Un'educazione sentimentale nel campus di Spitzer di Claudio Gorlier

Un'educazione sentimentale nel campus di Spitzer Un'educazione sentimentale nel campus di Spitzer NEL 1941, uno degh anni cupamente cruciah della seconda guerra mondiale, una giovane donna. Lin¬ da, letteralmente approda sul cam¬ pus di un'università americana. Non è una fuga, non è un'esilio, ma in certo senso entrambi, perché Linda trova riparo in'America alla spietatezza delle leggi razziah che la colpirebbero in patria. E' questo, al tempo stesso, il punto di parten¬ za e il nocciolo dell'inquietante ma sapientemente controllato roman¬ zo di Angela Bianchini, Le nostre distanze, che, apparso originaria¬ mente nel '65 e lodato da imo dei nostri critici più affabibnente pene¬ tranti purtroppo oggi non ricordato come meriterebbe. Paolo Mi¬ lano, ripubblica Einau¬ di. L'editore premette una sottile, elegante prefazione di Enzo Co¬ lino della quale non posso qui fare a meno di approfittare. Un campus americano alle se¬ ghe del mezzo secolo possedeva già tutti gh stimoli, l'atmosfera, di un piccolo universo a mio avviso inar¬ rivabile e irresistibile, tappa avan¬ zata dì una tradizione iniziata alme¬ no cent'anni prima. Non meravi- glia affatto che sia nata negli Stati Uniti e in Inghilterra una vera e propria narrativa che da quel mi¬ crocosmo scaturisce. In Italia è ovviamente una rarità, l'autrice, oggi riconosciuta autorità specie nell'ambito della cultura di lingua spagnola oltre che affermata scrit¬ trice in proprio, non risulta per nulla subalterna a quel singolare genere. Posta di fronte a una realtà profondamente diversa da quella cui è abituata, affascinata e intimi¬ dita in un ambiente ordinato per il suo aspetto naturale -prati, edifici severi con un loro tono accattivan¬ te, atmosfera rassicurante e magari enigmatica - linda comincia a mi¬ surare presenze e distanze, in qual¬ che modo speculari. Aubrey è il RECENClaGo SIONE dio er nome inventato per la prestigiosa Johns Hopkins University di Baltimora e tra i suoi prestigiosi insegnanti spicca la figura del pro¬ fessor Lowenbeig, «ge¬ nio della filologia ro¬ manza», rammenta Co¬ lino, ma anche artefice di un meto¬ do critico, la stilistica. Dietro Lowenberg, egh stesso un espatria¬ to, si cela infatti l'austriaco Leo Spitzer, caposcuola della 5triftritìk e di cui la scrittrice fu allieva negh Stati Uniti. Qui prende corpo l'invenzione centrale del romanzo, poiché una pura e semphce iniziazione cultura¬ le si trasforma irresistibilmente e autenticamente in educazione sen¬ timentale, nel senso flaubertiaho e ancor più proustiano della parola. E' questo il «duplice spazio di lettura» acutamente individuato da Golino e istituito con sapienza dalla scrittrice. Il carattere di Lin¬ da ma anche l'urto di una condizio¬ ne per forza di cose alienante la portano, quaisi la costringono, a non assorbire mai del tutto rinizia: zione, a rimanere sospesa sul filo di una persìstente incompiutezza, in altre parole, a misurare la portata delle sue distanze. Accanto al perso¬ naggio dominante dì Lowenberg, finemente ma anche inesorabilmen¬ te tracciato, e a quello della splendi¬ da ma non per nulla insofferente- moghe, se ne impongono altri due: Tea Baldwìn, che si scoprirà essere un tormentato omosessuale cattoh- co del Sud, studente egh pure, e Father O'Flaherty, che del reveren¬ do americano cattoheo di origine irlandese possiede, accanto a una rilevante ìnteUigenza, la peculiare, e immaginabile perentorietà di una convinta ortodossia, sempre pron¬ to ad operare una possibile conver¬ sione che provoca e turba Linda, non meno del suo rapporto impossi¬ bile con Ted, che non conviene anticipare al lettore. Gli intrecci e gli scambi si complicano tenuti sempre con mano ferma, nel solco dì un grande filone letterario che trova il suo sicuro capostipite in Henry James ma frequenta anche, per fare un altro nome, Edith Whar- ton. Pure, la Bianchini procede per una sua strada nella quale esercizio intellettuale, finezza di linguaggio, sostanziano e raccontano con ele¬ gante misura, appunto, le distanze, ardue da valicare, insopprimibili e necessarie. RECENSIONE Claudio Gorlier II critico Leo Spitzer Angela Bianchini Le nostre distanze Einaudi, pp. 139, LI 7.000 R O M A N Z O

Luoghi citati: Baltimora, Inghilterra, Italia, Stati Uniti