PUTIN «Americani vi sono amico»

PUTIN «Americani vi sono amico» K, i DELINEAI NUOVI SCENARI DOPO L'UNDICI SETTÈMBRE PUTIN «Americani vi sono amico» intervista Barbara Walters PRESIDENTE, quando dal suo ufficio ha visto in tv l'attacco al Trade World Cen¬ ter, che cosa ha pensato? Che cosa ha provato? «Stavo lavorando, era un gior¬ no come un altro. Ho provato diverse sensazioni. Per prima cosa, per quanto possa sembra¬ re strano, ho provato una certo senso di colpa per questa trage¬ dia. Lei sa che del tenrorismo intemazionale si è parlato mol¬ tissimo e da vari punti di vista. Si è discusso di minacce agli Stati Uniti e ad altri Paesi. Eppure non siamo stati capaci di fronteggiarle, di anticipare chi; dove e coinè avrebbe colpi¬ to. Da qui la mia prima reazione di rabbia e in qualche misura di colpa. Poi ho compreso cjuello che il popolo e la leadership degli Stati Uniti stavano provan¬ do in quel momento. Perché piuttosto di recente, nel 1999, anche noi russi siamo stati vitti¬ ma di attacchi terroristici. Non mi riferisco solo alla Cecenia e al Caucaso ma anche alle esplo¬ sioni in palazzi abitati che fece¬ ro centinaia di vittime innocen¬ ti a Mosca e altrove. Dato che capivo quel che provavano gli americani, stavo male con lo¬ ro». Lei si sente colpevole per non aver avvertito gli Usa con abbastanza forza? So che quando lei incontrò il presidente Clinton gli se¬ gnalò il problema Bm La¬ den e si sorprese di essere stato ignorato. «Non voglio avventurarmi in valutazioni dei miei colleghi o delle mie controparti, incluso l'ex presidente degli Stati Uniti, che si trovava a sua volta in una situazione difficile. Ma certo in quella circostanza noi russi con¬ tavamo su una più attiva coope¬ razione nella lotta al terrorismo intemazionale. Non so se gli attacchi aerei su New York e Washington potessero essere prevenuti, ma ribadisco che contavamo su ima maggiore cooperazione. Da parte nostra è un peccato che i nostri servizi segreti non abbiano raccolto informazioni tempestive e non siano stati in grado di avvertire con precisione gli americani della tragedia che stava per abbattersi su di loro». Il presidente Bush ha detto che lei è stato il primo leader mondiale a telefo¬ nargli e che di questo le è molto grato. Che cosa gli ha detto quando gli ha telefo¬ nato? «Innanzitutto gli ho espresso la nostra solidarietà con il popolo americano. Gli ho ricordato che anche la Russia aveva subito attacchi ed esplosioni nelle sue città e che forse questo mi permetteva di capire meglio quel che provavano in quel momento l'America e il suo Presidente. Dunque gli ho espresso sohdarietà, non solo da parte mia, ma anche dell'in¬ tero popolo russo. L'ho fatto non solo sulla base delle emozio¬ ni, ma anche di considerazioni pragmatiche. Perché mi rende¬ vo conto, allora come ora, che la necessità di combattere il terro¬ rismo intemazionale è assolu¬ ta, quanto quella di far sapere all'America che in quel momen¬ to terribile non era sola». Dopo l'il settembre lei sembra aver fatto una sto¬ rica scelta strategica deci¬ dendo di avvicinarsi all'Oc¬ cidente, agli Stati Uniti. Questo potrebbe essere un azzardo per lei entro i confi¬ ni del suo Paese, dove non tutti approvano. Perché ha deciso cosi? «Beh, posso dirle qualcosa che forse la sorprenderà. Questa è una scelta che la Russia aveva già fatto per conto suo parec¬ chio tempo fa. Sfortunatamente non era stata notata, ma dopo l'II settembre è stato impossibi¬ le continuare a non notarla. Soprattutto si è capito che la Russia non solo può, ma deve essere un alleato strategico del¬ la comunità civile che compren¬ de gli Stati Uniti. Credo che i tragici eventi dell' 11 settembre abbiano aperto gli occhi a tutti sul fatto che se voghamo proteg¬ gerci dobbiamo essere uniti». Mi piacerebbe chiederle qualcosa di più sui suoi rapporti con George Bush. Quando la incontrò per la prima volta, il Presidente disse che la guardò negli occhi e vide la sua anima. Ci fu chi sorrise nel sentir¬ glielo dire. Lei che cosa crede che abbia visto nella sua anima? «È diffìcile per me dire che cosa abbia visto nella mia anima. Semmai dovrebbe chiederlo a Bush. Ma a quelli che hanno sorriso avrei qualcosa da dire. Non credo che sia un caso che non loro ma lui sia diventato presidente degli Stati Uniti. Bu¬ sh vede meglio e più in profondi¬ tà ed esamina i problemi più accuratamente. Posso dire che è dovuto in larga misura alla posizione di Bush se le relazioni si sono evolute così positiva¬ mente dopo l'il settembre. Il fatto che io sia stato il primo a telefonargli dipende soprattut¬ to dalla sua posizione ed è un credito che dovrebbe andare innanzitutto a lui. Anche il successo della coahzione inter¬ nazionale è merito suo e credo che il primo passo sia stato il nostro incontro a Lubiana quan¬ do lui disse quelle buone parole su di me e il mio Paese. Vorrei aggiungere qualcosa sulla mia esperienza di comunicazione personale con Bush. Sono con¬ vinto che egli sia un partner affidabile. Possiamo dividerci su qualche problema, essere in disaccordo su qualcosa. Ma ho notato che quando raggiungia¬ mo un accordo, lui lo pone in essere senza iiidugio. Non solo io ma tutta la leadership russa ha notato questa caratteristica positiva del Presidente. La valu¬ tiamo come un'indicazione del fatto che possiamo fare accordi con quest'uomo e che egli man¬ tiene gli impegni che si assume. Anche dopo negoziazioni parti¬ colarmente complesse». Quando Bush dice che vuol fare una cosa la fa. «Sì. Esattamente». Mi risulta che questo sia vero anche di lei. «Ci provo». Parliamo di alcuni dei pos¬ sibili accordi. Da certe noti¬ zie pare che ci sia un'inte¬ sa fra lei e il presidente Bush sulla riduzione delle armi nucleari. Ma resta il disaccordo sul trattato Abm che vieta le armi anti¬ missile. Lei vuole che resti com'è. Bush vorrebbe elimi¬ narlo per realizzare un si¬ stema anti-missile. Ritiene che punti di vista così di¬ versi si possano concilia¬ re? Che compromesso è pos- . sibile? «Non mi è facile rispondere con sicurezza, ma sono convinto che un accordo possa essere raggiunto negoziando molto in¬ tensamente. Abbiamo una certa piattaforma sulla quale possia¬ mo intenderci. Per quanto ri¬ guarda la riduzione delle armi strategiche a un livello molto più basso dell'attuale, credo che possiamo accordarci piutto¬ sto rapidamente. In questo con¬ testo potremmo trovare un ap¬ proccio comune alla difesa anti¬ missile. Comunque, la nostra posizione su questo punto è flessibile. Noi crediamo che il trattato Abm del 1972 sia impor¬ tante, essenziale, m abbiamo una piattaforma negoziale a partire dalla quale potremmo raggiungere un accordo anche sull'Abm. Almeno lo spero». Mi faccia capire. Il presi¬ dente Bush dice «costruirò la difesa anti-missile». Lei ribatte «voglio che resti il trattato Abm». Come è pos¬ sibile il compromesso? Non le chiedo di spiegarmi tut¬ ta la sua strategia ma provi darcene un'indicazione. «Per cominciare, il trattato Abm già nel 1972 conteneva un limitato potenziale di sviluppo di un sistema difensivo. Noi abbiamo realizzato il nostro sistema anti-missile attorno a Mosca, gli Stati Uniti hanno fatto una scelta diversa e non lo hanno ancora costruito. Ci sono varie deposizioni del trattato sulle quali possiamo trovare approcci comuni. Gli esperti ritengono che sulla base di que¬ sti approcci sarebbe possibile stipulare condizioni che non violino la sostanza del trattato esistente ma rispondano alle esigenze attuali e vengano in¬ contro ai desideri della leader¬ ship americana riguardo alla difesa strategica». Signor presidente, lei sta dando un grande sostegno alla lotta contro il terrori¬ smo e ha affermato di non volere niente in cambio. Ma alcuni dei suoi consi¬ glieri suggeriscono che qualcosa si potrebbe chie¬ dere: magari un rapporto organico con la Nato, o anche l'ammissione alla Nato, o un aiuto alla Russia sul fronte del debito, o l'accesso all'Organizzazio¬ ne mondiale del commer¬ cio (Omo o Wto). Lei si aspetta di raggiungere qualcuno di questi obietti¬ vi in cambio del sostegno agli americani? «Non so chi abbia detto una cosa del genere. Churchill una volta disse che i pohtici pensa¬ no alle prossime elezioni men¬ tre gli statisti pensano alla pros¬ sima generazione. Sono parole che calzano particolarmente be¬ ne alla situazione presente. La Russia non si aspetta favori né ricompense per il supporto al¬ l'America nella lotta al terrori¬ smo. Abbiamo un nemico comu¬ ne, il terrorismo intemaziona¬ le, e il lavoro che stiamo facen¬ do insieme è anche nel nostro interesse. Ma è anche nostro interesse integrare la Russia nella comunità intemazionale in ogni settore: nella pohtica, nella difesa, nella sicurezza. In tutte le discussioni che abbia¬ mo avuto con i leader degli Stati Uniti e dell'Europa occidentale questo è stato ben compreso. Se parliamo di riavvicinamento fra la Russia e l'Occidente, non solo la Russia, ma anche la comunità intemazionale vi ha interesse. Questo non ha nulla a che vedere con il pagamento del debito. La Russia non cerca baratti. Sta cooperando e ba¬ sta». Lei crede che alla fine troveremo Bin Laden? Ed è importante che lo troviamo? «Sì, credo che catturarlo sia possibile, ma molto diffici¬ le. E ancora sì, sarebbe im¬ portante riuscirci. Perché i principali responsabili degli attacchi terroristici devono essere portati davanti alla giustizia. Ma ciò non risolve¬ rà il problema complessivo del terrorismo. Questa bat¬ taglia va combattuta non solo con le forze armate, ma anche con altri mezzi: politici, economici e sociali. Serve una vasta gamma di sforzi da parte della comunità intemazionale per combattere questo male». È possibile che la Russia mandi truppe di terra in Afghanistan? «Per noi una cosa del genere sarebbe inaccettabile. Le spiego perché. Per i russi tornare in Afghanistan sarebbe come per gli americani tornare con le proprie truppe in Vietnam. An¬ zi peggio, perché la nostra espe¬ rienza in Afghanistan è più recente. Ma già adesso le forze armate russe stanno aiutando quelle americane e in modo molto concreto. Innanzitutto at¬ traverso l'intelligence, intelli- geuce-di prima quaUtàu. Poi trasmettendo agli americani le nostre conoscenze sulla real¬ tà dell'Afghanistan. Ancora, stiamo sostenendo l'Allean- ;za del Nord con decine di milioni di dollari. Infine po¬ tremmo aiutare gli america¬ ni in eventuali operazioni di soccorso, anche all'interno del territorio afghano». Parliamo dell'Iraq. È provato che Moham¬ med Atta, uno dei terro¬ risti dell'attacco al World Trade Center, ha avuto con¬ tatto con i servizi segreti iracheni. Se fosse provato che Baghdad è coinvolta negli attacchi terroristici, lei sarebbe favorevole a bombardamenti americani sull'Iraq? Potrebbe parteci¬ parvi? «La nostra posizione sull'Iraq è stata decisa parecchio tempo fa. Ci uniamo alla comunità intemazionale nel suo deside¬ rio di chiarire una volta per tutte se l'Iraq ha armi di distru- . zione di massa o se sta cercando di svilupparne. In tale contesto, credo che dovremmo rinnovare le ispezioni intemazionali alla installazioni in territorio irache¬ no. AI riguardo abbiamo una proposta, che stiamo già discu¬ tendo con altri, americani inclu¬ si. Devo aggiungere che non siamo ancora riusciti a convin¬ cere la leadership irachena, per cui il processo è piuttosto diffici¬ le. Non credo che la questione possa essere risolta con i bom¬ bardamenti. Americani e britan¬ nici continuano a bombardare l'Iraq. Ma se nostro obiettivo è assicurarci dell'assenza di armi di distruzione di massa in terri¬ torio iracheno, dovremmo chie¬ dere a Baghdad di consentire nuove ispezioni intemazionali, in cambio dell'allentamento di certe sanzioni. Se realizzassimo tutto questo, credo che molti problemi sarebbero risolti». La Russia ha fornito tecno¬ logia nucleare all'Iran, di- chiaratamente per uso civi¬ le. Ma la Cia sostiene che Teheran potrebbe utilizzar¬ la per dotarsi di bombe atomiche. Se Bush le chie¬ desse di interrompere que¬ ste forniture, lei lo fareb¬ be? «Si tratta di una leggenda che non ha niente a che fare con la realtà. All'Iran stiamo venden¬ do armi convenzionali. Ma non gli abbiamo mai fornito né tec¬ nologia né informazioni che pos¬ sano aiutare quel Paese a costru¬ ire armi nucleari o altre armi di distruzione di massa». Copyright «20,20 ABC» Per combattere contro il terrorismo non chiediamo favori all'Occidente, né in termini di adesione alla Nato o al Wtp, né riguardo al problema del nostro debito estero. Questa lotta è interesse vitale di tutti, quindi anche nostro Puntiamo a integrarci sempre più nelle strutture internazionali e anche questo ci sembra che vada fatto per il bene di tutti Con Bush ho un rapporto personale particolarmente buono, ci intenderemo su tutti i problemi in agenda Stiamo già 1 contribuendo allo sforzo bellico con la nostra intelligence e il sostegno diretto all'Alleanza del Nord Mi sembra inutile bombardare ancora l'Iraq, piuttosto allentiamo le sanzioni in cambio del via libera a nuove ispezioni All'Iran vendiamo armi convenzionali ma non è vero che lo aiutiamo a realizzare l'atomica Non chiedeteci di intervenire in Afghanistan con truppe di terra Sarebbe come pretendere che le forze armate statunitensi - tornassero - in Vietnam » n, qui n disegno nistra con americano sione del contro Sarebbche le statuntornain VtumUqupfrsocoinchdbsaevdp«spAgpzriraqmtgt Vladimir Putin, qui accanto, in un disegno di Levine. A sinistra con il presidente americano Bush, in occasione del loro ultimo incontro