Il figlio dell'editore Fabbri: mio padre è scomparso di Gian Piero Moretti

Il figlio dell'editore Fabbri: mio padre è scomparso Il figlio dell'editore Fabbri: mio padre è scomparso «Avevamo un appuntamento dal notaio, la moglie non era d'accado» Gian Piero Moretti SANREMO Dino Fabbri, 79 anni, fondato¬ re nel 1947 assieme al fratel¬ lo Giovanni della Casa editri¬ ce «Fratelli Fabbri», è scom¬ parso. Il figlio Ottavio, 55 anni, regista cinematografi¬ co - quattro film all'attivo - lo ha sentito l'ultima volta al telefono il 18 ottobre. Poi il silenzio. Nella lussuosa resi¬ denza romana del quartiere Trionfale dove abita da tem¬ po con la terza moglie ameri¬ cana, Wendy Anderson, di 41 anni, il telefono suona a vuoto. Il cellulare è spento. Nessun segnale di vita neppu¬ re nella casa londinese dove Dino Fabbri ha preso la resi¬ denza. La scomparsa del facolto¬ so industriale milanese è stata preceduta da una telefo¬ nata enigmatica al figlio che risiede a Montecarlo: «Ho importanti informazioni da comunicarti, ci dobbiamo ve¬ dere davanti al notaio». Tele¬ fonata interrotta bruscamen¬ te dalla moglie, «fortemente contrariata» come ha soste¬ nuto il figlio dell'editore, da un incontro che avrebbe po¬ tuto modificare le volontà testamentarie dell'anziano coniuge. Un giallo in piena regola. Dietro alla sua misteriosa scomparsa non si nasconde- rebbe la lunga mano dell'Ano¬ nima sequestri. Né i parenti sono propensi a pensare ad un incidente. Come nella migliore letteratura che abbi¬ na mistero e suspence, la soluzione del giallo potrebbe nascondersi proprio nell'ulti¬ ma telefonata. «Cherchez la femme», dicono i carabinieri di Sanremo che ieri hanno raccolto la denuncia. «Cerca¬ te la moglie» ha sostenuto il figlio dell'editore, accusan¬ dola di averlo portato via. Dove? Non. si sa. Contro la sua volontà? Anche questo è un mistero. «Una cosa è certa - ha detto il figlio di Fabbri - dopo la telefonata hanno lasciato in fretta e furia l'appartamento romano». Dino Fabbri, classe 1922, ha una salute molto cagione¬ vole: parla a fatica, per muo¬ versi ha bisogno della sedia a rotelle, è in cura dal neurolo¬ go. Il figlio non ha lanciato accuse precise nei confronti della terza moglie del padre, anche se ha fatto intendere che dietro alla sua scompar¬ sa potrebbero celarsi motivi legati a doppio filo all'eredi¬ tà. E l'accenno all'appunta¬ mento davanti al notaio, con il brusco intervento di Wen¬ dy Anderson, potrebbe esse¬ re la chiave di lettura di tutti i misteri! I carabinieri, dopò aver raccolto a verbale i sospetti e le insinuazioni di Ottavio Fabbri, hanno contattato i colleghi romani. Dalla capita¬ le è arrivata subito la confer¬ ma: finestre chiuse, portone sbarrato. In casa non c'è più nessuno. Dino Fabbri è uno dei più grandi editori italiani, uno che si è fatto con le sue mani. Tre fratelli, Dino, Giovanni e Rino, una fortunata associa¬ zione di cervelli, diversi e geniali. Dino, ha studiato legge, ma ha sempre dimo¬ strato una particolare voca¬ zione per l'arte; Giovanni, laurea in medicina, ha un grande talento scientifico. Rino è «tagliato» per gli affari. Dino Fabbri era stato visto a Sanremo una ventina di anni fa quando il fratello Giovanni venne arrestato, assieme alla moglie Irit Ein¬ stein, 21 anni, origini israe¬ liane, per esportazione di capitali all'estero: due Tir carichi di mobili d'antiqua¬ riato, dipinti di varie scuole del '500 e del '600, statue in argento, arazzi, tappeti orientali, vasi cinesi, porcel¬ lane, cristalli, antiche perga¬ mene, libri, incunaboli, ma¬ noscritti medioevali e argen¬ teria del valore all'epoca di un miliardo e mezzo. Era il luglio del 1981. Un «tesoro», che era costato in primo grado alla coppia tre anni di reclusione e 4 miliardi di multa. La pena era stata poi ridotta nel processo d'appel¬ lo. Dino Fabbri era stato con¬ vocato in tribunale come testimone per confermare la grande passione del fratello per l'arte: «Nessun tentativo di esportare capitali all'este¬ ro, ma semplicemente il desi¬ derio di trasferire la sua preziosa collezione di opere d'arte da Bologna a Monte¬ carlo», disse. Il palazzo della Fabbri Editore In via Mecenate, a Milano A destra, all'inizio degli Anni 60 Dino Fabbri consegna al sindaco di New York, Robert Wagner, una copia dei «Capo avori dell'arte»

Luoghi citati: Bologna, Milano, Montecarlo, New York, Sanremo