Musharraf: l'Alleanza se ne vada

Musharraf: l'Alleanza se ne vada Musharraf: l'Alleanza se ne vada Sconfitto anche il Pakistan, ora i «nemici» sono al governo Giovanni Cerniti Inviato a ISLAMABAD L'ambasciatore dice che tornerà, e dal finestrino saluta con un ciao della mano sinistra. Il turbante nero di Abdel Zaéef, l'ultimo tale¬ ban di Islamabad, se n'è andato a mezzogiomo, le televisioni tenute lontane, i manganelli della polizia pakistana a proteggerlo. «Non è vero che l'Alleanza del Nord avan¬ za», aveva dichiarato nella notte di lunedì. La stessa frase, nella stessa notte, l'aveva dettata anche Pervez Mùsharraf, il presidente del Paki¬ stan in partenza da New York. «Si fermeranno». Quattro giorni prima era sicuro: «L'Alleanza non arrive¬ rà mai a Kabul». Una notte e l'amba¬ sciatore e il generale si sono trovati d'accordo: hanno sbagliato tutto. L'ambasciata ora sta chiudendo, hanno già smontato la tenda dove dormivano i taleban della scorta, trasloco in corso. Per la fretta Abdel Zaeef rinuncia alla solita preghiera di mezzopomo, lui e la delegazione diplomatica inginocchiati sul tetto della palazzina. C Presidente è tor¬ nato nella notte. Partito da New York in giacca e cravatta è atterrato indivisa. Imbarazzo è poco. Che conqui¬ stassero Kabul, e la provincia di Jalalabad, e magari pure Kandahar, l'avevano previsto proprio in pochi. L'ambasciatore e il Presidente l'ave¬ vano sempre escluso. Uno se ne va da sconfitto, l'altro toma in un Pakistan sorpreso e umiliato. A Kabul c'erano i taleban, che fino all' 11 settembre erano amici. Ora ci sono i nemici di sempre. «L'interes¬ se del Pakistan, prima di tutto», era lo slogan del generale Mùsharraf. Avere i nemici a Kabul è il giusto contrario. Più che imbarazzo, dun¬ que. Mùsharraf si è preso almeno un giorno di tempo, il suo ritomo era previsto per la mattina di lune¬ dì. E i suoi portavoce, in attesa del generale, hanno passato il martedì a spendersi in parole di stupore. «E' stata un'avanzata assolutamente inattesa - ha ripetuto il colonnello Mohammed Afzal Niazi, direttore del Centro di Studi Strategici delle Forze Armate pakistane - Non ab¬ biamo avuto notizie di resistenza da parte dei taleban, e questo ha dell'incredibile, è il vero imprevi¬ sto». Il generale Mùsharraf nel pome¬ riggio fa scalo in Turchia, e non sembra di buon umore. Ora che Kabul è conquistata il suo peso politico, la sua capacità di contratta¬ zione con gli alleati Usa diminuisce. Prima di rientrare a Islamabad de¬ ve far sapere che il suo Pakistan chiede un risarcimento immediato: «Nessuna forza dell'Alleanza del Nord q di alcun grappo dovrebbe rimanere a Kabul». Allontanare il ministro Abdullah Abdullah dalle strade della capitale e i suoi mujaheddin dai confini del Paki¬ stan, dove si stanno awicinandto troppo pericolosamente. «E' molto importante che Kabul venga smilita¬ rizzata e liberata dalla poresenza di soldati». E deve intervenire l'Onu, al più presto: «Una forza di pace che potrebbe comprendere l'Organizza¬ zione della Conferenza islamica e altri paesi dell'Islam». E il Pakistan, s'intende. Potrà sempre dire che i patti non erano questi, che anche a New York l'avevano rassicurato, mai l'Allean¬ za sarebbe arrivata fin dove è arri¬ vata. Uno «strappo», come lo defini¬ sce con cautela il colonnello del Centro studi strategici. Oppure, co¬ me sostengono gli editorialisti dei quotidiani indipendenti, il sospetto che negli Stati Uniti si siano infasti¬ diti per le incertezze pakistane, per le protezioni concesse ai taleban, per le frontiere che si sono rivelate un canale continuo per i rifornimen¬ ti di armi e uomini al regime del mullah Omar. Quando i pakistani avevano cominciato le trattative con il govemo dei taleban, a metà settembre, il capo delegazione era il generale Mahammood, il responsa¬ bile del servizio segreto. Una tratta¬ tiva durata tre settimane e finita con la destituzione del generale, più fedele al mullah Omar che a Mù¬ sharraf e agli accordi con il Diparti¬ mento di Stato. Il Presidente diceva e il contrario accadeva: ricambiato allo stesso modo, con l'Alleanza a Kabul grazie alle bombe Usa. L'imbarazzo e i nuovi timori del generale. Nella Zona Tribale ci sono i pasthun, stessa etnia dei taleban di Kabul. E l'Alleanza da ieri è troppo vicina alla Zona Tribale, la striscia, di confine che parte da Kandahar e finisce a.Quetta. Qua¬ ranta milioni di pakistani, quasi un quarto del totale. Con l'Alleanza del Nord rapporti pessimi, di etema guerriglia. «Nel nuovo govemo del¬ l'Afghanistan - dice Mùsharraf - i pasthun devono essere assoluta¬ mente rappresentati». Secondo il piano del generale, ma è vecchio di dieci giorni, quando l'AUeanza era confinata nel 50Zo del territorio af¬ ghano, ai pasthun sarebbe andato il BO'K) del govemo, «con tutte le altre etnie e i taleban moderati». Ora di quel 600Zo non parla più. «E' indi¬ spensabile un govemo formato de¬ mocraticamente che rappresenti tutti i grappi etnici». Dalla richiesta i taleban sono spariti. Come da Islamabad, quando il turbante nero di Zaeef lascia la sua palazzina senza più speranza. «Tornerò? Non so più nulla...». Chiude la legazione a Islamabad, parte l'ambasciatore afghano Zaeef «Non so se tornerò»

Persone citate: Abdel Zaéef, Abdullah Abdullah, Mohammed Afzal Niazi, Musharraf, Pervez Mùsharraf