Vienna 1907

Vienna 1907 Vienna 1907 Klimt, Kokoshka e Schiele VIENNA 1907: il pittore Egon Schiele, appe¬ na diciasset¬ tenne, conosce Gu¬ stav Klimt, il vate del¬ la pittura austriaca, promotore e figura trainante del gruppo della Secessione. Ne rimane folgo¬ rato. La stessa cosa accade a Oskar Kokoschka, altro giovane e promettente artista che arriva a Vienna da Pòchlam, dove era nato nel 1886. Questo è solo imo dei tanti episodi di incontri, siner¬ gie ed esperienze che nascono in una città dove nel corso di un breve periodo - i primi anni del '900 - sembra possa accadere veramente di tutto. E' qui che avvengono svòlte e cambiamenti fondamentali per la cultura di tutto il secolo. Ci sono Sigmund Freud e Robert Musil, Gustav Mahler e Karl Kraus, Adolf Loos e Hugo von Hoffmansthal. Ma an¬ che Ludwig Wittgenstein e Al- LA MODESETTLea Ma ban Beig, Arnold Schonberg e Otto Wagner. Grandi scrittori, poeti, filosofi, musicisti, indagatori dell'animo umano. Tra questi Klimt, Koko¬ schka e Schiele rappresentano la triade che ha fatto grande e commovente, così coinvolgente da diventare leggenda, l'arte figu¬ rativa della finis Austriae. La mostra al Complesso del Vittoria¬ no (curata da Jane Kallir, catalo¬ go Mazzotta) presenta questa lai¬ ca trinità sottolineando affinità che sono a volte davvero illumi¬ nanti, come nel caso di Dopo la pioggia di Klimt e Frutteto a primavera di Schiele che sembra quasi un d'après. Kokoschka e Schiele guardano Klimt, se ne nutrono. Poi trasfor¬ mano la sinuosità della linea, la sensualità disinibita, la preziosi¬ tà dei colori e di tutto quell'oro STRA LA MANA arella che riluce in opere come la Giuditta, in qualcosa di profonda¬ mente ' diverso, vio¬ lento, espressivo, tra¬ gico. Eppure va detto - che, a dispetto dell'or¬ namento, già nelle opere di Klunt si av¬ verte un senso di caducità. Una specie di drammatico presenti¬ mento che la pittura in fondo non sia altro che un mezzo per dialo¬ gare con l'eterno. Ma che tutto, inevitabilmente, sfiorisce e muo¬ re. Ecco Ria Munk sul letto di morte del 1910: Klimt ne fissa il pallore, il sangue che defluisce dalle gote, la bocca semichiusa. La circonda di fiori dalla bellezza splendente e fugace, perché, co¬ me diceva Schiele, «tutto ciò che sta vivendo è già morto». E quan¬ do ad andarsene tocca a Klimt, nel 1918, ecco il giovane Egon al suo capezzale. Lo ritrae per l'ulti¬ ma volta e poco dopo muore anche lui, ucciso dalla stessa febbre spagnola che gli aveva portato via la moglie incinta. Quasi che il destino avesse volu¬ to colpirlo, realizzando la fanta¬ sia di un suo terribile dipinto La madre morta e il bambino non nato. Tomando alle visioni di Klimt, è chiaro che il suo horror vacui, questo bisogno di coprire di colo¬ re ogni centimetro di tela come nel Viale nel parco dello Schloss Kammer o nel Ritratto di Euge¬ nia Primavesi, ma anche la predi¬ sposizione a riflettere sulle sta¬ gioni della vita (aniva da una collezione privata australiana lo splendido cartone delle Tre età della donna) rivelano la paura dell'abisso, il desiderio di fuga dalla realtà, il senso di morte. Come se l'idealità della forma potesse esorcizzare la fragilità dell'uomo. Eppure il teschio che compare dietro La speranza, è del 1903. Schiele amva quattro anni dopo. E il contatto con Klimt diventa immediatamente un sodalizio. Egon dipinge un quadro nel 1912 e lo chiama GZi eremiti. Sono loro, il discepolo e il maestro, i due viandanti dalle lunghe tuniche nere e lo sguardo im po'invasato. Questa mostra ricca di stimo- li, che raccoglie più di 100 opere, la si potrebbe raccontare anche attraverso le figure femminili. Come analizzando il particolare rapporto tra l'erotismo e gli arti¬ sti. Del resto siamo nella Vienna che ha partorito la psicoanalisi di Freud e le teorie sessuofobe di OttoWeininger. I nudi di Klimt sono disegnati con un sottile tratto di matita: ritraggono donne indolenti, sdra¬ iate, morbide, accogUenti anche quando laloro posa è sfacciata. Schiele inquadra corpi adolescen¬ ti, sempre troppo magri, costruiti con ima linea spezzata, interrot¬ ta non appena tenta di addolcirsi in un arabesco. E poi sguardi disperati, membra deformate, co¬ lon che gridano, mostrano l'an¬ sia del pittore nei confronti di un eros che non si affranca da thana- tos. E se le vicende esistenziali aiutano a comprendere le scelte stilistiche, soprattutto in artisti che hanno sposato la causa dell' espressionismo, ecco il primo contatto di Egon con la morte: avviene nel 1905, quando la sifili¬ de, trasmessa proprio per via sessuale, uccide il padre. Come il suo giovane sodale, anche Kokoschka volge la decora¬ zione di Klimt in espressività. Lo fa dipingendo soprattutto straor¬ dinari ritratti. Scuri, intensi e pastosi sono i tre, bellissimi, di Cari Moli, Arnold Schonberg e l'Autoritratto del 1917. Ma già nel 1910 Oskar aveva cominciato ad allontanarsi da Vienna. Fuggi¬ re da una civiltà che, alla ime della prima guerra mondiale, avrebbe conosciuto il disfacimen¬ to sembra averlo preservato. So¬ pravviverà ai suoi compagni per piùdisessant'anni. AL VITTGRIANG DI ROMA 100 OPERE DELLA TRIADE QUASI LEGGENDARIA CHE HA FATTO GRANDE E COMMOVENTE L'ARTE FIGURATIVA DELLA FINIS AUSTRIAE LA MOSTRA DELLA SETTIMANA Lea Mattarella «Madre con due bambini MI» di Egon Schiele è in mostra al Vittoriano di Roma Klimt Kokoschka Schiele Roma, Complesso del Vittoriano, Orario: tutti i giorni 9,30-19,30 ven e sab chiudealle 23,30 dom 20,30 Fino al 3 febbraio 2002

Luoghi citati: Roma, Stra, Vienna