Monorchio: «La Finanziaria? E' tempo perso»

Monorchio: «La Finanziaria? E' tempo perso» IL RAGIONIERE GENERALE DELLO STATO STA PER PUBBLICARE UN NUOVO SAGGIO SCRITTO ASSIEME A LUIGITIVELLI SUI VIZI E LE VIRTÙ' DEL NOSTRO PAESE Monorchio: «La Finanziaria? E' tempo perso» «L'obiettivo dell'Italia è il pareggio dei conti, però in questa fase se si sospendesse temporaneamente il patto di stabilità le politiche monetarie e di bilancio potrebbero aiutare la ripresa» intervista Antonella Rampino VENGA venga, siamo i Frutte¬ rò e Lucentini della politica economica: guardi qui la nostra ultima opera». Le bozze di «Viag¬ gio Italiano», centottanta pagine di vizi e virtù del nostro paese in Europa, in libreria per Mondadori a fine mese, sono effettivamente sulla scrivania di Andrea Monor- cbio, che se le riguarda con il compagno di penna Luigi livelli. E se dietro la seggiola di Carlo AzegUo Ciampi governatore alla Banca d'Itaba c'era un San Seba¬ stiano, di fronte a quella del Ragio¬ niere Generale dello Stato, l'uomo che paga i conti che la politica mette in bilancio, c'è com'è giusto il ritratto di Luca Pacioh, il frate umanista che inventò la partita doppia, architrave della moderna contabilità. Nel libro, c'è un ritrat¬ tino dell'Italia al vetriolo. I mali, tutti pohtici, sono cicalecciocra- zia, partitoburosindocrazia, racco- mandismo, pansidacalismo, socie¬ tà mangiagiovani, Finanziarie- sgabuzzino...!! che, con la firma del Ragioniere Generale del Teso¬ ro, non è poco. I neologismi sono naturalmente tutti del sacco di Tivelli, un nipotino di Ugo La Malfa che ha fatto la bussola istituzionale al servizio, sinora, di sei governi: nell'ultimo centrosini¬ stra era il consigliere di Meccani¬ co, nel Berlusconi II lo è di Giova- nardi. L'idea centrale è che l'Italia sia più liberale di quanto non creda di essere, e soprattutto di quanto non la ritenga la locai? classe politica. Su questo, la siner¬ gia tra Frutterò e Lucentini gira a mille. Ma, qualche volta, i due disputano, e si scambiano i ruoli. TiveUi: «Per le pensioni, Andrea, ci vuole un patto operativo interge¬ nerazionale. Non se ne può più di questa storia dei diritti acquisiti». Monorchio:«Ma no Luigi, questo passaggio dal libro lo togliamo. Le leggi si fanno per il futuro, non per il passato. Lo Stato non può dire al cittadino, mi dispiace del tuo diritto non se ne fa nulla. Quella pensionistica è materia de¬ licata...». Poi si ricordano del cro¬ nista. Monorchio: «Prima di co¬ minciare, posso farle io una do¬ manda? Ma perché i giornalisti mi ritraggono sempre come un Cerbe¬ ro?». Il Cerbero accavalla la gam¬ ba sul gessato, scruta il dipinto di Fra' Pacioli, e si risponde da solo. Perché non dò mai un'intervista, «ma sa, non sta bene che io parli. L'ultima volta fu nel 1996, mi sfogai con una sua bravissima collega. Elena Polidori. Era succes¬ so che s'era appena insediato il governo Prodi, e sui giornali infu¬ riava il solito spoil system. Dal Palazzo, niente. Così diedi l'inter¬ vista, ri mattino dopo, ricordo l'arrabbiatura affettuosa di Prodi e la lunga telefonata di Veltroni, che era vicepresidente del Consi¬ glio. Tutto tranquillo». E con Tremonti, invece co¬ m'è andata, dopo la polemi¬ ca sul bucodillmila miliar¬ di? Alla fine, il Fondo Mone¬ tario Internazionale nella sua ispezione ha dato ragio¬ ne a lei... «Il ministro Tremonti ha parlato in Parlamento in termini molto precisi. La previsione di scosta¬ mento negativo che era stata fatta dal ministro Visco immaginava che l'anno si chiudesse senza nes¬ suna correzione, né amministrati¬ va, né legislativa. Nel momento in cui poi quegli interventi si sono effettuati, chiaramente uno sco¬ stamento c'è stato. Un equivoco, insomma». C'è stata però una polemi¬ ca politica forte. Si è scrit¬ to di un carteggio tra lei e Tremonti, e che lei avrebbe lasciato la Ragioneria... «Hic manebimus optime. Nessun carteggio. Per il resto, io non ho mai appartenuto a nessuna parte politica, lo ha scritto di me persi¬ no una rivista femminile e femmi¬ nista, «Minerva». Il mio è un posto difficile, e qualche volta ho anche pensato di peccare di incoscienza. Ad essere sempre una parte terza, voglio dire». Altre polemiche in questi giorni: l'Italia per entrare in Europa avrebbe fatto ricorso alla finanza deriva¬ ta, secondo uno studio ita¬ liano rilanciato dal Wall Street Journal... «Mi sono veramente indignato. Ma immaginare che si potesse ricorrere a sotterfugi di fronte a una scadenza così seria è vera- mente ima cosa fuori del mondo». Lei l'altro giorno ha detto che il rapporto indebita¬ mento e prodotto interno lordo scenderà quest'anno all'1,1 per cento. L'Italia potrebbe avanzare la ri¬ chiesta di una revisione del patto di stabilità? «Nel libro ci chiediamo: perché l'Italia deve arrivare al pareggiò di bilancio? Per l'ovvio motivo che nel caso intervenga una reces¬ sione, una crisi, una qualsiasi condizione straordinaria abbiamo un'escursione di deficit da zero a tre punti percentuali per poterla contrastare. Oggi, dopo l'il set¬ tembre e con Enduring Freedom, noi ci troviamo proprio in una condizione straordinaria: perché dobbiamo fare politiche procicU- che, affossandoci ancora di più? Se si sospendesse temporanea¬ mente il patto di stabilità/là politica di bilancio assieme alla pohtica monetaria potrebbero conseguire l'auspicato risultato di una generalizzata ripresa econo¬ mica». Sia Tremonti che Marzano sembrano favorevoli ad aprire varchi nel patto di stabilità, già in parte am¬ messi all'ultimo Ecofìn. La guerra può accelerare il processo? «Guardiamo agli Stati Uniti. Gli americani hanno adoperato lo strumento monetario: i loro tassi sono scesi in questi giorni al 2 per cento. E hanno usato anche la pohtica di bilancio, perché hanno buttato sul mercato 75miliardi di dollari di investimenti, volti al rilancio dei consumi. La guerra, paradossalmente li aiuta proprio ad attuare queste politiche. Nei libri di scuola si parla déùagolden mie, che una volta era anche sostenuta da Bruxelles: che si possano finanziare investimenti veri con Findebitamento, Poi quel¬ la fu ritenuta, dai tedeschi innan¬ zitutto, una regola abbastanza lasca: preoccupati dalla scarsa virtuosità di alcuni paesi, tra cui l'Italia, richiesero questa regola ferrea del pareggio di bilancio». Nel libro si tratta della legge per le opere pubbli¬ che. Ma negli Stati Uniti si parla apertamente di un ritorno alle politiche key- nesiane, mentre in Italia non si chiamano le còse con il proprio nome. L'ag¬ gettivo keynesiano sembra essere un tabù, non solo per il centrodestra che di fatto attuerà quel tipo di politica,' ma anche per il centrosinistra. «In un paese come il nostro, che ha grande bisogno di infrastruttu¬ re, ima pohtica di tipo keynesiano è consigliabile, ma in termini di¬ versi rispetto al passato. Vale a dire, con il coinvolgimento dei privati». Nel 2000 il pil era tornato a crescere del 2,8 per cento. Perché il centrosinistra/ che pure ha risposto alla sfida del risana¬ mento, non è riusci¬ to a rilanciare lo sviluppo? «Perché stava incuban¬ do il necessario liberi¬ smo. Tutte le idee, prima di tradursi in azioni, de¬ vono essere meditate, as¬ similate, incubate. Gui¬ do Carli arrivò in questo ministero con il pallino delle privatizzazioni, se ne andò senza averle rea¬ lizzate. La sua grande spinta è stata seguita dai successori, Barucci, Amato, Ciampi, Dini, e oggi possiamo dire di es¬ sere il Paese che, avendo¬ ne maggior bisogno, più di ogni altro ha privatiz¬ zato. Per il resto, è vero: nel 2000 si sono comin¬ ciati ad'ajpriré'spazii'Ma ' quello era l'anno delle eiezioni. Probabilmente chi era al governo ha preferito intervenire sul¬ le tasse, in favore delle famigUe, anziché desti¬ nare i fondi allo svilup-1 pò». Nel libro, siete più duri: Amato ha fat¬ to lina «manovra- sgabuzzino». (Lui stesso, tentando di arginare le pretese, l'ha chiamata u vestito di Arlecchino". La legge Fi¬ nanziaria era piena di emendamenti impensabili. Di tut¬ ti, anche del centrodestra. Si for¬ mavano alleanze trasversali, nel nome delle pretese più buffe, dicia¬ mo così». Elei? «Noi diamo sempre parere negati¬ vo. E in prima linea c'era Piero Giarda. Una persona di dedizione assoluta al lavoro. Quando finiva la sessione di Bilandù, Giarda era stremato. Combatteva, molto». E la finanziaria del 2002, come va a emendamenti? «Ne sono airivati, ne sono arriva¬ ti. Ci voghono dei correttivi. Il governo è di fatto in posizione subordinata al Parlamento». Bisogna blindare la legge finanziaria? «Blindare la Finanziaria non signi¬ fica eliminare gli emendamenti, il Parlamento è sempre sovrano, sen¬ nò non c'è democrazia. Però il Parlamento dovrebbe presentar¬ ne di accettabìh, che non dequalifi¬ chino la spesa. Il governo dovreb¬ be avere il potere di veto su quelle modifiche che non rispondano al¬ l'interesse generale. Abbiamo vi¬ sto emendamenti sconcertanti». Per esempio? «Preferirei sorvolare». - Leggo io dal libro? Istituzio¬ ne di case da gioco a Ponte di Legno, il marchio "made in Padania" per i prodotti italiani... «Capisco rìfiàbarazzo di Andrea ad entrare in questioni, pohtidie, e rispondo io» interviene TiveUi. «La Finanziaria nàsce nel '78;.sul finire dei governi di solidarietà nazionale: il modello consociativo di gestione della finanza pubblica non regge più nel momento in cui si deve tendere ài bipolarismo, alla democrazia compiuta. Con il nostro libro, noi proponiamo di abolire la Finanziaria, e fare una legge di Bilancio sostanziale, raf¬ forzando il ruolo del governo. Cosa che richiede una riforma dell'articolo 81 della Costituzio¬ ne». Professor Monorchio, si parla in questi giorni di sbloccare almeno un terzo della liquidazione dei lavo¬ ratori italiani. C'è chi dice che ai lavoratori non ne verrebbe nulla: finirebbe in busta paga, sotto la man¬ naia dell'Ir pef. «Queste polemiche lasciano il tem¬ po che trovano: verranno supera¬ te dalla realtà. L'età media si alza, la sopravvivenza diventerà altissi¬ ma: già oggi non si può mantenere l'età pensionabile a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne». A questo ci ha già pensato il ministro Maroni, mi pa¬ re. «Sì, ma su base di ima scelta volontaria. Per tornare al Tfr, esso cesserà spontaneamente nel 2003, per i nuovi assunti. Non così per i dipendenti pubblici. Ma il loro Tfr è solo una partita figurativa: lo Stato lo corrisponde mano a ma¬ no, ma non lo accumula. Quanto alle pensioni, il punto è che, ridu¬ cendosi, ci deve essere una com¬ pensazione, o con un aumento di contributi, o con l'innalzamento d'età, ovvero con una pensione complementare. Il problema si risolverà, ripeto, naturalmente». E lei, cosa farà quando la¬ scerà la Ragioneria Genera¬ le? Molti si aspettano che scenda in politica. «Il mio mestiere è dare pareri tecnici. Capisco che un parere tecnico, per quanto sia, ha sempre un certo contenuto politico. Ma io non ho mai risposto alle numerose sollecitazioni che ho sin qui rice¬ vuto dai partiti. Sa cosa ci dice la gente, quando incontra me e Tivel- u? "Vi ascoltiamo volentieri per¬ ché voi non siete dei politici". Dopo la pensione, mi dedicherò finalmente interamente all'inse¬ gnamento». Pochi riami fa, ad Andrea Monor¬ chio, che già è professore, è stata conferita per ciuara fama la catte¬ dra di professore ordinario di con-. tabUità di Stato all'università dì Siena. : Èli nostro Parlamento è sovrano, ma spesso vengono presentati emendamenti davvero impensabili Per aiutare l'economia giusta la ricetta Usa Anche da noi, vista la carenza di infrastrutture, una politica di tipo keynesiano è consigliabile rispetto al passato vanno però coinvolti i privati Le polemiche sull'impiego del Tfr? Presto verranno superate dalla realtà: con la vita che si allunga sempre più non si possono mantenere i-tetti dell'età pensionabile a 60 e 65 anni In.tempi di bipolarismo il modello consociativo di gestione della finanza pubblica non regge più Ora serve una riforma ; per puntare a una legge di bilancio sostanziale rafforzando il ruolo del governo Il Ragionieregenerale dello Stato Andrea Monorchio