QUELLI DEL FOGLIO Alla corte di «re» Giuliano di Giuliano Ferrara

QUELLI DEL FOGLIO Alla corte di «re» Giuliano QUELLI DEL FOGLIO Alla corte di «re» Giuliano Aldo Cazzullo ROMA Un bambino(ne) felice sotto la piog¬ gia, i capelli appiccicati alla fronte sotto il berretto da baseball, la bocca spalancata dallo stupore in cui infila un sigaro come fosse un leccalecca, la mamma che lo acca¬ rezza con lo sguardo. Giuliano Fer¬ rara ha l'aria di un ragazzino che ha appena ricevuto i tre regali che aspettava da tempo. Ha sotto gli occhi la prova della sua influenza politica: mighaia di persone riunite per reahzzare una sua idea, i cari nemici della sinistra spiazzati (cioè privati della piazza), il premier che dal palco quasi rilegge un suo editoriale, al punto che lui può andarsene a metà, «è il discorso che mi aspettavo, magnifico», un salu¬ to alla mamma, tanto sa già come va a finire. Scopre di essere amato dalla gente comune, e questa è una sorpresa, cori Giu-lia-no Giu-lia- no, baci, fotografie, richiesta di autografi su copie del Foglio, trico¬ lori, magliette, varie parti del cor¬ po, preferita la pancia («due panzo¬ ni uniti per la pace» sorride a un paripeso). E riceve l'omaggio dei suoi, i Foglianti come si autodefini¬ scono, su cui esercita un carisma paragonabile a quello di un Sol ri, o diunCraxi. Molti, forse non a caso, sono ex socialisti o ex Lotta continua, o tutt'e due. E siccome sono autoiro¬ nici, Vindno, Andrea Marcenaro, Marianna Bartoccelli, Carlo Panel- la hanno scritto sul loro striscione: Lotta continua per gli Stati Uniti. Lanfranco Pace era se possibile più a sinistra. Altri - il fondatore del Foglio Seigio Scalpelli avvolto nel¬ la bandiera Israeliana, il condiretto¬ re Ludovico Festa avvolto nelle sopracciglia - erano con Ferrara nel Pd. Dall'Unità, Letizia Paolozzi e Michele Anselmi, che all'inno sventola la bandiera americana (Ti¬ ziana Maiolo la porta sulle spalle). Altri, come il vicedirettore Ubaldo Casotto, vengono da CI. Fondamen- tali le donne. Ci sono Pialuisa Bian- co, autrice dell'«Elogio del volta¬ gabbana», e Grazia Volo, l'avvoca¬ to per cui il massimo è «far assolve¬ re un reo confesso» (la sua intervi¬ sta autobiografica a Sette è, a fian¬ co della prefazione alle Massime del cardinale di Retz dello stesso Ferrara, quasi un manifesto della finezza e della spregiudicatezza intellettuale di una generazione). Ci sono Cinzia Caporale, che viene dal mondo radicale, e Marina Va- lensise, figlia dello storico dirigen¬ te missino, detta la musa dei revi¬ sionisti o anche «furetta» perché allieva di Furet, coltissima, che ha il tricolore e canta Mameli. I giova¬ ni: Giiia Soncini, Pierluigi Diaco. Mancano gli antiamericani Beppe Benvenuto e Pietrangelo Buttafuo¬ co (Mattia Feltri aveva il colpo della strega). Tutti dietro lo striscione del Foglio, in fondo alla piazza. Ferra¬ ra fa la spola con il caffè Rosati, dove ci sono i politici di riferimento e qualche imbucato, l'azionista De¬ nis Verdini (Forza Italia) in cappot¬ to cammello, Cicchino, i cossighia- ni Sanza e Testoni/ e mamma Mar¬ cella, che quando gli insegnava il russo a Mosca mai avrebbe pensa¬ to di essere congratulata da parla¬ mentari ex missini: «Complimenti per il fighe». Passano il direttore dell'Ansa Magnaschi e Ciarrapico. Socialisti: Francesco Forte con la Old Glory, Carlo Ripa di Meana con sciaipetta rosa. Ferrara è sempre più fehee, «bella giornata, non una sciocchezza, non una volgarità», scherza, «Berlusconi lo fanno arri¬ vare con la fanfara dei bersaglie¬ ri?», corregge i presentatori, «Ru¬ dolph Giuliani, non Robert», prefe¬ rirebbe non polemizzare, dai Giulia¬ no solo un pochino: «E va bene. D'Alema ha ripetuto l'errore di Craxi annunciando che sarebbe andato in gita, ha le idee confuse, se le chiarirà. Veltroni ha lanciato l'allarme ordine pubblico, oddio arrivano le Tute bianche. Sono andati fuori di brocca». Uno strillo¬ ne tenta di vendere il Foglio anche a lui, «ero con te a Valle Giulia» gli sospira un nostalgico. Oscar Gianni¬ no capo dell'economia lo stringe nella sua divisa da sottotenente di West Point, «bravo Oscar ma cos'è questa medaglia di Lenin?», «trofeo di guerra mio capitano». L'univer¬ so di Ferrara si compone di cerchi concentrici, come i gironi dante¬ schi. Della prima cerchia, quella dei parigrado, ci sono Lino Jannuz- zi, cui il Foglio ha pubblicato la Vita come a Churchill, con sorella, ed Emesto Galli della Loggia, con l'ombrello. Del girone della sinistra buona, apprezzata da Giuliano, ci sono Lucia Annunziata e Franco Debedenetti, sottobraccio a Jas Gawronsky, che nel '96 fu il suo rivale di collegio (finì amichevol¬ mente anche allora: vinse Franco, Jas ripescato). Poi ci sono quelli dei gironi estemi, cognomi illustri e giovani bizzarri e geniali, Luigi Compagna e Filippo Facci con mini- camera. Massimo Boffa e Luigi Amicone che racconta commosso della vecchietta che ha salvato la bandiera americana bruciata dai no global. Quasi tutti trent'anni fa sarebbe¬ ro stati all'altra manifestazione, quella pacifista; anzi, corregge Marcenaro, (d'avremmo organizza¬ ta». Guerra delle cifre: «Più noi o più loro?». Qualcuno nel corteo concorrente ha i figli, sentite telefo¬ nate convulse: «Tutto bene? Come dici? La polizia vi sta addosso? Meno male!». Paolo Guzzanti e Giampiero Mughini si perdonano reciproche polemiche, Selma Dal¬ l'Olio cui Baget-Bozzo attribuisce la maternità dello Usa-Day firma autografi anche per conto del mari¬ to. «E' la prima volta che un giorna¬ le organizza una cosa del genere» sostiene Ferrara. E' vero, ma è anche inesatto, il Foglio è più di un giornale, è un gruppo di influenza politica, determinante per un parti¬ to come Forza Italia privo di corren¬ ti dove il rapporto personale col capo è tutto, importante pure per l'opposizione; è anche logo, vezzo, tratto distintivo, e lavacro di colpe grandi e piccole, i delitti politici della Membro (presente) e le note spese della Maglie (assente). Parla Berlusconi, Ferrara ascolta con le mani dietro la schiena, saluta, va via un attimo prima di sentire Marco Pannella, che butta appena un occhio e sbuffa: «Nel '66 per il divorzio c'era molta più gente». Con il direttore Ferrara tanti ex socialisti ed ex di Lotta Continua «Trent'anni fa avremmo organizzato la manifestazione degli altri» Poi con il telefonino cercano i figli nel corteo «no global» Al Caffè Rosati ci sono i politici ma anche la mamma Marcella E compare la sinistra buona: Lucia Annunziata e Franco Debenedetti I «Foglianti» ormai appaiono l'unico gruppo che può influenzare Forza Italia Un manifestante in piazza del Popolo. A sinistra il direttore del «Foglio» Giuliano Ferrara

Luoghi citati: Ferrara, Meana, Mosca, Roma, Stati Uniti