Un due tre la tivù che non c'è

Un due tre la tivù che non c'è ESCONO OGGI DA MONDADORI UN VOLUME E UN VIDEO SULLA STORIA DELLA PRIMA TRASMISSIONE DI SATIRA E UMORISMO IN ITALIA Un due tre la tivù che non c'è Claudio Aitarocca MILANO mlESCE oggi da Mondadori un libro curioso accompagna¬ to da una videocassetta rara, un piccolo tesoro estratto dai labirinti Rai: è Un, due, tre, la storia dell'omonima fortuna¬ tissima trasmissione all'alba della nostra televisione, e so¬ prattutto la storia dei suoi interpreti, Ugo Tognazzi e Rai¬ mondo Vianello, una vicenda che il curatore del libro, il modenese Roberto Buffagni, autore drammatico e studioso di teatro tanto appartato quan¬ to suggestivo, si diverte a scandire in tre tempi, teatro di rivista, tv e cine¬ ma. Straordinario Un, due, tre: fu il primo sberlef¬ fo catodico, il primo contro¬ canto ironico di un'Italia pesan¬ te, serrata nella guerra fredda e avvolta in un centrismo politico in cui a fatica si cominciava a parlare di apertura a sinistra, e insie¬ me un'Italia ribollente che pre¬ parava i fasti e i nefasti del boom, un'Italia che per la prima volta indossava i jeans, giocava a flipper e ascoltava i juke-box. Un, due, tre nacque nel '54, l'anno stesso della nascita del¬ la tv, e durò sei stagioni, fino al '59: 77 puntate in tutto d'un'ora e un quarto l'una in prima serata, prima il giovedì e poi la domenica, naturalmen¬ te in bianco e nero e tutte in diretta perché non c'era anco¬ ra l'ampex per la registrazio¬ ne. Una diretta che spesso mandava all'aria il clima un po' sussiegoso e pedagogico del palinsesto. Vianello raccon¬ ta nel libro come nascevano gli sketch del primo anno, quando non c'erano ancora gli autori dei testi: Vianello pren¬ deva il venerdì sera a Roma il vagone letto per Milano e durante la notte raccontava a Tognazzi, salito a Napoli dov' era impegnato in teatro, quel che aveva visto alla tv. Tutto qua. Due monelli. Meno male. Vianello aveva la tv, Tognazzi no. L'aveva comprata per se¬ guire i mondiali di calcio dalla Svizzera. Veniva fuori un umorismo popolare ma anche sofisticato, assurdo. Merito anche dei due fiorentini Scarnicci e Tarabu¬ si, gli autori subito accorsi. Un umorismo surreale erede dello spirito del Bertoldo, la rivista nata negli Anni 30, e del migliore teatro goliardico. C'erano parentele con gli umo¬ ri folli di Zavattini, di Carletto Manzoni, di Mosca, Guare- schi. Giacinto Mondaini. Di Campanile, soprattutto. Una combriccola, un filone genia¬ le. Tognazzi e Vianello vi im¬ perversavano felici. L'autore del libro, Buffagni, ci dice che «Campanile è addirittura un Montale comico», e che tutti quegli scrittori comici «hanno con la realtà lo stesso rapporto che hanno gli ermetici, si allon¬ tanano su tutt'altro fronte da ogni comunicazione collauda¬ ta». Buffagni inneggia a To¬ gnazzi e Vianello: «Sono l'ulti¬ ma incarnazione della coppia servo-padrone. Sono due ma¬ schere. Il terragno Tognazzi è il servo, è Sancio, e l'etereo Vianello è il signore, Don Chi¬ sciotte». Ma i ruoli scricchiola¬ no, la società è cambiata, nes¬ suno è spalla dell'altro. Di più: «Vianello fa il salto, abbando¬ na la sua altolocata famiglia, il palcoscenico di una camera diplomatica, ev calca il palco¬ scenico vero. E come Capitan Fracassa, il nobile deluso che si aggrega a una compagnia di guitti. Vianello è un re del disincanto, dello scetticismo, dell'ironia. Prende in giro tut¬ to e tutti, a cominciare da se stesso. Smaschera sia il suo antico ceto sociale sia i riti dello stesso teatro, dove fa ridere e destabilizza gli altri attori e fa scherzi al pubbli¬ co». Un, due, tre applica l'assur¬ do alla realtà e inizia il genere 1954: dueun generecapace di i cambiam della parodia, della satira tele¬ visiva e politica. Una sorpre¬ sa, un conforto per il pubblico in un'Italia plumbea e freneti¬ ca. La tv l'aveva neanche il 100Zo delle famiglie, ma la si vedeva nei bar, le battute giravano. Sono presi di mira lo scrittore Mario Soldati alla ricerca di cibi genuini, gli interminabili sceneggiati stori¬ ci, l'inchiesta sulla Donna che lavora. Anche nella scenetta più stravagante si può rintrac¬ ciare un riferimento sociale concreto, come quando un To- guazzi veneto lavora un im¬ menso «troncio», un tronco, per cavarne un solo stecchino, un pezzo unico d'autore, e a quell'opera immane collabora l'intera sua famiglia: allusione forse alla mobilitazione d'ogni famiglia nel nascente miraco¬ lo veneto. Ma nel '59 Un, due, tre finisce. Accadde che nel palco reale alla Scala il presidente della Repubblica Giovanni Gronchi non trovò la sedia e cadde. Il presidente francese De Gaulle guardò impassibile, si degnò alla fine d'allungare un braccio in soccorso. La tv riprese tutto. La domenica sera Tognazzi e Vianello appa¬ iono in piedi davanti a un tavolo, Tognazzi fa per sedersi ma neanche lui trova la sedia e cade. Vianello gli dice, soa¬ ve: «Ma chi ti credi di esse¬ re?!». Tognazzi risponde: «Tut¬ ti possono cadere». Bastò. Il gran capo della Rai Bernabei intuisce nel fulmineo sketch un'imboscata ai suoi danni, teme per la sua poltrona: licen¬ zia il responsabile milanese della trasmissione, fa causa a Tognazzi, chiude ai due comi¬ ci le porte della Rai. Per il momento. Poi Tognazzi comincia un'al¬ tra carriera, interpretando IZ federale. Vianello no, a 79 anni è ancora lui, ultimo cam¬ pione d'umorismo. 1954: due comici inventano un genere di successo capace di rispecchiare i cambiamenti del paese mm comici inventano di successo specchiare nti del paese Raimondo Vianello, Ugo Tognazzi, Sandra Mondaini e Della Scala. Vianello e la Mondaini ricevono oggi il Premio Campione della parodia, della satira tele¬ visiva e politica. Una sorpre¬ sa, un conforto per il pubblico in un'Italia plumbea e freneti¬ ca. La tv l'aveva neanche il 100Zo delle famiglie, ma la si vedeva nei bar, le battute giravano. Sono presi di mira lo scrittore Mario Soldati alla ricerca di cibi genuini, gli interminabili sceneggiati stori¬ ci, l'inchiesta sulla Donna che lavora. Anche nella scenetta più stravagante si può rintrac¬ ciare un riferimento sociale concreto, come quando un To- Raimondo Vianello, Ugo Tognazzi, Sandra Mondaini e Della Scala. Vianello e la Mondaini ricevono oggi il Premio Campione