Queens, un quartiere da tutto il mondo di Paolo Mastrolilli
Queens, un quartiere da tutto il mondo FONDATO DAGLI INGLESI NEL 1683, E' RICCO Di RICHIAMI STORICI, CULTURALI, POLITICI E SPORTIVI Queens, un quartiere da tutto il mondo Due milioni di abitanti è il più cosmopolita della metropoli reportage Paolo Mastrolilli NEW YORK PROPRIO qui dietro, a poche strade da dove è caduto l'aereo, c'è la chiesa in cui sono stato per troppi funerali dei pompieri, morti nelle Torri Ge¬ melle». La prima cosa venuta in mente al sindaco Giuliani, arri¬ vando al Queens, è questa cru¬ deltà del destino. La zona di Rockaway era stata una delle più colpite dalla tragedia dell'li settembre, perché ave¬ va perso il maggior numero di pompieri in tutta New York. Ma ieri i pochi sopravvissuti della stazione locale sono dovu¬ ti tornare in strada, stavolta per spegnere le fiamme sulle loro case. Da due mesi quei pompieri morti erano diventati gli eroi più famosi del Queens, il quartiere che rappresenta la «diversità» di New York come nessun altro. La metropohtana numero 7, che porta da Times Square verso l'aeroporto La Guardia, è soprannominata «il treno degli immigrati». Sopra non trovi due persone con lo stesso colo- re della pelle, perché tra i quasi due milioni di abitanti del «bo- rough» c'è di tutto: greci, italia¬ ni, neri, giapponesi, cinesi, core¬ ani, colombiani, portoricani, in¬ diani, israeliani, maltesi, polac¬ chi e albanesi. Quando Giovan¬ ni Paolo II venne per la prima volta a New York, negli anni Sessanta, andò a stare proprio al Queens, perché c'era la più grande comunità del suo Paese, e durante la guerra del Kosovo la lobby di Tirana negli Stati Uniti, col suo giornale Illiria, aveva la base tra queste strade. Il quartiere della Regina si chiama così dal 1683, quando gli inglesi decisero di dedicarlo a Caterina di Braganza, moglie di Carlo II. Durante la Rivolu¬ zione americana, il 27 agosto del 1776, George Washington perse la Battaglia di Long Island a due passi da qui, e le truppe britanniche trasforma¬ rono il quartiere nella loro roccaforte della regione. Nel 1898, però, gli inglesi non c'era¬ no più, e il Queens potè diventa¬ re uno dei cinque «borough» della Grande New York. Oggi è un quartiere d'immigrati, che i turisti attraversano solo per andare a Manhattan dagli aero¬ porti Kennedy e La Guardia. Gli appassionati di tennis magari lo conoscono, perché sanno che a Flushing Meadows si giocano ogni anni gli Open americani. Chi segue il baseball invece sarà stato almeno una volta nel vicino stadio di Corona, dove si affannano i Mets, cugini poveri degli Yankees del Bronx, che l'anno scorso li demolirono nel¬ le finali delle World Series, soprannominate «subway se¬ ries» proprio perché le squadre potevano andare in trasferta con la metropolitana. L'ignoranza pero' non fa giu¬ stizia al Queens, che è un quar¬ tiere pieno di storia e di sorpre¬ se. Per esempio, i fratelli Marx girarono proprio qui i loro pri¬ mi due film, «Cocoanuts» e ((Animai Crackers», nei leggen¬ dari studi cinematografici Lar- sky di Astoria, dove durante gli anni Venti misero piede anche Gloria Swanson e Rodolfo Va¬ lentino. Oggi al loro posto ci sono i Kaufman Studios, che non saranno Hollywood, ma hanno permesso di girare «Cot- ton Club», «Il Verdetto», ((Artu¬ ro», e restano gli studi cinema¬ tografici preferiti dall'autarchi¬ co Woody Alien. Sarebbe già molto, per accreditare la fama artistica del quartiere, ma non basta. Al Queens, infatti, c'è pure la fabbrica dei mitici pia¬ noforti Steinway, mentre a Long Island City, non lontano da una zona trendy sopranno¬ minata Dumbo, vive una comu¬ nità di pittori e scultori che fa concorrenza alle gallerie di Soho e Chelsea. Anche la politica deve parec¬ chio a questo quartiere, che non a caso ospita gli aeroporti dedicati al più famoso sindaco di New York, Fiorello La Guar¬ dia, e al più rimpianto presiden¬ te americano, John Kennedy. Tra queste strade, infatti, è cresciuto il governatore Mario Cuomo, che ha cominciato a costruire la sua carriera stu¬ diando legge all'università cat¬ tolica locale di St. John. Per gli appassionati di basket, però, questo nome ricorda soprattut¬ to una delle squadre di college più prestigiose del Paese, da cui sono venuti fuori campioni co¬ me Mark Jackson, che oggi gioca nei New York Knicks. Il Queens ha ospitato anche due esposizioni universali, nel 1939 e nel 1964, da cui è rimasto l'Unisphere, ossia quel globo terrestre in acciaio che forse oggi la gente ricorda solo per averlo visto nella scena iniziale del film «Men in Black». Durante i preparativi per il 1939,' pero', vennero sgomberate le famose «dumps» di Corona, dando un dolore a Francis Scott Fitzgerald, che le aveva citate nel «Grande Gat- sby» come «la valle delle cene¬ ri». Rockaway invece è il lido di New York, che fa concorrenza a Coney Island di Brooklyn. Non ci sono la ruota panorami¬ ca e i tiri a segno, ma una fila di villette basse abitate da pensio¬ nati e famiglie della classe mie- dia, davanti a una spiaggia sull'Atlantico che se non guardi verso la città ricorda la bellez¬ za degli Hamptons. Da ieri, purtroppo, anche questo ango¬ lo di mare fa parte della storia di New York. Ira queste strade è cresciuto il governatore Mario Cuomo e ci sono gli studi preferiti da Woody Alien C'è di tutto: greci, italiani, neri, portoricani, giapponesi, cinesi Papa Wojtyla vi abitò nel suo primo viaggio
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