«Quando la Borsa era un Far West» di Federico Monga
«Quando la Borsa era un Far West» PRESENTATO IL LIBRO «AFFARI IN PIAZZA» Dl TAMBURINI «Quando la Borsa era un Far West» Federico Monga TORINO C'era una volta la Borsa degli agenti di cambio. Quando non c'erano le Sim, si trattava con le grida, e leggi su Opa e insider erano ima prospettiva futura. «Quando - sono parole di France¬ sco Micheli, ora primo azionista di e.Biscom - la Borsa italiana era un Far West, con tanto di intrecci tra controllori e control¬ lati», e il parterre degli scambi era il loro saloon. Otto «senato¬ ri» protagonisti indiscussi della piazza d'affari più importante d'Italia hanno scavato nella me¬ moria e risposto alle domande di Fabio Tamburini, vicediretto¬ re del settimanale Milano Finan¬ za. I loro ricordi sono diventati un libro, ((Affari in Piazza», presentato ieri a Torino. Otto interviste, 300 pagine ripercor¬ rono la storia, le grandi scalate, gh scandali e le speculazioni dal dopoguerra ad oggi. «Il rischio - spiga l'autore - era l'agiografia. Invece tutti han¬ no risposto con grande sinceri¬ tà, descrivendo un mondo senza regole, e rammentando fatti e misfatti di quello che doveva essere il luogo di allocazione razionale dei capitali e del capi- talismo italiano». Nessuna dife¬ sa d'ufficio. Molte le critiche. Urbano Aletti: «Una Borsa real¬ mente efficiente in Italia non c'è mai stata perché ai grandi grup¬ pi andava bene così». Vincenzo Matturri: «Gh aumenti di capita¬ le avvenivano per guadagnare sui titoli e non per investire sulle imprese». E poi tanta no¬ stalgia di «un'epoca - ha ricorda¬ to Maurizio Beretta, direttore delle relazioni esteme della Fiat spa, chiamato a coordinare il dibattito - che non c'è più. L'era romantica delle contrattazioni dei titoli mobiliari». Un periodo fatto di personaggi che davvero potrebbero stare in un film. Il presidente dell'Eni Gian Maria Gros Pietro ne ha ricordati alcu¬ ni, citati nel libro: il «ribassista» Ravelli e «rialzista» Palermo, oppure quel direttore del Credi¬ to italiano di Torino, detto «il fuochista». «Con un loro modo d'essere - spiega l'autore - a partire dal linguaggio, il milane¬ se stretto, e una serie di regole non scritte ma condivise da tutti». Poi alla fine degli anni Ottan¬ ta, come ha rammentato Attilio Ventura, vice presidente di Ban¬ ca Leonardo e ai tempi presiden¬ te della Borsa di Milano, «il club terminò». Sparirono le grida, arrivaro¬ no nuove regole per mettere ordine e razionalità. Ma le leggi non hanno cancellato molti di¬ fetti. «La strada è ancora davve¬ ro lunga e il cambiamento non è ancora terminato», hanno fatto notare sia Beretta che Gros Pie¬ tro. La razionalità è certo lonta- t na, basta vedere cosa succede al Nuovo Mercato. Basta scorrere il grafico dell'ultima settimana di e.Planet ^4260Zo) per capire che il «buon senso» in Borsa e la collocazione efficiente del capi¬ tale, teoricamente corretta, in realtà resta ancora un'obietti¬ vo. Enzo Borlanda punta il dito sui rischi di internet, grazie al quale «l'insider trading è molto più semplice e quindi più diffu¬ so». Altri mali restano, concor¬ dano tutti i «senatori». Il più grave, secondo Massimo Capua¬ no, amministratore delegato del¬ la Borsa Spa resta «le ridotte dimensioni della capitalizzazio¬ ne e il basso numero di società quotate. In fatto di trasparenza però, da allora si è fatto molto». E tra le prossime debuttanti potrebbe esserci proprio la stes¬ sa Borsa spa. «Entro alcuni mesi - ha annunciato Capuano - sarà avviato l'iter per la quotazione».
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