mohammad Zahir Shah Almutawakil-Alalah, Colui che ripone la sua fede in Allah, ha appreso stamatti¬ na che la sua capitale era stata liberata. «Non erano questi gli accordi, l'Alleanza del Nord aveva promesso a mio padre di avvertirlo pri¬ ma di entrare a Kabul», rico¬ nosce uno dei quattro princi¬ pi che hanno seguito il padre nell'esilio a Roma, Mir Wais Zahir. Nessuno però ha parlato con il vecchio re. Il presiden¬ te Rabbani gli invia un mes¬ saggio gelido: «Può tornare quando vuple, ma da privato cittadino». Da Washington ar¬ riva James Dobbins, incarica¬ to dei rapporti con l'opposi¬ zione afghana, per un incon¬ tro dai toni ormai surreali, troppo repentina la sorpresa per entrambi. Così l'inviato di Bush esce quasi di corsa dalla vill^ numero 50, un piano con mansarda, tra i boschi gelidi dell'Olgiata, a un'ora dal cen¬ tro di Roma. L'annunciato incontro con i giornalisti non ci saia, appena una dichiara¬ zione volante: «Siamo solo all'inizio di un processo, ho parlato a lungo con Sua Mae¬ stà e i suoi consiglieri, ho riferito del vertice svoltosi al Palazzo di Vetro del week end, mi hanno parlato dei loro contatti in Afghanistan». La complessa tela che Washington e le Nazioni Uni¬ te, Bush, Kofi Annan e l'inca¬ ricato Onu Brahimi hanno intessuto in questi giorni avrebbe avuto bisogno di tem- 30, e di interlocutori affidabi- i sul terreno. L'Alleanza del Nord è andata avanti da sola, ancora dopo la presa di Kabul ha inviato (indirettamente) al re messaggi che non prevedo¬ no chiusure definitive, ma ormai la corte in esilio non ripone grande fiducia negli uomini che combattono in patria. Quella di ieri, per re Zahir, è stata una giornata di forti emozioni e di grandi amarezze. Dalle cancellerie e dalle agenzie di stampa del mondo si sono levate due sole voci in sua difesa, a reclamare un ruolo per lui: quella di un non meglio identificato «alto funzionario del ministero de¬ gli Esteri giapponese» ; e quel¬ la del ministro per le Politi¬ che comunitarie Rocco Butti¬ gliene. Non è stato un gran conforto per il sovrano. An¬ che perché da Granada il ministro degli Esteri Renato Ruggiero ha dato voce allo scetticismo diffuso nelle capi¬ tali coinvolte nella crisi: «Non escludo che il re possa avere una funzione, ma da qui a dire che possa davvero averla... gli avvenimenti stan¬ no andando tanto velocemen¬ te che credo che chi si trova sul posto sia certo privilegia¬ to rispetto a chi non c'è». Re Zahir, non c'è. Seduto al suo tavolo di legno grezzo, circondato dal nipote Musta- fà, dal portavoce Salman Ras- sul, dal maggiordomo filippi¬ no, ha ricevuto per tutto il giorno messaggi e segnali contraddittori. In un'ora di colloquio, Dobbins gli ha assi¬ curato che Washington non ha affatto rinunciato al «pro¬ cesso di Roma», al procedi¬ mento concordato tra le va¬ rie fazioni ed etnie antitale- ban che dovrebbe portare alla convocazione del Consi¬ glio suprèmo per l'unità del¬ l'Afghanistan (prevista pri¬ ma a Roma, poi ad Ankara, ora forse a Mazar-i-Sharif o a Kabul) e poi della Loya Girga, l'assemblea dei notabili cui toccherebbe indicare il capo dello Stato, scrivere la nuova Carta costituzionale e indire libere elezioni. Ma l'Alleanza del Nord ha ingannato il sovrano. «L'accordo era che i capi avrebbero informato mio pa¬ dre prima di fare qualsiasi mossa - racconta Mir Wais -. Siamo felici che Kabul sia stata liberata, ma siamo an¬ che molto preoccupati che sia stata presa da un solo gruppo etnico. L'Alleanzadel Nord ha rinviato per ben cinque settimane la riunione dei capi di Ankara. Ci hanno lasciati ad aspettare, ma nes¬ suno ci ha avvertiti di nulla. Ora mio padre e io speriamo che non ci siano altro spargi¬ menti di sangue». «Se restano loro, e solo loro, ritorniamo al punto di partenza» taglia corto Yussuf Nuristani, uno dei consiglieri più vicini al re. Dal fronte antitaleban qualche apertura è venuta: «Auspichiamo che l'ex re in- vii presto una sua delegazio¬ ne a Kabul per mettere a punto la lista per il Consiglio supremo», ha detto in una conferenza stampa l'inviato dell'Alleanza del Nord a Lon¬ dra, Ahmad Wali Massud, fratello del leone del Panshir. «Con Zahir avevamo concor¬ dato che lui avrebbe potuto nominare sessanta dei 120 componenti del Consiglio di etnia pashtun, e che l'Allean¬ za avrebbe nominato l'altra metà», ha ricordato Massud. Subito dopo, però, è arrivato il niet di Rabbani, il presiden¬ te deposto dai taleban, affida¬ to alle telecamere di Al Jazee^- - ra: «L'extra dell'Afghanistan può tornare in patria solo., come privato cittadino». Nes¬ suna reazione dalla corte in esilio. Il ritomo è Jrancora lontano. L'inviato americano James Dobbins dopo l'incontro di ieri, a Roma, con re Zahir