«Senza dì noi, un paese da serie C2» di Gigi Padovani

«Senza dì noi, un paese da serie C2» PARLA IL COORDINATORE DI FORZA ITALIA CHE HA ORGANIZZATO LA MANIFESTAZIONE DI PIAZZA DEL POPOLO «Senza dì noi, un paese da serie C2» Antonione: chi era con i «no global» sta con i terroristi intervista Gigi Padovani LA telefonata di Berlusconi gli è arrivata ieri mattina nella casa di Muggia, vicino a Trieste: ((Abbiamo centrato in pieno il nostro obiettivo, la manifestazio¬ ne è riuscita, abbiamo dato un ottimo segnale». Anche Giuliano Ferrara l'ha chiamato, al settimo cielo: «Bene! Un'immagine puli¬ ta, pacata, seria ma toccante». Nella cabina di regia dell'Usa Day, da tre settimane al lavoro per organizzare star dello spetta¬ colo e militanti, tra telefonate ai mitici uomini del New York City Pire Department e a Rudolph Giuliani, c'era lui, Roberto Anto¬ nione. Sottosegretario agli Esteri ed ex presidente della Regione Friuli, Antonione da poco è suben¬ trato a Scajola alla guida di Forza Italia e subito si è trovato ad organizzare la manifestazione in piazza del Popolo. Il coordinatore azzurrp rispon¬ de all'Ulivo: «Non ci interessa la guerra dei numeri, ma eravamo quasi centomila». E a chi parla di un paese diviso, replica: «L'Ulivo ha sbagliato a non venire con noi, loro che sono sinistra di governo. Ma gli altri non lo sono. I Cossut- ta, i Salvi, i Pecoraro Scanio che hanno sfilato con i "no global" sono con i terroristi, come dice Bush. E cosa sarebbe successo se Rutelli avesse vinto le elezioni? Sarebbero loro al governo, senza avere i voti in Parlamento per sostenere la missione». Senatore Antonione, 1 gior¬ nali americani titolano su un'Italia divisa. «Certo il corteo dei "no global" non ha fatto bene al paese, specie agli occhi dei nostri alleati. So¬ prattutto se paragonato all'am¬ pio voto a sostegno della missio¬ ne italiana in Afghanistan. Fortu¬ na che c'era la nostra manifesta¬ zione... Non è stata un'adunata di parte: c'era un'atmosfera di¬ versa, sia fra la gente che fra di noi» Cosa vuol dire? «Guardi, abbiamo vissuto auten¬ tici momenti di commozione, le posso assicurare. Volevamo dare un segno di solidarietà alle vitti¬ me dell'attacco alle Torri Gemel¬ le. Sàbato sono andato a pranzo con Daniel Nigro, il comandante dei Vigili del Fuoco, e con i figli di due vittime dell'attacco: lo abbia¬ mo fatto anche per loro». Avevate timori per la sicu¬ rezza? «Era in cima alle nostre attenzio¬ ni, noi abbiamo fatto quel che potevamo. Ma il merito va alle forze dell'ordine e al ministro Scajola. Di solito, se succede qualcosa sono i primi ad essere criticati, quando va tutto bene, nessuno si ricorda di loro». Lei è anche sottosegretario, sul palco ha parlato il presi¬ dente del Consiglio. Nessun imbarazzo, a portare la gen¬ te in piazza quando si è al governo? «Se la manifestazione è organiz¬ zata con valori precisi, senza faziosità, si può fare». Ne farete altre? «Possiamo farlo, certo. Se voleva¬ mo portare un milione di persone in piazza, avremmo organizzato un corteo. Invece il nostro obietti¬ vo era di riempire quella piazza di Roma, con 60 mila persone. E molti sono rimasti fuori, fino al Tevere. Eravamo quasi centomi¬ la. Ma non ci interessa la guerra dei numeri...». Il centrosinistra sostiene che si è trattato di un falli¬ mento. «Devono mettersi d'accordo: al¬ tri parlano di "adunata di regi¬ me". Come sono caduti in basso, se questi sono gli argomenti. Era tutto il contrario, c'era persino una bandiera dell'Ulivo, accolta senza contestazioni, oltre ad al¬ cuni esponenti della sinistra. Pur- troppo erano pochi. Se fosse sta¬ ta di parte, nessuno avrebbe partecipato. L'Ulivo, che è sini¬ stra di governo, ha fatto male a non venire. Eppure il messaggio era preciso: o si è con noi o si è terroristi». Si riferisce ai «no global»? «Lo ha detto anche il presidente Bush: si deve scegliere da che parte stare. Guardi, in Italia c'è una sinistra di governo, quella di D'Alema, Fassino, Rutelli, Parisi: hanno votato in Parlamento per la missione e poi non manifesta¬ no a fianco degli eroi vigili del fuoco. E c'è quella che sta con i terroristi, dei Cossutta, dei Salvi, dei Pecoraro Scanio, che speria¬ mo non debba governare mai. Se Rutelli avesse vinto, questi sareb¬ bero al governo. E con che mag¬ gioranza avrebbero mandato i nostri soldati al fianco degli Stati Uniti? Ci ricordiamo che Cossut¬ ta voleva spedire i militari italia¬ ni in Kosovo purché si impegnas¬ sero a non sparare un colpo? Senza di noi, altro che serie B: il paese sarebbe finito in C2». Ora l'Italia è già in guerra. Questo è il punto. Qualcimo ha detto che potevate orga¬ nizzare l'Usa Day Un po' prima, come segno di solida¬ rietà subito dopo l'attenta¬ to. «Giuliano Ferrara ha proposto tre settimane fa questa iniziati¬ va: è stato il tempo minimo per organizzarla». E Berlusconi? Come al solito ha controllato tutto? «Gli abbiamo proposto il pro¬ gramma, con Bocelli, tanti artisti e intellettuali, testimonianze di prestigio. Una giornata "pulita, pacata, seria però toccante", co¬ me mi ha detto Ferrara stamatti¬ na. Anche Bossi era soddisfatto. Quanto a Berlusconi, abbiamo bisogno della sua genialità, della meticolosità nel verificare i parti¬ colari, ma ora ha meno tempo di prima. Ci ha letto il giorno prima il suo discorso a Palazzo Grazioli, poi nella notte ha cambiato tut¬ to. Era molto contento. Guardi, c'erano 60 televisioni e centinaia di giornalisti accreditati: questo era l'obiettivo. Abbiamo dato un messaggio chiaro, senza cadere nella strumentalità politica, con ima manifestazione sobria ma ricca di contenuti». Non era una iniziativa faziosa, infatti c'era anche una bandiera dell'Ulivo e qualche esponente della sinistra Rutelli e Fassino hanno fatto male a non venire E' il corteo degli altri che fa fare una brutta figura all'Italia: almeno c'era la nostra solidarietà alle vittime americane Eravamo in centomila ma non ci interessa la guerra dei numeri L'importante è il segnale che abbiamo dato Possiamo ripetere la manifestazione Il sottosegretario Roberto Antonione, coordinatore nazionale di Forza Italia