I mujaheddin: tra poche ore saremo a Kabul

I mujaheddin: tra poche ore saremo a Kabul I mujaheddin: tra poche ore saremo a Kabul Uccisa una giornalista francese in un agguato nel Nere Giovanni Cerniti inviato a ISLAMABAD Il comandante Ismail Khan che adesso marcia su Herat, «sono a 24 chilometri, entro. stasera me la riprendo». Mohammad Atta che annuncia nuove conquiste: Bam¬ yan, Taloquan, Khayraton, Kun¬ duz. Il generale Rashid Dostum che tra qualche ora dirà di vedere Kabul senza più taleban. E dove sono finiti gli invasati della Guerra Santa? «In fuga, ormai scappano senza neppure combattere», giura Mohammad Hasham, portavoce dell'Alleanza del Nord. «Non è ve¬ ro: la nostra è una ritirata strategi¬ ca, non c'è da preoccuparsi», rispon¬ de Hanan Himat, portavoce del mullah Omar. L'Alleanza del Nord una settima¬ na fa lamentava di poter controlla¬ re solo il 5^o dell'Afghanistan, ora ne rivendica la metà. E da Mosca il generale Anatoli Kvashnin, il capo di stato maggiore russo, dice che è proprio così: «Hanno tagliato in due lo schieramento militare dei taleban: non avranno più rifomi- rHlWti»J-AJlIs.to4BPe.delnnrilah non 11 resterebbe che la ridotta dèlie mon¬ tagne, della neve, dell'inverno. E abbandonare Kabul. Nella notte giunge una notizia tragica: è stata uccisa una giornali¬ sta francese, Johanne Sutton. L'in¬ viata di Radio France Intehiationa- le è caduta sul fronte Nord-Est in un'imboscata tesa dai taleban alle forze dell'Alleanza. Un altro giorna¬ lista francese di Rti risulta disper¬ so. Radio France International subi¬ to dopo ha confermato da Parigi la notizia: «Johanne - ha detto un giornalista della redazione - era impegnata in reportages nel Nord del Paese. Si era unita al convoglio dell'Alleanza del Nord nel pomerig¬ gio di ieri». Il primo ministro france¬ se Lionel Jospin ha subito espresso la sua «grandissima tristezza» per la morte della Sutton, che era nubile e avrebbe compiuto 35 anni il prossimo 1 dicembre. In un comu¬ nicato Jospin ha fatto le condo¬ glianze alla famiglia e si è associato «al lutto che colpisce la comunità dei corrispondenti di guerra». «Ormai siamo pronti all'ultimo attacco». Anche Abdullah Abdul- lah, il ministro degli Esteri dell'Alle¬ anza del Nord, da venerdì notte è entrato in battaglia. I suoi mujahed¬ din, che sono affiancati da truppe britanniche, combattono contro i taleban in fuga. Lui, a parole («per¬ ché è l'unico dell'Alleanza a cavar¬ sela con l'inglese», dice chi non lo ama), nientemeno che con Bush, Colin Powell e il presidente pakista¬ no Musharraf. L'ultimo attacco è la conquista di Kabul, che per Bush e Musharraf sarebbe un nuovo gua¬ io. Hanno detto e ridetto che sono contrari, che debbono fermarsi, che l'Alleanza di tutti quei coman¬ danti dalla lama facile potrebbe trasformare Kabul nel regno dei tagliagole: tutto già visto, fino a cinque anni fa. Il ministro Abdul¬ lah risponde con interviste a paga¬ mento: «Anche noi preferiremmo raggiungere un accordo politico prima di entrare a Kabul, ma non ci possiamo impegnare più di tanto». Perchè se i taleban se ne vanno mica si può star lì fermi ad aspetta¬ re. «Comunque ne parleremo con la comunità intemazionale», concede il ministro. Più di un mese di bombe e il primo risultato sarebbe l'Alleanza del Nord che entra a Kabul. Di Osama bin Laden e del Mullah Omar, dalle parti dell'Alleanza, nul¬ la si sa e nulla hanno mai detto. Come delle anni chimiche e dei depositi di gas al cianuro di Bin Laden, che gu americani avrebbero individuato a Jalalabad e in una fabbrica di fertilizzanti di Mazar-i- Sharif. Quel che più interessa al ministro Abdullah e al suo gover¬ no, a quanto sembra, è riprendere il controllo dell'Afghanistan e dei suoi traffici: ma un conto è entrare .a,Mazar7ÌTSharif, in periferia; un altro a Kabul, la capitale. Così, con una certa fretta, il Pakistan che attende per oggi il ritomo del gene¬ rale Musharraf deve rilanciare il progetto di un govemo transitorio da affidare alla tutela dell'ex re Zahir. L'arrivo dei tagiki, degli uzbeki, degli hazara, dei turkmeni, di tutte le etnie che si sono sempre scanna¬ te con i pasthun, aprirebbe nuove pagine sanguinarie. «E' indispensa¬ bile un govemo con la rappresen¬ tanza delle varie etnie», dice dagli Stati Uniti il presidente Musharraf. Ancóra una volta il generale ha per nemico U tempo. L'Alleanza del Nord noiì nascondeva sua fretta, i comandanti non si vogliono ferma¬ re alla porte di Kabul. «Con informa¬ zioni giuste la campagna militare potrebbe finire in un giorno», ripe¬ te Musharraf. E la campagna, per 0 presidente, resta quella che si con¬ clude con la cattura di Osama bin Laden. «Purtoppo potrebbe durare tutto l'inverno», è invece il suo timore, confessato a New York. Un inverno con l'Alleanza del Nord a Kabul, per il Pakistan, sarebbe una maledizione pari ai bombardamen¬ ti sull'Afghanistan. E Musharraf avrebbe le sue difficoltà nel giustifi¬ care ima sconfitta politica. Dopo 36 giorni di bombe, dopo le immagini degli afghani sotto le macerie, dopo un mese di manifestazioni e sciope¬ ri, il Pakistan dei partiti islamici dovrebbe accettare la cacciata dei mullah di Kabul e l'arrivo dell'Alle¬ anza del Nord, i nemici di sempre. Con una certa eccitazione il ministro Abdullah passa la domeni¬ ca davanti alle telecamere. «La caduta di Kabul può essere una questione di ore, possiamo lanciare l'ultimo attacco in qualsiasi mo¬ mento», dice. Per Islamabad e Washington non è ima buona noti¬ zia, ma le informazioni di fonte Alleanza confermerebbero l'eccita¬ zione di Abdullah: 15 mila taleban circondati a Konduz; la resa della provincia di Bamyan, quella dei Buddha minati dal mullah Omar; Ismail Khan che toma a Herat, città che aveva perso nel '97 per colpa del generale Dostum, ben pagato dai taleban; comandanti che si sono traditi è venduti ora si mettono-assieme per la conquista di quel che resta dell'Afghanistan. A Mazar-i-Sharif si combatterebbe ancora e, secondo i reporter paki¬ stani, le truppe del generale Do¬ stum si sarebbero segnalate per l'uso di lame affilate. Le bombe continuano a cadere solo su Kabul e nella zona di Kan- dahar, le ultime resistenze sono lì. «Se mettiamo il velo alle donne parlate di violazione dei diritti uma¬ ni - protesta il portavoce Himat -, ma se con le bombe Usa ammazza¬ no 300 innocenti parlate di obietti¬ vi militari».