Picco: l'Alleanza ha bisogno dei pashtun di Paolo Mastrolilli

Picco: l'Alleanza ha bisogno dei pashtun OGGI RAPPRESENTANTE SPECIALE DI ANNAN, FU L'UOMO DELLE TRATTATIVE PER LIBERARE GLI OSTAGGI DI HEZBOLLAH Picco: l'Alleanza ha bisogno dei pashtun «Può vincere da sola però non riuscirà a stabilizzare il Paese» intervista Paolo Mastrolilli NEWYORK LI ATTACCO di Osama bin Laden all'Orni, nell'ultimo video pubbhco, dimostra quan¬ to sia in difficoltà. Non credo che riuscirà a colpire il Palazzo di Vetro, ma se dovesse farlo, segnerebbe la sua condanna. Si isolerebbe in maniera definiti¬ va, come in parte ha già fatto, accusando i paesi arabi di esse¬ re "infedeli" perché frequenta¬ no le Nazioni Unite. E così renderebbe più veloce la sua inevitabile la sconfitta». Gian¬ domenico Picco ha passato la vita all'Onu, diventando famo¬ so in tutto il mondo quando riuscì ad ottenere la liberazio¬ ne degli ostaggi occidentali dal Libano. Tre anni fa l'Assemblea Generale aveva designato il 2001 come l'anno del dialogo tra le civiltà, e il segretario Annan aveva nominato il diplo¬ matico italiano come suo rap¬ presentante speciale, per gesti¬ re l'iniziativa. Dopo il rinvio provocato dagli attentati dell'I 1 settembre, l'Assemblea finalmente ha finalmente aper¬ to il suo dibattito annuale a livello di capi di Stato e mini¬ stri degli Esteri. Una sessione speciale è stata dedicata pro¬ prio al dialogo tra le civiltà, dopo la presentazione di uno studio sulla costruzione di «un nuovo paradigma nelle relazio¬ ni intemazionali», realizzato proprio da Picco, con la collabo¬ razione di personalità come Jacques Delors, Nadine Gordi- mer, Amartya Sen, Richard von Weizsàker, il principe giordano El Hassan bin Talal, Hanan Ashrawi e il presidente del Council on Foreign Relations Lesile Gelb. Non è difficile parlare di dialogo tra le civiltà, dopo quello che è successo? «Al contrario, è ancora più necessario, e infatti l'interesse dei governi per questa iniziati¬ va è cresciuto. Il terrorismo si fonda sulla percezione della diversità come minaccia, men¬ tre il dialogo tra le civiltà è esattamente l'opposto, e rappre¬ senta la via per sconfigger o». Come ha vissuto gli atten¬ tati dell'I 1 settembre? «Come .un'offesa personale, e un attacco diretto alla mia fede nell'uomo. Io ho avuto la fortu¬ na di operare sempre con perso¬ ne che mettevano la propria vita in pericolo per salvare quella degli altri, ed erano di¬ sposte a morire per un'ideale, mentre l'I I settembre è stata la giornata di chi fa morire gli mnocenti per i propri interessi: questa è la differenza tra gli eroi e i terroristi». Cosa muove bin Laden, la religione, i soldi o il pote¬ re? «La maggior parte dei membri di Al Qaeda apparten¬ gono al gruppo dei salafiti, da non confondere con una religio¬ ne, un gruppo etnico o una nazione. Sono una setta, che paragono all'Inquisizione spa¬ gnola del 1590. Hanno la con¬ vinzione di essere gli unici depositari della verità assolu¬ ta, e sono riusciti a costruire la prima vera organizzazione ter¬ roristica globale». Per liberare gli ostaggi in Libano, lei entrò in contat¬ to con Hezbollah. Ha cono¬ sciuto persone passate poi con Al Qaeda? «No, perché i miei contatti erano con gh sciiti». All'epoca Hezbollah sem¬ brava il gruppo terroristi¬ co più feroce e determina¬ to; quali differenze ha no¬ tato con Al Qaeda? «Hezbollah aveva un connotato locale, e le sue azioni erano sempre legate alla regione in cui operava. Al Qaeda invece si muove a livello mondiale, infil¬ trando le società che colpisce». Come ci sono riusciti? «Hanno beneficiato della globa¬ lizzazione, usando i suoi stru¬ menti a fine di male». Nel 1988 lei rappresentò il segretario generale dell' Onu a Ginevra, proprio per i negoziati sull'Afghani¬ stan. E' giusta la strategia americana di attaccare quel paese? «Io sono stato tra i primi a denunciare il pericolo dei tale¬ ban. Anche loro sono convinti di possedere la verità assoluta, e credono nella soppressione di chi è diverso da loro. In altri tempi, li avremmo chiamati fascisti». Non c'è il rischio di restaura impantanati come i russi? «E' un paragone sbagliato, per¬ ché qui la situazione è inversa. Stavolta i taleban sono i russi, perché rappresentano il potere stabilito, mentre la coalizione intemazionale è la guerriglia, che può permettersi di agire come vuole. Non so quanto tempo ci vorrà a rovesciarli, ma al momento vedo tre scena¬ ri: il primo, appunto, è una juerra di guerriglia che potreb- De durare a lungo; il secondo è la divisione del paese tra nord e sud; e il terzo è la rimozione dei taleban per implosione, provo¬ cata dalla pressione militare». L'Alleanza del Nord può vincere la guerra dì terra e poi stabilizzare il paese? «Non da sola. Ha bisogno di allearsi con i pashtun del sud, e sta cercando di farlo». Bush riuscirà a prendere bin Laden, considerando che sta arrivando l'inver¬ no? «Conosco bene l'Afghanistan: l'inverno è rigido a nord, ma a sud è mite, e non preclude le operazioni militari. Per ora c'è un attacco in corso contro la rete di Al Qaeda, che ha già provocato la perdita della capa¬ cità operativa e delle comunica¬ zioni. Il fatto che Bin Laden debba nascondersi è già un risultato, perché lo obbliga a stare sulla difensiva. Se poi sono vere le voci di defezioni arrivate negli ultimi giorni, di¬ venta possibile che qualcuno lo tradisca, consentendo di cattu¬ rarlo». Quanto reggerà la coedizio¬ ne? Il Pakistan, ad esem¬ pio, sta offrendo davvero tutta la sua collaborazio¬ ne? «Il tempo logora la coalizione, anche perché diventano inevi¬ tabili gli errori che colpiscono i civili. Ma questo è nel conto. I servizi segreti di Islamabad, invece, sono all'origine dei tale¬ ban, e quindi è ragionevole pensare che alcuni gruppi mili¬ tari pakistani sappiano molto di più». E' giusto attaccare l'Iraq, la Somalia, o magari la Siria, nella seconda fase? «Tra gli americani, in quésto momento, la parola d'ordine è focus. Ci sono persone poco responsabili che parlano di al¬ tro, ma chi guida è concentrato sul primo obiettivo». L'Iran da che parte sta? «Questa iniziativa del dialogo tra le civiltà è nata da una frase del presidente Khatami. Speria¬ mo sia utile a far progredire il riavvicinamento». «L'attacco di Bin Laden all'Onu, nell'ultimo video, dimostra quanto sia in difficoltà. Non credo che riuscirà a colpire il Palazzo di Vetro, ma se dovesse farlo segnerebbe la sua condanna» «Il paragone coi sovietici non tiene, perché qui la situazione è inversa Stavolta i taleban sono i russi, perché rappresentano il potere stabilito, mentre la coalizione è la guerriglia» Giandomenico Picco

Luoghi citati: Afghanistan, Ginevra, Iran, Iraq, Islamabad, Libano, Pakistan, Siria, Somalia