Quer pasticciaccio di Corfù

Quer pasticciaccio di Corfù Quer pasticciaccio di Corfù Una missione internazionale ai primordi del fascismo, una pagina oscura della nostra politica estera CHE il buon giorno si veda dal mattino - e le giornate storte sin dal primo passo sbagliato - è luogo comune assai diffuso. E funziona, dicono, anche nelle vicende pubbliche: quando le ambizioni di un nuovo leader - soprattutto se emerso in modo netto e repertino nel conte¬ sto interno - vanno a sostenere l'esame più difficile: quello che si svolge sulla scena intemazionale. Un esame di questo genere lo hanno dovuto sostenere tutti i più recenti protagonisti della nostra storia pohtica. In anni più lontani lo ha dovuto affrontare anche Beni¬ to Mussolini che, nel suo esordio di ventennale reggitore delle cose ita¬ liane, incappa nell' "affare di Cor- fù". Quella di Corfù - scrive Cesare Garboli nel suo bellissimo, affilato libro Ricordi tristi e civiK - che rappresenta "la pagina più oscura e dimenticata, o più probabilmente rimossa della storia italiana ai primordi del fascismo". Ma cos'era successo, nel lonta¬ no finire dell'estate 1923, nell'isola che da sempre costituisce una delle chiavi di accesso all'Adriati¬ co? Tanto per cominciare 1' "affare Corfù" non ha inizio nell'isola ma in terraferma. Più precisamente nelle vicinanze della frontiera gre¬ co-albanese che una missione mili¬ tare deve delimitare per incarico della Conferenza degli Ambasciato¬ ri per l'applicazione del trattato di pace (quello che ha messo fine alla "grande guerra"). Il lavoro della commissione, composta da ufficia¬ li albanesi e greci, francesi e italia¬ ni, è di quelli spinosi. Oltre a verificare sul terreno lo snodarsi di - una contestatissima frontiera si deve procedere in un ginepraio intemazionale da vertigine. Ai ma¬ lumori tra i due stati confinanti si devono aggiungere il molo inglese nell'area, gli interessi opposti di parte francese e - last but not least - le velleità mussoliniane di dare segnali di una più energica presen¬ za italiana su quello scacchiere. Vi è inoltre - sul piano intemo itaha¬ no - il dialettico procedere di una pohtica estera divisa tra innovazio¬ ne (rappresentata da Mussolini) e tradizione (interpretata dallo speri¬ mentato segretario generale del ministero degli Esteri, Contarmi). E, sul piano intemazionale, la gine¬ vrina Società delle Nazioni, affida¬ ta alle cure dello scialbo segretario generale sir Eric Drummond si contrappone alla parigina Confe¬ renza degli Ambasciatori, presiedu¬ ta dal coriaceo Poincaré, premier francese decisamente orientato a servirsi anche dell'Italia pur di sminuire il molo del Regno Unito. In questo bel garbuglio s'inseri¬ sce, la mattina del 27 agosto 1923, una brutale imboscata. L'auto del¬ la missione militare italiana, con a bordo il generale Tellini e i suoi stretti collaboratori, viene attacca¬ ta, nei pressi della città greca di Giannina, da un commando rima¬ sto sconosciuto. Nell'imboscata gli italiani (il generale Tellini, il mag¬ giore medico Corti, il tenente Bo- naccin'., l'interprete Craveri, l'auti¬ sta Fameti) vengono assassinati, i loro volti sfigurati con il calcio dei fucih. Della strage la gendarmeria greca avvisa nel pomeriggio il con¬ sole itahano di Atene che allerta subito Roma. La risposta di Mussolini è durissi¬ ma. Il 29 agosto il rappresentante diplomatico itahano a Atene conse¬ gna infatti al ministro degli Esteri greco una nota del governo di Roma che chiede risposta entro ventiquat¬ tro ore. Oltre a scuse formali da parte greca e onori militari'alle vittime alla presenza di tutto il govemo ellenico si rivendica "un'in¬ chiesta rapida e severa con l'assi¬ stenza di un nostro rappresentante militare, per ricercare i colpevoli che avrebbero dovuto subire la pe¬ na capitale" nonché un indennizzo di cinquanta milioni di lire da parte del govemo greco a quello itahano". Nel frattempo ima divisione na¬ vale italiana comandata dall'ammi¬ raglio Franck fa rotta verso Lero, in attesa di ulteriori istruzioni. Men¬ tre si consumano le ultime ore dell'ultimatum un'altra divisione navale, comandata dall'ammiraglio Solari, si dirige verso Corfù. Quando alle venti del 30 agosto un funziona¬ rio greco si presenta all'ambasciata italiana di Atene con una risposta interlocutoria scatta la ritorsione pianificata da Mussolini e dai suoi collaboratori. L'ordine è di occupa¬ re l'isola greca di Corfù e tenerla in pegno sino a quando Atene non accetterà, le condizioni avanzate da Mussolini. L'ammiraglio Foschini scende a terra e comunica al prefetto Euri- pen le condizioni della resa: "alle ore sedici sarebbe stato sparato un primo colpo a salve, seguito da altri due, sempre a salve, con l'intervallo di tre minuti fra ciascuno di essi. Dopo di che, se non fosse stata alzata bandiera bianca sul semafo¬ ro, le navi avrebbero aperto D fuoco su obiettivi militari". E, visto il rifiuto greco di piegarsi all'imposi¬ zione, questo è quanto accade. Solo che il bombardamento navale con¬ tro la Fortezza Bassa, sede del co¬ mando della caserma greca, provo¬ ca tredici morti e sette feriti. Le vittime sono profughi anatohci ospi¬ tati da tempo in quei locali. Le autorità greche hanno provveduto, appena avvisate dell'azione, a far sgombrare i propri soldati dalla Fortezza ma si sono "dimenticate" dei profughi. E gli italiani hanno colpito innocenti: un misfatto che - mentre le truppe itahane procedo¬ no allo sbarco -' il corrispondente inglese Kennedy, di stanza nell'iso¬ la, rende noto a tutto il mondo A questo punto la vicenda ritor¬ na in mano ai diplomatici. Serrate trattative vedono l'emai^inazione della Società delle Nazioni che, nell' affare di Corfù, mette a nudo la propria impotenza e il prevalere del gioco delle grandi nazioni nel cui ristretto ambito l'Italia, come scrive Salvemini nel suo Mussolini diplo¬ matico, intende con qualsiasi mez¬ zo essere cooptata. Anche la ricostruzione della san¬ guinosa imboscata diventa una spe¬ cie di enigmatico puzzle intemazio¬ nale, degno della penna di Eric Ambler, l'autore della Maschera di Dimitrios. Perché l'auto della delega¬ zione greca, che sulla strada di Giannina doveva seguire quella de¬ gli italiani, non Iha fatto? Davvero era stato un guasto a bloccarla? 0 una forma di complicità con i kilr lers? E il commando anche se com¬ posto da nazionalisti greci - cosa probabile ma mai accertata - aveva per caso subito infiltrazioni? Maga¬ ri da parte dei servizi francesi, decisi a tutto pur di mettere in difficoltà l'Inghilterra? Il mistero non è mai stato chiarito. Di certo - ottenuto dopo giorni di altissima tensione, soprattutto con l'Inghilterra, l'impegno dai greci, garantito dalla Conferenza degli Ambasciatori, di indennizzare l'Ita¬ lia - Mussolini ordina di sgombrare "Corfù. Il 27 settembre le unità navali salpano ma, pochi minuti dopo, invertono la rotta. Motivo: i cinquanta milioni dovuti dal gover¬ no greco sono stati promessi ma non ancora versati. Poi, da parte della banca svizzera incaricata di ricevere l'indennizzo, giunge la con¬ ferma dell'accredito. Le navi itaha¬ ne, conclusa l'avventura, possono riprendere la strada di casa. L'isola greca di Corfù, che Mussolini ordinò di bombardare nell'agosto 1923 LUOGHI COMUNI Personaggi 6 memorie dell'Unità d'Italia di Oreste del Buono e Giorgio Boatti (gboatti@venus.it) DA LEGGERE Tommaso Argiolas Corfù 1923 Roma 1973 Gaetano Salvemini Mussolini diplomatico Bar/7952