Il commercio mondale apre le porte alla Cina di Roberto Ippolito

Il commercio mondale apre le porte alla Cina DOPO UNA LUNGHISSIMA TRATTATIVA PECHINO HA VIA LIBERA ALL'INGRESSO NEL WTO. IL PAKISTAN GUIDALA PROTESTA DEI PAESI IN VIA DI SVILUPPO: IMPEGNI DISATTESI Il commercio mondale apre le porte alla Cina llsummit del Qatar però rischia il fallimento i nodi delicati affidati ad un gruppo di saggi Roberto Ippolito inviato a DOHA (QATAR) I cinesi con qualche soldo in più in tasca sognano. Hanno rinviato per mesi l'acqui¬ sto di un'automobile.. E ora sono pronti a farlo, sperando di pagare un prezzo più basso. L'atteso risparmio è l'effetto della riduzione dei daizi prevista con l'ammis¬ sione di Pechino al Wto, l'Oi^anizzazio- ne mondiale del commercio. Da ieri sera la Cina è ufficialmente il membro nume¬ ro 143. L'applauso della quarta conferen¬ za ministeriale del Wto in corso nel Qatar saluta il suo ingresso che conclude la lunga marcia, ovvero 15 anni di trattative. Meno barriere doganali e meno misu¬ re protezionistiche. Per entrare nell'oi^a- nizzazione la Cina dall'inizio del 2001 ha cancellato di corsa 71 regole commercia¬ li desuete considerate, come ha scritto l'agenzia Xinhua, «non più compatibili con l'economia di mercato socialista». Accetta più facilmente gli investimenti stranieri e' può penetrare meglio nel mondo con i suoi prodotti, accelerando ancora la già forte crescita economica pari al T^ nel primo semestre dell'an¬ no. La Cina ha trovato un punto d'incon¬ tro con il resto del mondo. Ma quanta fatica. Un espediente ha reso possibile l'ultimo atto necessario per l'ammissione al Wto, il voto unanime della conferen¬ za. E'stato concordato die il si all'adesio¬ ne di Taiwan (di cui Pechino contesta l'indipendenza) none contestuale, essen¬ do stato rinviato a oggi, ma precede la firma all'adesione della Cina: le due operazioni sono quindi parallele ma sle¬ gate, senza offesa per nessuno. Del resto la conferenza si sta rivelan¬ do un laboratorio di formule bizantine concepite per avvicinare quello che sem¬ bra inavvicinabile. Ha l'obiettivo per ora lontano di favorire l'ulteriore apertura dei mercati e di conciliare gli interessi dei paesi poveri e di quelli ricchi riuniti tutti insieme nel cuore del mondo arabo mentre è in corso nel vicino Afghanistan l'azione militare americana contro la rete terroristica di Bin Laden. Visto che la bozza di documento finale preparata dall'ambasciatore di Hong Kong Stuart Harbison non soddisfa nessuno, sono stati scelti due saggi che affiancano lui, il direttore generale del Wto Mike Moore e il ministro delle finanze del Qatar Yous- sef Hussain Kamal. I due saggi sono espressi dalTEgitto e dal Brasile, paesi chiave delfinnte degli emeigentì. Ma c'è un altro artificio ancora. Poi¬ ché i paesi in via di sviluppo lamentava¬ no nella precedente fallimentare confe¬ renza di Seattle di subire le trattative poco formali nei corridoi, è stato decìso di nominare sei «facilitatoli» con altret¬ tanti comitati incaricati di approfondire le diverse questioni aperte (proprietà intellettuale e denominazioni di orìgine, applicazioni di accordi precedenti, am¬ biente, investimenti e concorrenza, rego¬ le commerciali come l'antidumping teso abloccare le vendite sotto costo, agricol¬ tura). Anche nella scelta dei facilitatoli (Singapore, Sudafiica, Messico, Canada, Svizzera e Cile) c'è stato un occhio di riguardo pernii emergenti. Aver inventato due saggi e sei facilita¬ toli è una prova di buona volontà ma è anche il risultato delle forti tensioni emerse nella seconda giornata di lavori. A Doha la distanza fra ricchi e poveri è enonne. Nord e Sud del mondo parlano oggi lingue diverse. A esprimere tutto il disagio dei paesi in via di sviluppo è il Pakistan, stato simbolo per le condizioni di arretratezza ma anche per l'appoggio •all'azionemilitareamericana.Ilministro jakistano del commercio AbduI Razak leccia la bozza Harbison accusata di non riflettere gli interessi e le preoccupazioni dei paesi m via di sviluppo. E domanda: «Come potremmo avere fiducia in nuovi impegni quando non ne abbiamo nell'ap¬ plicazione di vecchi?». IcontrastìsonoevidentLMalapaura del terrorismo spinge gli Stati Uniti e lEuropa alla ricerca di un accordo nono¬ stante le pressioni contrarie di tante lobby inteme. Bisogna guardare avanti. «E* necessario superare la sìndrome di Seattle dove d fu incomprensione e mancanza di trasparenza» spiega il com¬ missario europeo al commercio Pascal Lamy. Tuttavia il ministro francese dell' economia Laurent Fabius mette le mani avanti: «L'accordo è necessario, ma non a ogni costo». Enel discorso pronunciato alla conferenza il ministro delle attività produttive Antonio Marzano rivela il suo disappunto: «Il progetto di dichiara¬ zione ministeriale, nella sua attuale ste- . sura, d lasda parzialmente insoddisfatti e auspico che. il dialogo in corso qui a Doha possa portare a soluzioni più ri¬ spondenti alle esigenze di uno sviluppo equilibrato degli scambi commerciali e più attento a talune caratteristiche sped- fiche delle nostre economie». La delusione di Marzano riguarda la disattenzione per le garanzie relative all'ambiente e alle condizioni di lavoro. Un argomento sn cui il Wto non dovreb¬ be nemmeno pronunciarsi secondo tanti paesi in via di sviluppo timorosi che l'introduzione di regole per ambiente e lavoro ostacoli la loro competitività e sia quindi una nuova barriera contro di loro. Francia e Italia: «Gli accordi sono necessari, ma non ad ogni costo» Si teme una nuova Seattle Una scultura a Pechino celebra l'ingresso della Cina nel Wto. A sinistra il ministro del Commercio estero di Pechino, Shi Guangsheng

Persone citate: Antonio Marzano, Bin Laden, Harbison, Hussain Kamal, Laurent Fabius, Mike Moore, Pascal Lamy, Stuart Harbison, Xinhua