Pensioni, governo diviso Maroni: sui Tfr solo voci

Pensioni, governo diviso Maroni: sui Tfr solo voci IL CONSIGLIO DEI MINISTRI PRENDE TEMPO. DECIDERÀ' IL 15, SETTE GIORNI DI TEMPO PER TROVARE UN ACCORDO Pensioni, governo diviso Maroni: sui Tfr solo voci Fini incalza: «Su previdenza, fisco e lavoro chiederemo la delega Presto l'aumento delle minime, sanatoria per gli indebiti Inps» I sindacati: «Basta balletti, Berlusconi deve dire cosa vuole fare» Roberto Giovannini ROMA Gianfranco Fini non ha dubbi; il 15 novembre il governo chiederà tre deleghe legislative, su pensioni, la¬ voro e fisco. Della stessa idea è Giulio Tremonti, mentre il titolare del Welfare Roberto Maroni sembra meno convinto. Il ricorso alla delega significa scontro con i sindacati confederali, meno frammentati del previsto, e soprattutto vuol dire ipotizzare interventi forti sul siste¬ ma pubblico sgraditi alla base leghi¬ sta, cui era stata promessa l'intangi¬ bilità delle pensioni di anzianità. E così l'Esecutivo sembra parlare con voce discorde su un tema tanto delicato. Il sindacato considera «so¬ speso» il confronto di merito, e scrive a Silvio Berlusconi chiedendo un incontro per ottenere un «chiari¬ mento politico definitivo». E la repli¬ ca alle dichiarazioni di Fini è assai dura. «Se la scelta è quella delle deleghe vuol dire che questo gover¬ no agisce sotto dettatura di Confin¬ dustria; a quel punto la Cgil trarrà le inevitabili conseguenze», dice il se¬ gretario confederale Giuseppe Casa- dio. «Aspettiamo che Berlusconi ci convochi - afferma il numero uno Cisl Savino Pezzetta - ma mantenia¬ mo ferma la nostra contrarietà al ricorso allo strumento della delega su pensioni e lavoro». Il vicepremier Gianfranco Fini ha le idee chiarissime sul da farsi. Da Campobasso il presidente di An ribadisce che le deleghe saranno tre. Fini (insieme ai ministri Maroni e Tremonti) aveva discusso in una colazione di lavoro con il presidente del Consiglio proprio sui temi della previdenza. Colazione seguita a una riunione di Consiglio dei ministri che - a sorpresa - aveva accantonato l'argomento. La dichiarazione di Fi¬ ni sembrerebbe indicare un orienta¬ mento definitivo del governo, orien¬ tamento che tuttavia altre fonti governative rivelano come ancora passibile di cambiamenti. Sempre il vicepremier ha illustrato una ipote¬ si di assegnazione dell'aumento del¬ le pensioni «povere» a un milione al mese; secondo Fini, al milione arri¬ veranno gli invalidi civili gravi con più di 61 anni; e (purché il reddito annuo sia non superiore ai 13 milio¬ ni, 21,5 se con coniuge, non conside¬ rando la casa di proprietà) anche i pensionati al minimo con più di 65 anni e i pensionati «sociali» con più di 71. Ci sarà anche l'attesa sanato¬ ria sugli indebiti Inps. La decisione di ricorrere alla delega è una indiretta (e negativa) risposta alla lettera spedita da Coffe¬ rati, Pezzetta e Angeletti a Berlusco¬ ni; i tre leader sindacali avevano chiesto in mattinata un incontro, spiegando che di qui al 15 novembre sarebbe impossibile un confronto vero con le parti sociali. In serata, una risposta del Cavaliere non era ancora giunta. Apremere in direzio¬ ne opposta era stato il presidente di Confindustria Antonio D'Amato, che aveva ribadito l'urgenza di rifor¬ me coraggiose e strutturali. «La delega è lo strumento politicamente corretto che evita la dilazione nel tempo di interventi che se non fossero legati tra loro perderebbero il carattere di contestualità», aveva detto D'Amato. A quel punto, è stato pressoché inevitabile il fallimento dell'incon¬ tro pomeridiano al tavolo «tecnico», guidato dal sottosegretario al Lavo¬ ro Alberto Brambilla. Brambilla ha sottoposto a sindacati e imprendito¬ ri un documento in cui sono indicati cinque punti su cui - a giudizio del governo - esiste un «ampio consen¬ so», e su cui «stringere» il negoziato. In sintesi, per l'Esecutivo bisogna introdurre incentivi e disincentivi per innalzare l'età del pensionamen¬ to; certificare i diritti pensionistici acquisiti; liberalizzare verso l'alto l'età pensionabile, abolire il divieto di cumulo tra lavoro e pensione, e varare incentivi fiscali più forti per la previdenza complementare. Il primo punto appare quello più con¬ troverso; se accanto a incentivi per convincere il lavoratore a non utiliz¬ zare il diritto al pensionamento (tipicamente, quello anticipato di anzianità) saranno varati corrispon¬ denti disincentivi per chi al contra¬ rio vorrà andare in pensione, ecco il ritomo alle penalizzazioni dei pen¬ sionamenti di anzianità che scatena¬ rono la rivolta del '94. Molto dipen¬ derà, naturalmente, dalle modalità tecniche che verranno individuate. Intanto, il ministro Maroni prende le distanze dalla proposta di inserire un terzo del Tfr nelle buste paga; «quella non è la strada del governo - dice - Tremonti ha detto che non è farina del suo sacco». I più stretti collaboratori del ministro dell'Eco¬ nomia al contrario ribadiscono però la bontà della proposta, che però viene giudicata irricevibile dal sin¬ dacato; «Mettere un terzo del Tfr in busta paga - dice il numero due Uil Adriano Musi - significa penalizza¬ re i lavoratori, perché quel terzo verrebbe quasi completamente as¬ sorbito dal fisco e dai contributi». Cgil,Cisl e Uil interrompono la verifica al tavolo tecnico Ora spuntano disincentivi per frenare le anzianità e incentivi per alzare l'età del pensionamento Versoi'abolizione del divieto di cumulo I ministro del Welfare, Roberto Maroni, frena sul Tfr

Luoghi citati: Campobasso, Roma