Prima apertura Usa al Protocollo di Kyto

Prima apertura Usa al Protocollo di Kyto Prima apertura Usa al Protocollo di Kyto A Marrakech «sì» al coordinamento contro i gas serra Mario Sensini inviato a MARRAKECH La politica ambientale americana non avrà più un carattere unilaterale. Resterà autonoma, ma sarà coordina¬ ta con quella degli altri paesi firmata¬ ri del protocollo di Kyoto. 0 meglio, di quel che ne resta. Se la Conferenza di Marrakech verrà ricordata per essere riuscita a rimbarcare gli americani nella «campagna globale» contro il surriscaldamento del pianeta, il pro¬ tocollo di Kyoto è destinato a uscire da questa ennesima tornata negozia¬ le ancora più annacquato. A fronte del mezzo fallimento «tecnico», di Marrakech resterà un rapporto rin¬ saldato con gli Usa, conferma della nuova fase dei rapporti multilaterali scattata dopo gli attentati di New York. L'effetto «11 settembre» ha fatto sì che sia stato un paese musulmano moderato, il Marocco ospite della Conferenza, a proporre l'architettura della soluzione, e i paesi in via di sviluppo del G77, guidati nientemeno che dall'Iran, ad ofirire su un piatto d'argento la chiave tecnica per sbloc¬ care la difficilissima trattativa. Se un accordo definitivo non era ancora raggiunto a notte inoltrata, è stato solo per i dissidi interni ai paesi firmatari del protocollo di Kyoto. Dal vertice di Marrakech esce co¬ munque una Dichiarazione politica approvata all'unanimità, e quindi an¬ che dagli Stati Uniti, oltre ad un corposo e controverso annesso tecni¬ co in cui vengono precisati solo par¬ zialmente i meccanismi applicativi del protocollo di Kyoto, indispensabi¬ li per la ratifica del trattato prima del World Summit di Johannesbvuig del settembre 2002. Oltre a fare un espli¬ cito riferimento a Kyoto, la Dichiara¬ zione di Marrakech sottolinea che «il cambiamento climatico e le sue con¬ seguenze negative devono essere af¬ frontati attraverso la cooperazione a tutti i livelli», aprendo eoa la porta al sospirato sì degli Stati Uniti, che nella precedente Conferenza di Bonn si erano rifiutati di firmare alcunché. E' stato il Re del Marocco in persona, Mohamed VI, a lavorare perché la conferenza di Marrakech si concludesse con una Dichiarazione approvata anche dagli Stati Uniti Di sicuro il Marocco ha giocato un ruolo chiave nel negoziato, e non solo per la responsabilità di essere il primo pae¬ se arabo ad accogliere una conferen¬ za intemazionale dopo gli avveni¬ menti dell'I 1 settembre. Solido allea¬ to degli americani, e assai influente nel mondo musulmano per essere alla guida del Comitato di Al Qodz per Gerusalemme, potente espressione della Conferenza Islàmica, Mohamed VI ha lavorato assiduamente per com¬ pattare il fronte dei paesi in via di sviluppo e aprire la strada al compro¬ messo. L'accordo tecnico sul protocollo di Kyoto, che procedeva su un binario parallelo, è rimasto in bilico fino all'ultimo minuto. Superati i proble¬ mi intemi alTUnione Europea, sono rispuntate le pretese della Russia, del Canada, del Giappone e dell'Austra¬ lia. La «banda dei quattro» come l'hanno definita i responsabili intema¬ zionali del Wwf, ha lottato fino all'ul¬ timo per ammorbidire ancor di più i già tenui vincoli del protocollo di Kyoto. «Se si chiude lo si fa a prezzo di ulteriori concessioni alla Russia, al Giappone e agli altri paesi delTUm- brella Grouft come il Canada, l'Au¬ stralia e la Nuova Zelanda» commen¬ tava a metà pomeriggio il ministro dell'Ambiente italiano, Altero Matteo- li, lasciando Marrakech. Senza na¬ scondere che l'accordo tecnico che si profilava «se è l'unico possibile, è anche un accordo minimale, al di sotto del quale ci può essere solo il fallimento». Quattro anni fa il proto¬ collo di Kyoto prevedeva la riduzione del 5,20Zo rispetto al '90 delle emissioni di diossido di carbonio entro il 2012. A forza di rimaneggiamenti quell'ac¬ cordo ora non garantirebbe che un abbattimento delle emissioni respon¬ sabili dell'efietto serra del 20Zo. Poco, pochissimo, ma pur sempre un primo passo. La soddisfazione delle associazioni ambientaliste e dei paesi che sostengono Kyoto è solo nella speranza di aver iniziato un processo destinato a durare decenni per risolvere il problema del cambia¬ mento climatico. Anche per questo lUnione Europea resta tra i più con¬ vinti sostenitori di Kyoto e ha chiesto a tutti i paesi membri di ratificare il trattato entro il giugno del 2002 per arrivare a settembre al World Sum¬ mit Johannesburg con le carte a psto. Il governo italiano, ha spiegato ieri Matteoli, presenterà al massimo entro gennaio la legge di ratifica, augurandosi di compattare sulla rapi¬ da approvazione del provvedimento anche l'opposizione. PrimenevicatealNordesugllAppenniniM'inverhohafattolaprimacomparsa

Persone citate: Mario Sensini, Matteoli