Ferrara: «Faremo ia rivoluzione culturale del nuovo secolo» di Aldo Cazzullo

Ferrara: «Faremo ia rivoluzione culturale del nuovo secolo» «IL PREMIER MI CHIAMÒ DA WASHINGTON PER DIRMI CHE L'IDEA GLI ERA PIACIUTA» Ferrara: «Faremo ia rivoluzione culturale del nuovo secolo» intervista Aldo Cazzullo ROMA SARA la prima manifestazione del nuovo secolo. Una piccola rivoluzione culturale: mentre parto¬ no quelli che convenzionalmente si definiscono i nostri ragazzi, li salu¬ tiamo non con la retorica patriottar¬ da, ma con un patriottismo nuovo; quello dei diritti dell'uomo, della dichiarazione di indipendenza, dei valori di un'alleanza da Washin¬ gton a Mosca. I simboli sono impor¬ tanti. Io ad esempio amo l'Intema¬ zionale. Non è un caso che l'unico tra noi del Foglio a restare a casa sarà Buttafuoco; che è novecenti¬ sta. Ci ha però dato un buon consi¬ glio: portatevi appresso Prezzolini, il più americano dei novecentisti». Giuliano Ferrara, la prima manifestazione del nuovo seco¬ lo dividerà quel che il voto delle Camere ha unito. Era il caso? «Non era questa l'intenzione. Sem¬ mai volevamo dare alla sinistra l'occasione di sciogliere l'equivoco di Assisi, dove sfilò con Agnoletto per una piattaforma che definiva la guerra al terrorismo "sbagUata, ille¬ gale e pericolosa". L'idea mi è venu¬ ta ascoltando D'Alema, che ad Assi¬ si non aveva sentito imo slogan contro il terrorismo. Perché non dare modo a tutti gli italiani di riconoscersi in una manifestazione di solidarietà con gh Stati Uniti, per la pace nella giustizia?». «L'Espresso» dice che l'idea gliel'ha data Mentana. «Non entro nel merito dei pettego¬ lezzi e delle stupidaggini». E lei ne ha parlato con Berlu¬ sconi «No. Ho scritto un editoriale. La sera Berlusconi mi ha telefonato al ritomo da Washington: l'idea gli era piaciuta». Alla sinistra no. Anche Fassi¬ no, che sul «Foghe» aveva invi¬ tato l'Ulivo a non criminalizza¬ re la manifestazione, alla Ca¬ mera ha invitato il Polo a ri¬ nunciare. Deluso? O non vole¬ va proprio questo, mettere in imbarazzo la sinistra? «Le assicuro che non è così. Certo, il 10 novembre è una mossa politica. E uno spartiacque; di fronte a una situazione tanto equivoca, anche il giornale che veniva accusato - ed erano balle - di tirare la volata a D'Alema, che si era fatto la reputa¬ zione di ruffiano della Repubblica, che aveva saputo criticare con du¬ rezza Berlusconi, anche il "Foglio" riteneva di dover scegliere. E di invitare gli altri a farlo. Senza spiri¬ to polemico: distinguersi per unire». I «rinfocolatori» come Guzzan¬ ti e Baget-Bozzo verranno con l'obiettivo opposto: è l'ora di dividersi, dicono. «Ognuno ha le sue motivazioni, chi l'odio per i comunisti, chi la solida¬ rietà per gli Usa. C'è stata una forte incomprensione sia a sinistra sia a destra, entrambe hanno usato lo stesso linguaggio. Poi la destra ha capito. La sinistra no. Quando Fassi¬ no ha fatto quella dichiarazione, mi sono detto: allora non sono tutti scimuniti. Mi sbagliavo. Prenda Vio¬ lante. Prima ha avuto una reazione "saloina", di orgoglio patrio: non sfilo con bandiere diverse dal tricolo¬ re. Poi ha aperto uno spiraglio. Quindi l'ha richiuso». Si attendeva qualcosa di più da D'Alema? «D'Alema ha dato prova di vanità tardospadoliniana: ai miei tempi si stava megUo, avremmo avuto il tricolore in Afghanistan... In realtà è stato preso in contropiede, al di là delle nostre intenzioni, come tutti quei leader della smistra che, appro¬ fittando di alcuni suoi errori, aveva¬ no puntato tutto sulla delegittima¬ zione di Berlusconi. Si sono costruiti la trappola da soli». Lei ha definito Veltroni «su- perprefetto» per aver espres¬ so timori per l'ordine pubbli¬ co. Che però non sembrano ingiustificati. Era il caso di convocare la manifestazione lo stesso giorno del corteo dei no global? E i rischi del terrori¬ smo islamico? «E ' una questione che non mi pongo nemmeno. Veltroni ci ha ammanni¬ te un decennio di americanismo alla Alberto Sordi, e ora ha tentato una piccola provocazione per depoten¬ ziare la nostra idea. Se i partiti votati dalla maggioranza degli italia¬ ni non possono manifestare la soli¬ darietà agli Usa, allora stabihamo il coprifuoco». Sicuro che alla destra sìa pas¬ sato il maldipancia? Agli ex missini, ai cattolici, ai leghisti orfani di Milose vie? «A me risulta che il popolo della destra verrà con grandissimo entu¬ siasmo. Perché ha capito che non voghamo erigere un monumento kitsch all'americanismo divertente ma un po' cencioso degli italiani, né manifestare servihsmo o riverenza. Porteranno la bandiera padana? Non ci vedo nulla di male. In Euro¬ pa si sono viste sfilare bandiere di ogni tipo, colore, latitudine del pri¬ mo, secondo e terzo mondo; le ban¬ diere americane no, erano un simbo¬ lo da bruciare. Abbiamo cercato di coghere questo spirito del tempo: l'impero è fragile, gh impiegati della Cantor Fitzgerald liquefatti nell'ac¬ ciaio delle Torri pesaho'comè tutte le vittime innocenti». E' sua.anche l'idea di Clarissa Burt? «No. Per formazione e stile non amo le kermesse. Ma ho visto tante presidenze sovietiche a 5 piani che un po' di spirito televisivo non mi disturba». Con quali bandiere verrà?. «Con i miei amici del "Fogho" stare¬ mo vicino al caffè Rosati, dietro un piccolo striscione disegnato da Vin¬ cino, e faremo gli strilloni. Vendia¬ mo come il "Mondo" di Pannunzio, siamo destinati a essere minoranza. Mia moglie mi ha portato dall'Ame¬ rica tre bandiere: la prima è per Franca, la sorella di Jannuzzi; la seconda per Francesco Forte; la terza magari la teirò io». «La sinistra ha dimostrato in che condizioni è Violante aveva aperto uno spiraglio come su Salò, poi l'ha chiuso. D'Alema? ha dato prova di vanità tardospadoliniana» «lo starò al caffè Rosati dietro uno striscione disegnato da Vincino Farò lo strillone del mio giornale: come il "Mondo", noi siamo destinati alla minoranza» Il direttore del «Foglio» Giuliano Ferrara

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