Il vertice sul clima ridivide l'Europa

Il vertice sul clima ridivide l'Europa Il vertice sul clima ridivide l'Europa Francia, Germania e paesi nordici ridiscutono gli accordi di Bonn per ragioni elettorali e di politica interna. In pericolo la richiesta anglo-italiana che l'Unione si presenti con una posizione comune Mario Sensini inviato a MARRAKECH Un passo avanti e due indietro. A ventiquattr'ore dalla conclusione prevista per questa notte, il negozia¬ to di Marrakech che dovrebbe spia¬ nare la strada alla ratifica del proto¬ collo di Kyoto è tornato su un binario morto, anche se non si esclude un accordo in zona Cesarmi. Accantona¬ to il problema della Russia, che pretende un tetto più elevato alle sue emissioni inquinanti, nella giornata di ieri ha tenuto banco un'estenuan¬ te querelle tra i paesi membri del¬ l'Unione Europea, in difficoltà nel recuperare una posizione comune a lungo sbandierata nei momenti diffi¬ cili di questa lunghissima trattativa, iniziata quattro anni fa. A creare i maggiori problemi que¬ sta volta non è stata l'Italia, che pure in primavera aveva tentato una timi¬ da sortita dai ranghi, bensì la Fran¬ cia, insieme ai paesi nordici e alla Germania. Chi per ragioni economi¬ che, chi per motivi poUtici che poco o nulla hanno a che vedere con l'effet¬ to serra ed il progressivo e dannosis¬ simo riscaldamento del pianeta. Ne¬ gli ultimi atteggiamenti della Fran¬ cia, che ha un governo a guida socialista, un presidente della Repub¬ blica della «droite» e un ministro dell'ambiente dei verdi, alcuni osser¬ vatori hanno visto affacciarsi preoc¬ cupazioni legate alla scadenza eletto¬ rale del prossimo anno. Stesso dicasi per la Germania, mentre i paesi nordici hanno colto al volo le richie¬ ste della Russia accodandosi alla sua richiesta di tenere in maggior consi¬ derazione il patrimonio forestale na¬ zionale, capace di assorbire diossido di carbonio, nei conteggi sui tetti di inquinamento da rispettare. Il protocollo di Kyoto, sopravvis¬ suto all'abiura americana e rimasto miracolosamente in piedi, seppure indebolito, con l'accordo politico di Bonn di luglio, raggiunto grazie alle concessioni europee a Russia, Cana¬ da e Giappone, ha a lungo vacillato anche a causa dei dissidi interni all'Unione, che, hanno richiesto uno sforzo aggiuntivo per raggiungere un accordo che nella nottata è sem¬ brato finalmente più vicino. «Se ci allontaniamo dall'accordo di Bonn, che a Marrakech dovrebbe essere tradotto in un testo giuridico, rischia di saltare tutto» dice il ministro dell'Ambiente Altero Matteoli. «Qualche paese europeo - aggiunge - ha proposto oggi di modificare in senso più restrittivo quegli impegni, ma invece di fare un passo avanti qui rischiamo di tornare indietro. Bonn era il massimo che si poteva ottenere, ed è pura illusione pensare che l'accordo si possa migliorare». Dopo aver fatto temere un eccessi¬ vo avvicinamento alle posizioiii ame¬ ricane, l'Italia si trova tra i pochi, insieme a Gran Bretagna, a Belgio e Spagna, a difendere quel che resta del protocollo di Kyoto. Proprio per evitare di riaprire quello che Matteo- li chiama il «vaso di Pandora», la delegazione italiana, insieme a quel¬ la britannica, aveva anche chiesto che nella trattativa l'Unione parlas¬ se unicamente con la voce della presidenza di turno belga. Inutilmen¬ te. Così, dopo l'impuntatura della Russia, l'atteggiamento imperscruta¬ bile del Giappone e la prudenza del Canada e dell'Australia, ecco spunta¬ re il dissidio tra gli europei. «E' incredibile che in un negozia¬ to così importante, che punta alla ratifica del primo trattato intemazio- naie legalmente vincolante per la difesa dell'ambiente, spuntino argo¬ menti politici che non c'entrano niente con il cambiamento climati¬ co» sottolinea Luisa Arezzo, diretto¬ re dell'ufficio intemazionale di Le- gambiente. «Mi auguro che l'Italia non tomi indietro ed awii comun¬ que, e senza ritardi - aggiunge - il processo di ratifica del protocollo di Kyoto», che secondo alami ricercato¬ ri potrebbe addirittura portare a consistenti benefici economici (3 mi¬ la miliardi entro il 2012, secondo la rivista Nature). Non è escluso che su questo obiettivo si saldino le posizio¬ ni di maggioranza e opposizione. Valerio Calzolaio, deputato Ds pre¬ sente a Marrakech nella delegazione parlamentare italiana, ci sta già lavo¬ rando. «Non so se Matteoli è d'accor¬ do, ma potrebbe non dispiacergli. Io sto già scrivendo la relazione di accompagnamento alla proposta di legge di ratifica che presenterò in Parlamento martedì. Per ridurre le emissioni inquinanti le conferenze come questa di Marrakech servono a poco, se non a niente. Gli impegni vincolanti devono venire dai Capi di Stato e di Govemo, e l'appuntamen¬ to cruciale al quale arrivare con le carte a posto è il Summit sulla terra di Johannesburg che si terrà nel settembre del 2002». Tra le incertezze nelle quali si dibatte il vertice ospitato dal Maroc¬ co, c'è anche quella relativa all'atteg¬ giamento degli Stati Uniti, presenti con una delegazione guidata da Pau¬ la Dobriansky, il numero cinque del Dipartimento di Stato. Finora non c'è stato akuii tentativo di «sabotag¬ gio», come qualcuno temeva. Non sono spuntate «proposte alternati¬ ve» che avrebbero ulteriormente complicato i lavori della conferenza. Gli Usa hanno una propria ricetta e . non firmeranno il protocollo di Kyo¬ to perché lo ritengono dannoso per la propria industria, al contrario dell'Unione Europea, sicura che dal¬ l'attuazione del trattato derivi un vantaggio competitivo. Ma sono pur sempre parte della Convenzione qua¬ dro dell'Onu sul Cambiamento clima¬ tico, e siedono al tavolo di Marrake¬ ch per assicurarsi, spiega la Dobrian¬ sky, «che gli interessi americani non siano compromessi». E, dice qualcu¬ no, stanno facendo il diavolo a quat¬ tro per evitare che la dichiarazione finale di Marrakech faccia un qualsi¬ asi riferimento al protocollo di Kyo¬ to. Anche al di là di questo la bozza della dichiarazione finale resta vaga. Riconosce che gli effetti del cambia¬ mento climatico sono già avvertibili' e, ma evita attentamente di sfiorare impegni troppo precisi anche per l'industria energetica europea, come un eventuale riferimento alla diffu¬ sione delle fonti rinnovabili. La ratifica del protocollo di Kyoto sull'effetto serra appare sempre più legata a un filo Anchea Marrakech II negoziato sulla riduzione dell'effetto serra ha scatenato un aspro scontro politico

Persone citate: Altero Matteoli, Cana, Dobriansky, Luisa Arezzo, Mario Sensini, Matteoli, Valerio Calzolaio