Una «bomba da zaino» per fare una Hiroshima
Una «bomba da zaino» per fare una Hiroshima DALLA «BRAVO 1» DEL NUOVO MESSICO, GRANDE COME UNA STANZA, AL FORMATO «PORTATILE» Una «bomba da zaino» per fare una Hiroshima La massa critica di uranio o plutonio necessaria all'esplosione è di pochi chili: l'abilità consiste nel rendere efficiente l'innesco scienza Piero Bianucci COME è fatta una bomba nucleare «portatile», del tipo - per intenderci - che potrebbe finire nelle mani di un gruppo terroristico? E' faci¬ le farla esplodere? Che dimen¬ sioni avrebbero i danni alle persone e alle cose? Risposta sintetica: oggi esi¬ stono bombe nucleari che han¬ no le dimensioni di un proietti¬ le di artiglieria, pesano poche decine di chilogrammi e posso¬ no essére inviate sull'obietti¬ vo con piccoli missili, aerei o speciali cannoni. E' anche im¬ maginabile che un ordigno del genere venga portato nel luo¬ go prescelto per l'attentato e poi venga fatto esplodere con un telecomando: la cosa non è banale, richiede solide compe¬ tenze, ma è possibile, guanto alla potenza di questi ordigni più o meno miniaturizzati, può andare da uno a qualche centinaio Qi kilotoni (cioè cen¬ tinaia di migliaia di tonnellate di tritolo). Dipende da come sono fatte e dall'uso per il quale sono state progettate. Per un confronto, la bomba che distrusse Hiroshima era da 14 kilotoni. La prima atomica, «Bravo 1», fatta esplodere nel Nuovo Messico come test, era grande come una stanza. Quelle sgan¬ ciate poche settimane dopo sul Giappone avevano le dimensio¬ ni di un'auto utilitaria e pesa¬ vano alcune tonnellate. Negli Anni "80 si è arrivati a ordigni nucleari nettamente più picco¬ li e leggeri delle bombe conven¬ zionali. Ma poiché la massa critica di uranio o di plutonio è di 5-6 chilogrammi, la cosa non stupisce. L'abilità sta tut¬ ta nel rendere efficiente l'inne¬ sco. «In questo campo - dice Mario Vadacchino - il cinema è stato purtroppo realistico: nel film "Pacemaker" un gene¬ rale russo sottrae una bomba nucleare, la vende e uno jugo¬ slavo la porta in giro in uno zainetto...». Vadacchino inse¬ gna fìsica dei laser al Politecni¬ co di Torino ma è anche un esperto di armi, convenzionali e non: ha coordinato il gruppo di consulenza che portò le prove dell'esplosione missili¬ stica nella vicenda dell'aereo di Ustica, partecipa alle riunio¬ ni del Pugwash (il gruppo di scienziati che si batte per il disarmo) ed è attivo in una associazione informale di do¬ centi del Politecnico che perio¬ dicamente dibattono temi lega¬ ti agli armamenti: l'ultimo seminario è di due settimane fa. «In effetti - spiega - quello delle piccole bombe atomiche tattiche, dette anche di teatro per distinguerle da quelle stra¬ tegiche il cui recapito è affida¬ to a missili intercontinentali, è un problema molto serio. L'Unione Sovietica ne aveva almeno 15 mila ed erano spar¬ se sull'intero territorio. Men¬ tre le bombe strategiche dipen¬ devano da un controllo centra¬ lizzato (la valigetta di Gorba- ciov...), l'uso delle bombe di teatro era delegato a gradi minori dell'esercito, affinché si potesse lanciarle su scala locale, anche nell'ipotesi che il potere centrale fosse già colpi¬ to e «decerebrato». Il generale Lepedev, dopo la fine del- l'Urss, disse che 150 di queste bombe mancavano all'appel¬ lo: un numero piccolo, l'uno per cento del totale, ma più che sufficiente per creare un pericolo gravissimo. L'innesco delle bombe di teatro non richiede una «chiave», che pre¬ suppone l'autorizzazione del potere centrale. Purtroppo manca un'anagrafe dei 15 mi¬ la ordigni, su di essi non c'è mai stata una trattativa per il disarmo proprio in quanto dif¬ ficilmente controllabili, e la possibilità che alcuni siano finiti in mani indesiderate è reale». Torniamo a come sono fatte queste bombe. Intanto non possono essere bombe termo¬ nucleari (H) in quanto queste utilizzano un isotopo dell'idro¬ geno, il trìzio, che ha un tempo di decadimento radioattivo ab¬ bastanza breve, il che esige una costante manutenzione. Le bombe da teatro sono a fissione, e l'esplosivo nucleare è uranio 235 allo stato quasi puro o plutonio 239! Il noccio¬ lo di materiale fissile - da 5 a 8 chilogrammi - è suddiviso in modo che non raggiunga la massa crìtica. Facendo esplo¬ dere del trìtolo posto intomo (innesco), il nocciolo viene ri¬ composto formando la massa critica e in un milionesimo di secondo si arriva alla deflagra¬ zione. L'efficienza dell'ordigno di¬ pende in gran parte dalla per¬ fetta «geometrìa» dell'esplosio¬ ne convenzionale e dallo scher¬ mo (in genere di uranio 238) posto intomo al nocciolo per riflettere all'interno i neutro¬ ni liberati nella reazione a catena. Questi sono gli elemen¬ ti più segreti: Ulam, che studiò il problema per la bomba ai- l'idrogeno, non potè mai usci¬ re dagli Stati Uniti. Se la bomba di Hiroshima era da 14 kiloton, è chiaro che un ordigno da teatro di media potenza è sufficiente a radere al suolo una città come New York. L'entità e il tipo di danno però dipendono in buo¬ na misura da dove viene fatta esplodere la bomba. Gli effetti sono quattro: un'onda di calo¬ re (l'esplosione produce tempe¬ rature fino a 300 milioni di gradi), un'onda di pressione causata dal forte riscaldamen¬ to dell'aria, un lampo di radia¬ zioni gamma e infine la ricadu¬ ta di materia radioattiva. Se la bomba esplode in quota, i quattro effetti si ripartiscono su un'area molto vasta. Se esplode a livello del suolo avremo una distruzione molto più concentrata (dell'ordine di qualche centinaio di metri) ma molto più violenta dovuta al calore e all'onda d'urto. Irra¬ diazione e ricaduta radioatti¬ va saranno abbastanza limita¬ te ma in compenso l'area colpi¬ ta sarà contaminata molto più gravemente. In ogni caso, im- m3ginando l'evento in una metropoli, dove la popolazio¬ ne è di centinaia di migliaia di persone per chilometro qua¬ drato, le conseguenze sarebbe¬ ro devastanti al di là di ogni immaginazione. Gli effetti sono quattro: onda di calore, onda di pressione, lampo di radiazioni e fall-out Si possono «calibrare» variando la quota dell'esplosione In UrSS C'eranO quindicimila piccoli ordigni tattici sparsi sull'intero territorio che non avevano bisogno di una «chiave» per essere attivati Ne mancherebbero 150 all'appello LA MACCHINA DELLA MORTE La bomba atomica portatile contiene la quantità minima (dai 5 agli .8 chili) di uranio arricchito U235 necessaria a innescare la reazione nucleare. —1 Le due componenti sono tenute separate per evitare che la reazione si scateni da sola. - Una delle due componenti è fissa a un'estremità della bomba mentre l'altra si trova vicino a una carica di tritolo. I Un guscio di uranio naturale 238 riflette all'interno i neutroni liberati dalla reazione a catena M Nel momento voluto, l'esplosione del tritolo scaglia il «proiettile» di uranio verso l'altra componente e questo innesca automaticamente l'esplosione nucleare Tritolo Proiettile Canna di scoppio Guscio di Uranio 238 di Uranio 235 Anelli-bersaglio di Uranio 235
Persone citate: Della Morte, Mario Vadacchino, Piero Bianucci, Ulam, Vadacchino
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