I poeti del Risorgimento fan ballare la bella Gigogin di Giovanni Tesio

I poeti del Risorgimento fan ballare la bella Gigogin I poeti del Risorgimento fan ballare la bella Gigogin M ENTRE il presidente Ciampi difende l'Italia dalle accuse di antieuro¬ peismo e insieme pro¬ tegge l'inno nazionale come bandie¬ ra di identità, viene giusto a proposi¬ to l'antologia Poeti del Risorgimen¬ to che Valerio Marucci ha curato per la Salerno Editrice attingendo ad alcuni repertori precedenti, fra cui - la maggior parte - il Canzonie¬ re Nazionale di Pietro Gori, pubbh¬ cato nel 1883. Una scelta documen¬ tata e annotata che per fortuna non scoraggia la voglia di curiosare e di spigolare. Tanti gh anonimi, molti i misconosciuti, ma non pochi i felice¬ mente recuperabili - per chi non sia più tenero d'età - da una memoria scolasti¬ ca non del tutto dissipa¬ ta (e parlo.di Giovanni Berchet, di Arnaldo Fu- sinato, di Giuseppe Giu¬ sti, di Tommaso Gros¬ si, di Luigi Mercantini, di Niccolò Tommaseo). I testi sono centodiciannove e coprono un arco cronologico che va dal 1820 al 1870, dalla vigiha deUe rivoluzioni del '21 a Porta Pia, e sono scanditi in tre momenti che fanno tappa e transizione: le "spe¬ ranze" d'Italia prima del '48, gh entusiasmi e le delusioni del bien¬ nio tra raUocuzionej di Pio IX, la concessione dello Statuto carlo-al- bertino e la funesta o "fatai Novara", la ripresa del decennio che porta all'Unità e a Roma capitale con cui, non a caso, il canzoniere si conclude nel nome abbastanza oscuro di Ora¬ zio Pennesi: "Questo è il dì! Questo è il secolo! L'èra/ nuova è questa! Gioite! Esultiamo!/ Padre Dante, la fronte serena/rasserena! Una Italia l'abbiamo!". Non granché, ma il richiamo a padre Dante ha il merito di congiungere ad altri richiami poeticamente meno triviah con cui l'antologia viene aperta: La Costitu¬ zione di Napoli nel 1820 del danti¬ sta Gabriele Rossetti, vastese di Napoli, che vivendo esule a Londra passerà artisticamente la consegna al maggiore dei figli, il pittore Dante RECENGioTe SIONE nni o Gabriel, o alla (da noi) meno nota ma grande poetessa Christina. Un'intera fetta di storia, che si presta a letture "capaci di ali¬ mentare la mai vera¬ mente sopita contro¬ versia sul carattere de¬ gh itahani, ma che almeno per una volta sarebbe bello sottrarre alla serietà delle implicazioni e dei ri¬ svolti. Perché l'antologia di Marucci duq essere letta anche come un ibro di non poco divertimento, nel senso più pieno del termine. Danti¬ smi, foscolismi, manzonismi, bibli- smi, cultismi, profetismi, incroci sacri e profani, la più pungente delle ironie che fa mescola con le più patetiche rondinehe pellegrine (da Luigi Carrer a Tommaso Grossi, da Giuseppe Torelli a Francesco DaU'Ongaro), i salti quantici di un linguaggio poetico che fa quel che può per rendere credibile una lin¬ gua inventata in una mistura di continuo strido (a questo proposito non sarebbe stato male fare un po' di spazio, Daghela avanti un passo o La bella Gigogin a parte, ai canti dialettali). Stereotipi che si rincorro¬ no in una specie di prontuario d'uso comune, la geografia d'Italia rac¬ chiusa nella formula "dall'Alpi allo Stretto" (Berchet), che diventa dalTEtna fiammante/ aUe vette dell' Alpi nevose" (Rossetti) oppure, in¬ vertendo, dalTAlpi nevose/ sino ai piedi dell'Etna fumante" (Gaetano Bonetti) o ancora, con un colpo d'ala, dal "Cenisio alla sicula arena" (Celestino Regis), fino al più spiccio "Dall'Alpi a Sicilia" di Mameli, pro¬ prio nel bel mezzo del Canto, Nazio¬ nale che di recente è echeggiato negli studi del processo di Biscardi come prova davvero spericolata di patrio consolidamento. Non senza qualche altra chicca assortita: Ugo Bassi dalla contem¬ plazione gioiosa della ferita alla contemplazione della morte, l'unico canto di donna (Olimpia Savio Ros¬ si) preoccupata di dar voce alle madri d'Italia che potranno final¬ mente educare "liberi figli", clericali¬ smi e anticlericalismi a scrosci, antigesuitismi perentori (di Arnal¬ do Fusinato il verso più forte, riser¬ vato "ai sozzi bastardi del padre Loiola") e persino qualche delizia vaghissimamente maccheronica co¬ me queUa del "croato" di Ottavio Tasca,, che cerca di. dire la sua seccaggine "per l'Italia e per Talian". Accanto alla soda lettura che ci induce a riflettere sulla nostra sto¬ ria, un'altra se ne può dunque fare a briglia più sciolta. Il che è riduttivo, forse, ma piacevole di sicuro. RECENSIONE Giovanni Tesio Goffredo Mameli Valerio Marucci (a cura di) Poeti del Risorgimento Salerno Editrice, pp. 390. L 36.800 ANTOLOGIA