«Il viadotto va abbattuto Sfregia la Valle dei Templi» di Renato Rizzo

«Il viadotto va abbattuto Sfregia la Valle dei Templi» «Il viadotto va abbattuto Sfregia la Valle dei Templi» Sgarbi: «E molto peggio delle costruzioni abusive di Agrigento» Scontro con la sovrintendente: orribili le recinzioni per la sicurezza Il Fai inaugura il giardino della Kolymbetra, totalmente restaurato Renato Rizzo inviato ad AGRIGENTO Una «gomma» per il ponte; bisogna cancellarlo dal paesaggio, eliminarlo dalla cartolina di Agrigento dimostrando con questo gesto il «pentimento» d'uno Stato colpevole. Vittorio Sgarbi guarda con occhio presbite ai guasti della città siciliana ugualmente 'amosa nel mondo per i Templi dove hanno abitato gli Dei e per le quasi adiacenti case dove vivono o vorrebbero vivere centinaia d'abusivi: lui scruta oltre questi scheletri in cemento «congelati» o abbattuti prima che diventassero villette e questi antichi ovili peri quali la trasformazione è già avvenuta. Ed anzi li liquida come un falso problema gettando all'aria in un attimo di furia verbale tutta la pubbhcistica che, in questi anni, ha raccontato di insonni speculatori e di politici inclini al dormivegha: «Queste cose lasciamo¬ le dire a commentatori partigiani come Santoro. Agrigento, più di Roma. Atene o Milano, ha saputo conservare in modo miracoloso le sue bellezze. Al di là delle piccole abitazioni illegali dei poveracci». Il problema vero di quest'angolo di Sicilia, secondo il sottosegretario ai Beni Culturali è, ora, il viadotto di quasi tre chilometri battezzato Akragas - ma che tutti chiamano «Morandi» dal nome del suo progettista - reahzzato nei primi anni 60 per collegare Agrigento a Porto Empedocle: «L'altra sera ne ho parlato con il presidente della Regione ed insieme abbiamo valuta¬ to l'ipotesi che lo Stato possa finanziare l'abbattimen¬ to di questo orrore». Legambiente, per bocca di Giuseppe Amone della segreteria nazionale commen¬ ta, a margine: «Se si trovano i soldi, lo distruggano pure. Ma non confondiamo il brutto utile con il brutto : uorilegge: quando parla delle case abusive Sgarbi è il ventriloquo del suo amico Sodano, l'ex sindaco di Agrigento ora senatore ccd la cui moglie possiede una villa, sequestrata, nella zona più inedincabile della Valle». Fuochi d'artificio di botta e risposta. E non è che l'inizio. Vittorio Sgarbi è ad Agrigento per partecipare ad una festa: quella che, dopo un anno di lavori, vede rinato grazie all'impegno del Fai, l'antico giardino della Kolymbetra ai piedi dejla collina dominata dal Tempio di Giunone. Ma la festa può attendere. Nel teatro Pirandello, davanti ai 300 delegati dell'organi¬ smo presieduto da Giulia Maria Crespi riimiti a convegno, il critico d'arte prestato alla pohtica denun¬ cia i veri «obbrobri»" della Valle: «Quelli autorizzati dallo Stato, come la stessa palazzina della soprinte- nenza o certe cancellate messe a salvaguardia dei monumenti». Irrefrenabile: irride alla targa posta dall'Unesco all'entrata del parco archeologico in cui dichiara questo lembo di Sicilia patrimonio dell'uma¬ nità. «Redatta in un italiano che insulta grammatica e decoro. Neppure Ripa di Meana scrive così male». La sovrintendente, Graziella Fiorentini, rephca piccata alla «provocazione». Lui, allora, lascia il palco e se ne va. Vaudeville allo stato puro: lo rincorrono, qualcu¬ no quasi gli strappa una tasca della giacca nella foga. Ringhia: «Quella è una cretina, doveva correggerla lei l'iscrizione. Invece di reagire così, pensi alle recinzio¬ ni da vomito che ha sistemato attorno ai templi. Peggio delle bombe. Roba da prenderla a calci nel sedere». La mattina che doveva veleggiare sulla leggerezza dell'arte, s'appesantisce sulle promesse di altre pedate viceministeriali: Sgarbi ne annuncia anche a «quel sovrintendente che non ha ancora posto un vincolo per vietare la costruzione d'un ^parco giochi davanti al castello di Masino, in Piemonte». Sopite le polemiche, finalmente, arriva l'attesa festa alla Kolymbetra. Quello che era una sorta d'arruffato roveto sta tornando lo stregante «declivio rivestito d'orti e vigneti» di cui parla Goethe. Cinque ettari che il Fai avrà in ccmcessione per 25 anni. Per dimostrare che, come dice Giulia Maria Crespi, (^paesaggio e arte non sono solo la bandiera dell'Italia, ma anche, un .vpla^b egonomico. Certo, p^corr? lavorare: qui ad Agrigento, ad esempio, concedono l'acqua ai cittadini solo alcune volte la settimana. Forse prima di parlare di ponte sullo Stretto o di nuovi aeroporti bisognerebbe occuparsi dell'essenziale». Nella Valle dei Templi rivive l'antico giardino della Kolymbetra, ai piedi della collina dominata dal Tempio di Giunone. Il restauro è stato curato dol Fai, il Fondo per l'ambiente italiano