Amato allo Sdi: mettiamo su casa con i Ds

Amato allo Sdi: mettiamo su casa con i Ds Amato allo Sdi: mettiamo su casa con i Ds Ma Boselli frena e pone condizioni, in attesa di un ritorno di Prodi Maria Teresa Meli inviata a NAPOLI Sostenere che per creare il nuovo ordine mondiale è necessario che Massimo D'Alema ed Enrico Boselli stiano insieme è arduo anche per un dottor Sottile qual è Giuliano Ama¬ to. Ma l'ex premier sa che la platea del convegno organizzato dallo Sdi a Napoli non è di quelle che sgomita¬ no per andare a braccetto con gli uomini della Quercia, ed è costretto a prenderla molto alla lontana, per raggiungere il suo obiettìvo. Ossia convincere i socialisti a metter su casa con i diessini. Lui, per parte sua, ha già deciso. Come racconta il senatore dello Sdi, Giovanni Crema: «Nell'ultima riunione. Giuliano ce 10 ha detto: io sono pronto ad andare di là, voi chefate? Ma noi gli abbiamo risposto: guarda che quel¬ la non è una zona decomunistizza¬ ta». Se poi, però, quest'adesione di Amato sia ideale o se l'ex premier intenda veramente lavorare in pri¬ ma fila al propetto politico di una nuova forza riformista rimane un mistero, giacché à precisa domanda - preferisce andare in Europa o restare a Roma con D'Alema? - non risponde. Comunque, a Napoli, Amato pro¬ va a convincere lo Sdi a mollare gli ormeggi. E' l'Europa, anzi il mondo, che richiede che in Italia vi sia un forte movimento riformista. Ormai, tanto, spiega l'ex premier, noi e i Ds «stiamo dalla stessa parte». Sì, per¬ ché loro hanno trovato una legitti¬ mazione nel socialismo europeo, e quindi non possono più venire a sbandierare la diversità diessina con chi socialista lo è dalla nascita. 11 partito della.Quercia non è più il «figliol prodigo» che strada facendo si trasformò in un «pretenzioso fra¬ tello maggiore». Le divisioni, insom- ' ma, sono alle spalle, e ora ci vuole un nuovo partito del socialismo democratico europeo, perché, spie¬ ga Amato, «mi spaventa l'idea che il futuro dell'Ulivo sia un Margherito- ne». Non che la coalizione non sia importante, per carità, anzi, «ma - sottolinea l'ex premier - c'è bisogno di una sinistra nell'Ulivo, e ciò non perché si debba occupare dei pensio¬ nati operai, mentre Castagnetti e Rutelli si occupano dei pensionati ragionieri e avvocati: questa è una stupidaggine, anche se qualcuno ce l'ha in testa». E quel qualcuno, di cui Amato non fa il nome, è quel Sergio Cofferati che potrebbe ostaco¬ lare i progetti dell'ex premier e di D'Alema. Insomma, è la conclusione di Amato, non particolarmente beni¬ gna nei confronti del padrone di casa: nell'Ulivo non ci vuole una Margherita di sinistra, come dice Boselli, ma «una rosa robusta». Sì, perché il segretario dello Sdi pensa al ritomo di Frodi nello scenario della politica italiana, l'ex premier, invece, alla permanenza di D'Ale¬ ma. Il quale D'Alema si sta muoven¬ do con ì socialisti. Conversa con Rino Formica, chiacchiera con Bòbo Graxi, sostiene di stimare Ugo Inti- ni, a tutti dice: parlate con Amato. Tenta dì fare passi avanti anche sulla questione «giustizia», che mol¬ to preme allo Sdì, tanto, come ha avuto modo di spiegare in ima recente assemblea diessina: «Lagiu¬ stizia non porta consensi». I sociali¬ sti, invece, qualche consenso potreb¬ bero portarlo. Boselli, però, resiste. Con il sorriso sulle labbra ma resi¬ ste. Un diessino tenta dì convincerlo raccontandogli che nelle sezioni del¬ la Quercia ci sono i quadri di Fertini, Treves e Matteotti. E luì risponde: «Sì i socialisti per andar bene ai Ds devono esser morti almeno da dieci anni». E poi Boselli fa finta di niente quando il capogruppo dei socialisti a Strasburgo, Baron Crespo - che i diessini non volevano venisse a Napoli, ma che alla fine viene - dice: «Abbiamo bisogno dì una forza della sinistra unita in Italia : lo dirò anche a Pesaro». A convincere il segretario dello Sdi ci prova anche Enrico Morando, leader della mozione uli- vista della Quercia, che a Napoli spiega: «Il nuovo partito dovrà ave¬ re una leadership collettiva che segni la rottura con quella del Pei». Non basta: «Il nuovo partito, a cui noi siamo disponibili - afferma Bo¬ selli - dovrà avere un unico leader nella persona di Giuliano Amato». E ancora: «Se dal Congresso Ds uscis¬ se un partito già definito, con segre¬ tario e presidente, si rischierebbe la ripetizione della Cosa 2». ij Insomma, formalmente, il segre¬ tario dello Sdi non dice di no ad Amato; ma poi pone una serie 'dt condizioni che difficilmente i diessi¬ ni potrebbero digerire. Punto pri¬ mo: si faccia la commissione per Tangentopoli. Punto secondo; si ri¬ lanci l'ipotesi di un'amnistia per i reati di finanziamento illecito. Pun¬ to terzo: si distinguano nettamente le carriere dei magistrati. Punto quarto: si renda a Craxì l'onore che gli spetta nella storia della sinistra italiana. Il tutto condito con grandi attestazioni di stima nei confronti dei Ds, «con i quali i rapporti sono migliorati», e del loro futuro segreta¬ rio. Ma per Boselli la verità e che «solo l'Ulivo, che deve diventare un soggetto politico, può contendere alla Casa delle Libertà la guida del paese». Già, l'Ulivo, la «casa dei riformisti», sottolinea il segretario dello Sdi, citando, non casualmente Prodi, e non nominando mai, non casualmente. Massimo D'Alema. L'ex premier: noi e la Quercia stiamo dalla stessa parte IVIi spaventa l'idea che il futuro dell'Ulivo possa essere un Margheritone C'è bisogno di una sinistra forte L'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato