Anne Tyler, le innocue follie di un'America minore

Anne Tyler, le innocue follie di un'America minore Anne Tyler, le innocue follie di un'America minore REBECCA è ve¬ dova con tre fighastre e una figlia or¬ mai in età da badare a se stesse ma pur sempre bisognose di assistenza e consigli, né con loro si esauri¬ scono gli strascichi ereditati dal¬ la numerosa famiglia del defun¬ to, nella quale campeggia un vecchissimo zio non sempre affi¬ dabile. Per mandare avanti la baracca, Rebecca fa di professio¬ ne l'organizzatrice di feste (anni¬ versari, comunioni, diplomi), no¬ leggiando a tal uopo la grande casa di Baltimora che il marito le ha lasciato; è un'attività inaugu¬ rata dallo scomparso, neha quale Rebecca si è gettata con spirito costruttivo, pur non sentendone la vocazione. Ora che ha cinquan- tatré anni e che si sente benché sovrappeso ancóra ini diritto di avere una vita affettiva propria. Rebecca traccia un bilancio della propria esistenza. Le nozze con un uomo alquan¬ to più anziano furono, tanti anni prima, un colpo di testa che comportò l'abbandono del fidan- zatino e degh studi universitari;, ora Rebecca comincia a doman¬ darsi se non avesse avuto ragione sua madre, quando a suo tempo le diceva che quell'uomo voleva solo sfruttarla, come lavoratrice e come madre della prole di colei che lo aveva piantato in asso. Così pur senza trascurare i suoi RECENMasD'A IONE ino ico doveri - continuando a occuparsi dehe esi¬ genze dei chenti, a inventare menù e in¬ trattenimenti; ad ascoltare le rimo¬ stranze deUe figha¬ stre più o meno mal- maritate; a cercare di far uscire dal guscio il figlioletto abbandonato e ostile ma inteUi¬ gente del fidanzato divorziato di una di loro - Rebecca tenta qual¬ che timido passo per vedere se sia il caso di recuperare quella vita che le sembra di non avere avuto. In particolare, si rimette in contatto col fidanzatino abbando¬ nato, che è diventato un professo¬ re di fisica divorziato e pieno di tic ; e acquista o consulta in bibho- teca qualche volume pensando di riprendere in mano l'argomento deha tesi che non ha mai scritto, sugli ideali del generale Lee. Ma l'ex fidanzatino si rivela per un uomo scomodo, pieno di fisime e di nessuna agilità mentale; il generale Lee le sembra ora un pazzo fondamentalista di scarso interesse; sugl'altro fronte, pur con i loro egoismi e le loro occasio- nali litigiosità, i familiari in fon¬ do hanno bisogno di lei; e Rebec¬ ca si è abituata anche al fatto che non la comprendano. Da ultimo, dopo la sua breve evasione tutta mentale, toma al punto diparten¬ za, non proprio fehce ma un po' megho che rassegnata. Tutta qui la trama dell'ultimo romanzo di Anne Tyler Quando eravamo grandi: eshe al punto di rischiare di sconcertare i neofiti, ma per gh affezionati, tra i quah vorrei annoverarmi, incantevo¬ le. La condisce come al sohto l'osservazione di cento piccole stranezze della vita deh'America minore, in cui tutti hanno dehe loro innocue follie. Il professore, per esempio/ da quando vive single si cucina ogni settimana sette pasti a base di chili e h surgela; costringerlo a mangiare fuori lo manda in crisi perché non sa come disporre del pasto in soprannumero. I personaggi so¬ no numerosi, tutti mediocri ma tutti in qualche modo interessan¬ ti; ogni tanto l'iperrealismo sfio¬ ra il capolavoro, come nella de¬ scrizione della festa per i cento anni di Poppy e dei vari regali ricevuti da costui. Tutto comun¬ que fa capo alla resa del personag¬ gio di Rebecca, contemporanea¬ mente perspicace e inibita, intra¬ prendente e remissiva. . In un meravighoso tardo rac¬ conto di Henry James un tale si confronta con colui che avrebbe potuto essere e che non è stato, un alter ego fantasma incomben¬ te in una certa casa. In superficie Anne Tyler non potrebbe essere più diversa dal Maestro - quello è cosmopolita, raffinato, tortuoso, simbolico, lei è provinciale, osten¬ tatamente semphce e diretta; en¬ trambi però neha loro evoluzione danno sempre meno importanza ai fatti estemi e dimostrano inve¬ ce l'importanza fondamentale di episodi apparentemente minimi; sia per il grande James sia per la piccola Tyler, il non detto e il non vissuto contano come le imprese più clamorose. Un'altra cosa Hen¬ ry James e Anne Tyler hanno in comune: non deludono mai. Una scrittrice che non delude mai, come il suo maestro Henry James: in «Quando eravamo grandi», racconta il non detto e il non vissuto di Rebecca, una vedova remissiva eppure intraprendente RECENSIONE Masolino D'Amico Anne Tyler racconta le peripezie quotidiane di una vedova che non vuol rassegnarsi. Adestra «Sole in un caffè» di Edward Hopper, 1958 Anne Tyler Quando eravamo grandi traduzione dì Laura Pignatti, Guanda, pp.276, L 26.000 ROMANZO

Luoghi citati: America Minore Rebecca, Baltimora