IL Comandante DELLA Garibaldi

IL Comandante DELLA Garibaldi A60RDO DEiLAPORTAEREI ITALIANA FERVONO I PREPARATIVI PER LA MISSIONE VERSO L'AFGHANISTAN IL Comandante DELLA Garibaldi «I motori funzionano alla perfezione, siamo già pronti a salpare» «Possiamo stare in mare senza limiti di tempo, con un appoggio» intervista Fulvio Mitone inviato a TARANTO PIÙ' che un guerriero, sembra un buon padre di famigha, di quelli tutto casa e lavoro. Invece il capitano di vascello Salvatore Cop¬ pola, 45 anni, sta per trasformarsi in uno dei protagonisti dell'opera¬ zione «Enduring Freedom». La sor¬ te gh ha affidato il comando della portaerei Garibaldi appena un me¬ se, e mezzo fa, il 25 settembre, due settimane dopo che l'attentato al¬ le Toni GemeUe di New York cambiasse anche la sua vita. E ora, sprofondato in ima poltrona nella sala riunioni della nave, sotto un grande ritratto dell'Eroe dei Due Mondi, racconta la sua storia di ufficiale e gentiluomo che mai avrebbe pensato di partecipare un giorno a ima missione vera. Accanto a lui c'è chi invece la guerra la conosce: è il capo servi¬ zio volo Luigi Laricchia, aiuto di bandiera del Comandante in capo del Dipartimento Marina: nell'88 è stato in missione nel Golfo Persi¬ co, contro i pasdaran. Occhi chiari e sorridenti, capel¬ li radi e grigi, pizzetto dà marina¬ io. Salvatore Coppola ha un accen¬ to che tradisce le sue origini napoletane: «Sono nato da quelle parti, a Castellammare di Stabia, paese di mare», dice con una pùnta di orgoglio. Già da ragazzo voleva navigare, e l'ha fatto a lungo sui sommergibili: «Fino a qualche anno fa, le navi le vedevo solo attraverso il periscopio, e confesso che oggi mi fa un certo effetto trovarmi a bordo di una portaerei». Una vera e propria città galleg¬ giante, organizzata su undici livel¬ li, con un dedalo di scalette e corridoi in cui, in queste ore, i marmai si muovono come formi¬ che per caricare vettovaghe e at¬ trezzature. E lui, il governatore di questo lembo dltalia sul punto di navigare nehe acque di mezzo mondo, si sente già lontano dal porto di Taranto. Comandante, quando salpere¬ te? «E chi può dirlo? Non dipende solo dalle nostre autorità, ma anche dalle esigenze degli alleati». i Azzarda ima data? «Me ne guardo bene. Però le posso dire che potremo mollare gh ormeg¬ gi entro quarantott'ore dall'ordine di partenza. Siamo pronti da un bel pezzo, ghelo dico per smentire ancora una volta le illazioni che sono state fatte sulla mia nave. La Garibaldi è a posto. I motori funzio¬ nano alla perfezione e l'equipaggio è bene addestrato». Potrebbe mai dire il contra¬ rio? «Neanche se potessi, parola d'ono¬ re». Parola di marinaio? «Non scherziamo. La portaerei è in grado di rimanere per tutto il tem¬ po che si vuole in mare aperto. Certo, avremo bisogno di un appog¬ gio. Con noi dovrebbero partire una o due fregate e una nave rifomitrice». Che cosa avrebbe risposto, da ragazzo, se le avessero detto che un giorno sarebbe partito per la guerra? «E' un'eventualità che ogni soldato deve mettere nel conto». Vuole raccontarcela, la sua storia di soldato? ((Anche se non sono figlio d'arte, navigare è una passione che ho avuto sin da ragazzo. Nel '75 sono entrato in Accademia, nel '78 ho HI avuto il primo imbar¬ cò: più che sul mare, i|| sarebbe corretto dire sotto il mare». Che vuol dire? ?- ' «Che sono stato per dódici lunghi anni a bordo dei sommergi- bili. Ne ho comanda¬ ti tre: il Toti, il Pelosi e il Marconi. Per me, il sommergibile è co¬ me il primo amore, quello che non si scorda mai. Sulla mia divisa, dopo tan¬ to tempo, porto ancora il distintivo di appartenenza alla squadra. Quel¬ l'esperienza non la dimenticherò mai. Poi sono stato imbarcato sulla fregata Euro, nella prima metà degh Anni Novanta, quando le navi militari pattughavano in lun¬ go e in largo l'Adriatico». Anche quella era come una guerra, la guerra d'Albania. I vostri nemici erano gh scafi- s ti che portavano qui gh immi¬ grati clandestini. Non è così? «Facevamo il nostro dovere, esegui¬ vamo gh ordini. E poi quella non era una guerra, non c'era un vero nemico. Questa è guerra. Per me è la prima missione operativa». Questa volta si fa sul serio, non si tratta di una semphce esercitazione. Che cosa prova al pensiero che la gente muo¬ re davvero, che gh aerei decol¬ lati dalla sua nave potrebbero bombardare l'Afghanistan? «Sono un militare, un sereno e tranquillo esecutore di ordini. Io non odio il nemico, se è questo che vuol sapere. Ma sono pronto ad andare lì dove mi mandano, e cerco di svolgere al megho il compi¬ to che mi è stato assegnato. Le ripeto: io e l'intero equipaggio sia¬ mo sereni. In Itaha, il mio paese, sono state fatte delle scelte politi¬ che che non posso né voghe com¬ mentare. Un professionista deve fare bene il suo lavoro. Le emozio¬ ni, le sensazioni, queUe le tengo per me. No ho tante, ma non devono condizionare minimamente la mia attività». Quale sarà la vostra missio¬ ne? «Non abbiamo ancora ordini preci¬ si. Aspettiamo le direttive dello Stato Maggiore e dei comandi degh altri paesi impegnati nell'operazio¬ ne "Enduring Freedom". Le posso dire che, quando partiremo, sul ponte di volo ci saranno solo gli elicotteri. Poi, durante la navigazio¬ ne, imbarcheremo otto Harriera. I famosi aerei a decollo verti¬ cale? «Proprio quelli. Ma quei vehvoh sono anche in grado di eseguùe un decollo corto, più opportuno, per¬ ché in questo modo si risparmia carburante. La Garibaldi, inoltre, ospiterà il comando di squadra, che sarà affidato a un contrammi¬ raglio. E' una soiia,di centrale,da cui verranno coordinate le attività della nostra forza navale. Tutto ciò che riguarda l'autodifesa della por¬ taerei, invece, dipenderà da me». Quanto durerà il vostro viag¬ gio di guerra? «E' impossibile dirlo. In teoria, la Garibaldi è in grado di navigare per un periodo di tempo indetermina¬ to, naturalmente con l'appoggio deUe altre unità. Ma posso dirle con certezza che sulla nave non ci sarà un ricambio dell'equipaggio: ad mi certo punto rientreremo tutti alla base». Già, l'equipaggio. E' vero che non imbarcherete marinai di leva? «Sì. Sarebbe impensabile farlo: li lasciantòaterra». Perché? «Una missione del genere non è uno scherzo. A bùrdo ci vuole gente esperta, militari addestrati alla per¬ fezione. Ognuno ha il suo compito, ma all'occorrenza deve essere in grado di svolgere mansioni diver¬ se. Tutto questo presuppone una preparazione lunga e complessa che un marinaio di leva non potreb¬ be avere». Può spiegarsi megho? «Le faccio un esempio. Sulla Gari¬ baldi c'è anche il barbiere. Suppo¬ niamo che a bordo scoppi un incen¬ dio. Il barbiere non continuerà certo a tagliare i capelli, né se ne starà sdraiato in cuccetta. E' stato addestrato a far fronte a un'emer¬ genza del genere, saprà dove mette¬ re le mani. Per prepararlo è stato impiegato del tempo. E poi ci sono i veterani: con noi ci sono militari, soprattutto fra gli ufficiah e i sottuf- ficiah, che hanno fatto esperienza in Somalia e nel Golfo Persico. Il loro contributo ci sarà particolar¬ mente utile». Comandante Coppola, ha già salutato la sua famiglia? «Con Alessandra, mia moghe, ho parlato al telefono. Mi è sembrata abbastanza serena. Una donna che vive con un marinaio prima o poi si abitua alla lontananza del marito. Deve avere due doti, pazienza ed equilibrio. Io le sono grato, perché riesce a comunicarmi un grande senso di tranquillità». I suoi figli? «Ne ho uno, un maschio. Si chiama Francesco, compie diciotto anni a dicembre. E' venuto a trovarmi a bordo la settimana scorsa». Anche lui entrerà in Marina? «Non lo so. Credo che un padre non debba pretendere di imporre nien¬ te al figlio. Francesco è libero di sceghersi il suo futuro». «Ho le mie idee ma non voglio commentare le scelte politiche Sono un professionista e ogni sensazione la tengo per me» «Non avremo militari di leva: tutti devono essere super-addestrati» , - ^ji;:'' -:"-.^V-;,,.:.v,. ■^■: J^ Il capitano dì vascello Salvatore Coppola (foto piccola) è alla guida della «Garibaldi» dal 25 settembre. E' sposato con un figlio

Luoghi citati: Afghanistan, Albania, Castellammare Di Stabia, New York, Somalia, Taranto