«Al Qaeda è attiva a un passo dall'Italia» di Paolo Mastrolilli

«Al Qaeda è attiva a un passo dall'Italia» «Al Qaeda è attiva a un passo dall'Italia» Un rapporto Usa: ha operato in Albania ed è ancora presente in Bosnia Paolo Mastrolilli NEW YORK Bin Laden ha operato in Alba¬ nia e Al Qaeda resta attiva in Bosnia, cioè a pochi chilometri dall'Italia. Sono certezze scritte nel rapporto «Bin Laden and the Balkans» appena pubblicato dall'Intematìonal Crisis Group. Icg è un gruppo privato che ha sede a Bruxelles, New York, Washington e Parigi. Il presi¬ dente è l'ex capo di Stato finlan¬ dese Marttì Abtisaari, e nel board ci sono Wesley Clark, Merton Abramovitz e Jacques Delors, mentre il capo della sede di Manhattan è Nancy Soderberg, ossìa la vice di Hol- brooke quando il mediatore di Dayton era ambasciatore all' Onu. Hanno condotto una ricer¬ ca per dimostrare che le truppe Usa nei Balcani non rischiano attentati ed evitame quindi il ritiro ventilato da Bush. Alla fine però, secondo le loro paro¬ le, hanno consigliato dì «monito¬ rare alcuni gruppi in Bosnia e Kosovo, perché se riescono a radicarsi possono presentare una minaccia permanente». La storia della presenza inte¬ gralista in Albania comincia intorno al 1992, quando il gover¬ no entrò nell'Organizzazione della Conferenza Islamica e aprì le porte all'assistenza dì gruppi come l'Islamic Develop- ment Bank e l'Islamic Relief Agency. Insieme con loro entra¬ rono altri personaggi più discu¬ tibili come Bin Laden, che nel 1994 sarebbe stato accolto da Bashkim Gazidede, ex capo dei servìzi segreti locali (Shik, rifu¬ giato in Libia dal 1997. Il suo vice, BqjarRama, ha smentito il vertice, ma llcg lo giudica pro¬ babile. Al Qaeda avrebbe appro¬ fittato della confusione scoppia¬ ta dopo la crisi del 1997 per impadronirsi di circa 100.000 passaporti albanesi, e nel 1998 la connessione venne conferma¬ ta dall'arresto di Claude Kader, un miUtante con passaporto francese che confessò di essere entrato nel paese per portare aiuti all'Uck del Kosovo. Altri arresti ci furono anche tra il 1998 e il 1999 per fermare alcuni estremisti che volevano colpire l'ambasciata americana a Tirana, e il ministro degli Esteri Aita Dode ha ammesso che prima dèi 1997 c'erano ter¬ roristi, poi espulsi «con l'aiuto dei Servizi dì Usa e Italia». Il perìcolo in realtà è durato almeno fino al 1999, visto che nel giugno, luglio e agosto di quell'anno il Segretario di Stato Albright, quello della Difesa Cohen e l'ambasciatore Holbroo- ke annullarono in sequenza dei viaggi in Albania per paura dì attentati. Il 19 settembre scor¬ so, dopo una visita dì scarsa cortesia nel paese, il ministro della Difesa macedone Vlado Buckovsky avrebbe detto che ci sono ancora campi per terrori¬ sti a Tfopoja e Kukes. Tirana ha smentito, ma il 15 ottobre la missione Usa in Kosovo ha con¬ segnato un «demarche» ai lea¬ der locali dì origine albanese in cui sì avvertiva che «ogni atto provocatorio da parte dei vostri gruppi armati verrà visto come un sostegno ai terroristi». Secondo l'Icg il premier Uir Meta sta collaborando con Washington, e ha ordinato con¬ trolli sull'Arah-Islamic Bank e la Malaysian Inter-Commercial Bank per verificare la presenza dì conti legati ad Al Qaeda. Anche il servizio segreto Shik lavora con l'Fbi, e a ottobre ha favorito l'espulsione dal paese dì sei sospettati, mentre la Kfor indaga su 30 organizzazioni isla¬ miche non governative che ope¬ rano in Kosovo. In Bosnia, secondo l'Icg, la situazione è ancora più seria. Circa 3.000 volontari islamici erano venuti durante la guerra, raggruppati nell'unità El-Mu- djahid della Settima Brigata Islamica. Nel 1996 l'unità fu smembrata, ma 420 membri vennero naturalizzati, e il presi¬ dente Izetbegovic regalò circa 12.000 passaporti a militanti islamici, tra cui almeno 70 mujahéddin. Dopo l'il settem¬ bre sì era sparsa la voce che 70 terroristi di Al Qaeda erano in arrivo in Bosnia. Il ministro degli Interni Muhamed Besic aveva promesso dì «fargli trova¬ re l'infemo», ma pochi giorni dopo fu lui che dovette dimet¬ tersi. Il 17 ottobre, infatti, le ambasciate americana e britan¬ nica a Saregevo vennero chiuse per il rischio dì attentati, e la Sfar sventò un attacco contro le truppe americane, facendo arre¬ sti, n 26 ottobre il segretario della Nato Robertson disse che almeno un fermato in Bosnia, l'algerino Bensaieh Belkacem, era membro di Al Qaeda. Secon¬ do Icg, l'unico modo per ferma¬ re Bm Laden nei Balcani è restare impegnati nella regione. Sapendo però che le truppe straniere possono diventare un bersaglio. Secondo l'International Crisis Group la «Rete» si era infiltrata anche in Albania e alcuni terroristi sono stati espulsi con l'aiuto dei nostri Servizi Uomini dell'Uck durante la guerra del Kosovo: emergono nuovi elementi sulla «Bin Laden Connection» nei Balcani