«Ho la fantasia di un bimbo» di Alain Elkann

«Ho la fantasia di un bimbo» «Ho la fantasia di un bimbo» Enrico Baj: vorrei dipingere Don Chisciotte Alain Elkann ENRICO Baj, da quanti anni dipinge, lavora, è artista? «Ho iniziato a 13-14 anni, presi una vera scatola di colori a olio e disegnai paesaggi. La famiglia dice¬ va: "Com'è bravo, com'è bravo", non sapevano di incitarmi a quello che volevo essere, doé un artista; I bambini oggi sono attratti dai miei lavori, molto spesso perché infanti¬ li nel loro lato grottesco. I bimbi dipingono e hanno un'enorme fan¬ tasia. Del resto i miei figli erano bravissimiafar disegni». Quanti figli ha? «Una figlia di primo matrimonio che sta a Londra poi dal secondo matrimonio con Roberta, che tiene le file di tutto il mio lavoro, ne ho avuti quattro. Sono cresciuti in campagna dove facevano magnifi¬ che opere concettuali con rami, foglie, fili». Dove abita? «Vicino a Malpensa, sono nato a Milano da madre emiliana e padre varesotto. I miei erano buoni liberali, borghesi, professioni¬ sti, ingegneri». Ha studiato ingegneria? «No, ho cominciato studiando Me¬ dicina, poi ho smesso. I miei hanno accettato che facessi l'Accademia di Brera però mi chiesero fina lau¬ rea, cosà divenni dottore iiiÌLegge e quindi avvocato. Per un po' ho esercitato, fino al '56 sono rimasto iscritto all'Albo. Facevo mostre e andavo all'estero. La mia formazio¬ ne vera fu Parigi». Quando ha vissuto a Parigi? «Dal '54 fino al '68. Max Ernst con mia grande fortuna mi affittò il suo appartamento sotto raccomanda¬ zione di Marcel Duchamps. Fre¬ quentai molti creatori dello spirito moderno». Chi per esempio? «André Breton, Raimond Queneau, Giacometti invece lo conoscevo ma lo frequentavo poco. Capitai tra i surrealisti e i patafisici. Dopo una cultura classica italiana avevo biso¬ gno di trovare un senso di moderni¬ tà». In Italia questo non c'era? «A mio avviso no tranne il periodo futuristico». Però c'era l'arte povera? «L'arte povera e molti movimenti italiani non sono dotati a mio avvi¬ so di spessore culturale come la patafisica. Non hanno appoggio let¬ terario, ideologico, sociopolitico, antropologico. A me piace molto la letteratura. Penso che l'arte moder¬ na senza i suoi poeti da Baudelaire a Apollinaire, Breton, non d sareb¬ be. Non può esserci arte senza un supporto culturale forte». Perché l'avanguardia ha snob¬ bato la pittura e la Biennale di Venezia l'ha cancellata? «Perché la pittura viva è in stato di crisi provocata in primo luogo dalle arti delle macchine, penso alla foto¬ grafia, alla cinematografia e oggi alla videoregistrazione. In secondo luogo i media hanno inghiottito tutto». Sceglierebbe Balthus, Ba¬ con o Burri, Merz o Ducham¬ ps? «Sceglierei artisti meno formali. Non vedo possibilità di approfondi¬ mento culturale come Balthus, che proviene però dal mondo della poe¬ sia e della letteratura. L'arte pove¬ ra può avere dalla sua qualche direttore di museo importante o qualche critico. Con me ho avuto decine di poeti, anche in Italia dove non ho molto frequentato l'ambien¬ te culturale. Devo dire che hanno scritto per me Calvino, Volponi». Lei ha inaugurato da pochi giorni una grande retrospettiva al Palaz¬ zo delle Esposizioni di Roma. Guardando la sua mostra, che tipo di artista ne viene fuori? «Mi sono sèmpre ritenuto un uomo di buona volontà che ha sempre esercitato il proprio immaginario. Quindi per conseguenza ho cercato di non ripe t e mii e di non cadere nel conformismo». Che lavori espone? «Sono quadri che vanno dal '51 al 2001». Cos'è cambiato in cin- quant'anni di lavoro per lei? «Credo di rappresentare un'ironica e giocosa apocalisse. Ulato apocalit¬ tico rappresentato da questa ansia che vi è nel non moderno delle forme, della distruzione per mille vie. Quésta visione domina quella dell'apocalittico». Davanti alla guerra di oggi cosa pensa? «All'inaugurazione davanti a Fini ho detto: "Io sono antimilitarista proprio perché dipingo i miei gene¬ rali e anche per il mio spirito. Io sono di mia natura libertario e anarchico. Non sono però portato a manifestazioni di piazza. Coltivo l'antimilitarismo con la pittura". Questa guerra la trovo una cosa folle. Mi ha stupito vedere che alcuni quotidiani siano guerrafon¬ dai. Apprezzo dell' Italia il fatto che non abbia saputo fare la guerra, perché animata dallo spirito batta¬ gliero che discendeva da D'Annun¬ zio e da Marinetti. Vi è una meravi- ;liosa frase che Platone mette in xxxa a Socrate nel "Dialogo della Repubblica": "Noi non siamo spe¬ cialmente amanti della vittoria". L'Italia è diventata ricca da quan¬ do ha perso la guerra». I suoi artisti preferiti? «Penso a Mantegna e a Michelange¬ lo e a quanto sia piatta l'arte moder¬ na. Sempre lo stesso colore di Cam¬ pigli, oppure Morandi sempre con le stesse bottiglie. Invece pensiamo all'Arcimboldi o ai giganti di Giulio Romano. Sono meraviglie della fan¬ tasia. Io sono legato alla corrente espressionista e dadaista in pittura ma adesso mi è difficile dire. La Biennale di Venezia ha distrutto l'arte moderna. L'ha confusa con uno spettacolo. Infatti Szeemann, il suo curatore, l'ha chiamata im¬ propriamente palcoscenico del¬ l'umanità». tei come la vedrebbe que¬ sta Biennale? «Mi rifarei a una massima di De- gas: "Bisogna scoraggiare le arti". Troppe manifestazioni, troppe vendite all'asta, falsi spettacoli e falsi valori. Spero tomi un grande momento per l'arte. Dopo periodi di conformismo come questo in cui si pensa solo al look e al successo e alLi moda seguirà un periodo di introspezione e contem¬ plazione». Un suo desiderio? «Inventare ancora qualcosa. Nella mostra ci sono sedici periodi diffe¬ renti del mio lavoro. Io vorrei crea¬ re ancora qualcosa di nuovo». Per esempio? «Rappresentare Don Chisciot¬ te». «La crisi della pittura ostata provocata prima di tutto dalle macchine Penso alla fotografia e al cinema Poi sono intervenuti i mezzi di informazione che hanno inghiottito tutto» «Spero che torni un grande momento Dopo tanto conformismo in cui si pensa solo allook e al successo vorrei vedere arrivare un periodo di introspezione e di contemplazione senza manifestazioni e troppe vendite all'asta» a az¬ di Roma. ostra, che ne fuori? to un uomo ha sempre maginario. ho cercato cadere nel no dal '51 in cin- voro per un'ironica to apocalit¬ esta ansia erno delle per mille ina quella di i a oggi «Spero che toun grande momeDopo tanto conformisin cui si pensa sallook e al succevorrei vedarrivare un periodi introspezie di contemplaziosenza manifestaze tropvendite all'as a oggi