Un'altra vittima del triangolo della morte di Gabriele Beccaria

Un'altra vittima del triangolo della morte LA LEGGENDA NERA DEL CORRIDOIO DI LONG ISLAND Un'altra vittima del triangolo della morte Un groviglio di interferenze elettromagnetiche farebbe impazzire i jet retroscena Gabriele Beccaria AL tramonto, quando si decol¬ la verso l'Europa, è una stri¬ scia pulsante di luci colorate. Al mattino, quando dall'Europa si arriva, è un mosaico di case, spiagge, palazzi e strade. Comun¬ que, è uno spettacolo, la «Betty Route», l'invisibile nastro che si svolge al di sopra di Long Island e che gli aerei commerciah devono dividere con gli indisciplinati su- perjet del Pentagono. Questo è uno degli spazi aerei più trafficati della trafficatissima America e, se da un paio d'anni era anche conosciuto come il «Corridoio del¬ la Morte», da ieri ha ancora ingi¬ gantito la fama sinistra di divora¬ tore di aerei e vite umane: ora è il nuovo Triangolo delle Bermude, grondante teorie e leggende, buco nero che divora chi lo attraversa e alimenta la paura dell'invisibile mostro che si chiama «Interferen¬ za Elettromagnetica». Con l'Airbus dell'American Air¬ lines si è a quattro, troppo, secon¬ do alcuni tecnici, per credere a semphci coincidenze. L'ultimo di¬ sastro è del 31 ottobre 1999, il giorno in cui il «Corridoio della Morte» ebbe il battesimo ufficia¬ le: cadde l'Egyptair 900, non lon¬ tano da dove si era già dissolto lo Swissair 111, il 3 settembre di un anno prima, e da dove, più indie¬ tro nel tempo, era svanito il Twa 800, assurto a simbolo di un'Usti¬ ca a stelle e strisce, che dal luglio di cinque anni fa tormenta i tecnici, ingarbuiglia i calcoli degli specialisti e raggela i politici a corto di versioni attendibili che tranquillizzino l'opinione pubbli¬ ca. Quel volo, oggetto della più lunga, approfondita, maniacale indagine mai realizzata su un disastro aereo, si è per sempre cristallizzato in un'immagine già famigliare agU italiani: un hangar- sepolcro, dove, pezzo dopo pezzo, è stata ricostruita la carcassa del Boeing 747 e da dove la verità filtra perennemente incompleta e sempre insoddisfacente. Semplice guasto meccanico? Bomba, cioè attentato? Missile, vale a dire errore di un jet milita¬ re o di un incrociatore impegnati in esercitazioni? Tre ipotesi con¬ venzionali, a cui si è sovrapposta come un macigno la quarta, rive¬ lata per la prima volta dalla «New York Review of Books», la presti¬ giosa rivista che, a differenza di quanto suggerisce la testata, non si occupa solo di libri ma anche di attualità: «Interferenza elettro¬ magnetica», recita la raccolta di rivelazioni, via via ingigantitesi negli anni con nuovi dettagli e prove. Si tratta di fasci improvvi¬ si - e ribelli - di onde che accecano gli apparati di navigazione e bloc¬ cano i sistemi di comunicazione, ingannando i piloti ignari, e - peggio - capaci di bloccare chips e far impazzire circuiti, perfino di ordinare Eissurde manovre a timo¬ ni e flaps e, in un incontrollabile crescendo, di generare cortocir¬ cuiti ed esplosioni. Li chiamano «Hirf», con il tipico amore ameri¬ cano per gli acronimi: «Radio frequenze ad alta intensità», dal¬ le mille origini. La versione tran- quillizante (se così si può dire) evoca casuali scontri di segnali incompatibili, provenienti dalla cacofonia segnaletica del mondo high tech. L'altra (circostanziata e accusatoria) attribuisce un pote¬ re mortale agli apparati di «jam¬ ming» dei jet e delle navi militari, quelli che devono mettere kap¬ paò l'elettronica dei nemici. Si capisce quindi perché l'ano¬ mala presenza di Marina e Avia¬ zione avrebbe trasformato la vec¬ chia «Betty Route» nel nuovo «Triangolo delle Bermude». Sareb¬ be sufficiente un passaggio ravvi¬ cinato, insieme con l'infausta combinazione di una serie di fat¬ tori, per produrre il disastro, dal¬ l'esplosione del Twa a quella del¬ l'Airbus, con l'aereo che si spezza o che perde un'ala o un motore. Di certo, è dal '96 che si cercano difese contro le imprevedibili ag¬ gressioni «Hirf», anche apparente¬ mente minime: per esempio, da allora, telefonini, lettori di ed e cd-rom, e laptop, sono banditi a ogni decollo e atterraggio e a volte per il resto del volo. Così, la famigliarità di quell'ordine («switch off, please», «spegnete, prego») finirebbe per avvolgere il destino dei 210 passeggeri e dei 18 membri dell'equipaggio del Twa, come - si pensa - quello dei 229 dello Swissair e quello dei 217 dell'Egyptair, fino ai 255 dell'Airbus. Tutti vittime della beffa degli «Hirf», tutti volatilizza¬ ti da disastri dagli svolgimenti apparentemente diversi, eppure accomunati dalle esplosioni in volo, una stereotipata successio¬ ne di «palle di fuoco», a credere ai testimoni di queste sciagure. Il Twa, arrivato da Atene e diretto a Parigi e poi a Roma, si disintegrò una ventina di minuti dopo la partenza dal Jfk, alle otto e mezza della sera, inabissandosi non lontano da Morishes, una delle cittadine sulla costa di Long Island. Il primo rapporto parlò di «deflagrazione nella stiva», che spezzando il jet lo fece volare, incongruamente, ancora per qual¬ che istante, con prua e coda sepa¬ rati. A bordo, un gruppo di disgra¬ ziati sopravvissuti, consapevoli di essere condannati a un'assurdi¬ tà da fumetto horror. E anche l'agonia dello Swissair con rotta su Ginevra andò avanti per molti minuti, cominciando con un prin¬ cipio d'incendio nella cabina di pilotaggio, un presumibile panico seguito all'ordine di indossare i giubbotti salvagente, una picchia¬ ta per raggiungere Halifax, fino all'esplosione, a 3 mila metri. Idem per l'Egyptair, ugualmente partito dal Jflc e diretto al Cairo. Il suo volo durò 41 minuti, poi lo scoppio annullò il suo puntino sugli schermi radar. Ancora me¬ no è durato il viaggio dell'Airbus dell'America Airlines, finito con imo scoppio. Ogni volta è riemer¬ so lo spettro dell'attentato e ora ci si chiede se non sia possibile provocarlo a distanza, da tecno¬ crati anziché da kamikaze, evo¬ cando il demoniaco e ancora sfug¬ gente potere degli «Hirf». Sotto accusa gli aerei e le navi militari che fanno esercitazioni con sistemi di interferenze elettroniche spargendo nell'area radio frequenze ad alta intensità I PRECEDENTI DI^NEW YORK ì K, tìalifax* CANADA ./. J STATI UNITI Syracuse * Aibany Boston Springfield " NEWYORi^ Newark •'S* Filadelfia/ v !H 2 SETTEMBRE 1998 " Un McDonnell Douglas? ^. della Swissair partito I dal Kennedy e diretto j a Ginevra precipita al largo della Nuova Scozia 229 morti \ U 31 OnOBRE 1999 Un Boeing 767 della *-^ Egyptair partito dal Kennedy e diretto al Cairo ì precipita presso l'isola Nantucket al largo della costa del Massachusetts 214 morti 17 LUGLI01996 Un Boeing 747 della Twa partito dall'aeroporto Kennedy e diretto a Parigi precipita in mare, 1 al largo di Long Island, a 166 km dal Kennedy 230 morti | I resti del volo Twa 800 ricomposti per studiare la cause dell'incidente

Persone citate: Kennedy