«Perché io? Sono solo un impiegato»

«Perché io? Sono solo un impiegato» ACCUSATO W GESTIRE I SOLDI DEI TERRORISTI «Perché io? Sono solo un impiegato» Il medico somalo di Firenze che compare nella «lista nera» Usa si difende: «Ci sono nostri uffici in tutto il paese: Milano, Roma, Torino Bologna, Napoli, Genova e Brescia. Assurdo accanirsi contro di me» intervista iido Ruotolo ROMA Lt avevamo incontrato saba- i to 20 ottobre nel suo uffi¬ cio, il «Phone Center», ima piccola stanza a pianoterra di via Falazzuolo 62/r, alle spalle di Santa Maria Novella, a Firen¬ ze. Quattro cabine telefoniche, un fax, pareti tappezzate di poster, il logo della «Barakaat Bank of Somalia. BBS». In quel¬ l'incontro si era difeso, aveva respinto le accuse: «Non siamo la banca di Bùi Laden. Mi devono dare le prove che la banca dove lavoro finanzia il terrorismo». Il 5 ottobre, la Digos di Firen¬ ze aveva perquisito la sua casa e il suo ufficio, su ordine della procura di Firenze che lo aveva indagato per associazione con finalità di terrorismo e di ever¬ sione dell'ordine democratico e banda armata. Da ieri, il nome di Hussein Mahamud Abdullka¬ dir, nato a Barawe, 35 anni, una laurea in Medicina, è balzato alle cronache mondiali, dopo essere stato inserito nell'ultima lista dell'Fbi di società e perso¬ ne sospettate di legami con il terrorismo internazionale. Nel¬ l'elenco dei finanziatori di Al Qaeda, contro i quah il presiden¬ te Bush ha dichiarato guerra, chiedendo il congelamento dei beni. Hussein Mahamud Abdul¬ lkadir, come si difende dal- le nuove accuse? «Male non fare, paura non avere». Ha ancora voglia di scher¬ zare? «Gli americani voghono conge¬ lare i miei conti correnti? Ma cosa mi congelano se avrò dieci, dodici milioni in banca? (risata). Non c'entro nulla, voglio collaborare, spiegare, chiarire. Sono innocente, co¬ me devo dirlo? Non ho fatto nulla di male. Ripeto: male non fare, paura non avere». Mentre parliamo, il nostro ministero dell'Economia e del¬ le Finanze annuncia in un comunicato stampa di aver bloccato i conti bancari dei «sospettati». Brutte notizie per lei, si¬ gnor Abdullkadir. Le han¬ no appena congelato i be¬ ni.. «Come? Senza prove? Io sono indagato dalla procura di Fi¬ renze che non mi ha congelato un bel niente. No, quello che mi dice è incredibile. Non è possibile». Abdullkadir, lei lavora per la «Barakaat Bank», il grup¬ po finanziario somalo so- spettato di avere come soci occulti «Al-Ittihàd Al Isla¬ miya», Unità dell'Islam. Se¬ condo l'intelligence occi¬ dentale, si tratta di un gruppo di terroristi legati ad Al Qaeda. «Non so nulla di tutto questo, sono un semplice impiegato della "Barakaat Bank". Studia¬ vo a Mogadiscio durante la guerra e mio fratello, che viveva in Italia, mi spediva i soldi per mantenermi tramite la "Barakaat Bank", una banca che ha utilizzato anche l'Onu per far arrivare i soldi ai suoi dipendenti in Somalia. Mio fratello mi spediva ì soldi e così ho conosciuto quelli della "Barakaat Bank". Che mi han¬ no fatto la proposta di lavora¬ re per loro, quando sono venu¬ to in Italia, a Firenze». Evidentemente, gli ameri¬ cani sospettano che lei è qualcosa di più di un sem¬ plice impiegato di banca... «Io? Assurdo. E' come se un dipendente della vostra Banca nazionale del lavoro, all'epoca coinvolta in un traffico di armi con l'Iraq, fosse stato indagato per traffico d'anni. E poi, perché sono finito io sotto tuo e non anche i miei concit¬ tadini che, come me, gestisco¬ no in altre città - Milano, Roma, Torino, Bologna, Napo¬ li, Genova e Brescia - la raccol¬ ta delle rimesse dei somali che lavorano in Italia?». Ma lei sa chi c'è dietro alla sua banca? «Non so nemmeno chi ci sia ai vertici, e poi che potere ho io per mettermi a discutere quel¬ lo che fanno?». Ricorda quando ha fatto l'ultimo versamento alla «Baraakat Bank»? «Doveva èssere agosto, non ricordo con precisione». Quanto versò? «Credo ottomila dollari. Co¬ munque, dopo la perquisizio¬ ne della Digos, il 5 ottobre, ho interrotto la raccolta di soldi da spedire alla banca di Du¬ bai. Volevo evitare ulteriori problemi». Ma quando ci incontram¬ mo nel suo ufficio il 20 ottobre, lei raccolse da un cliente 50 dollari... «Adesso ricordo, fu un caso isolato. Mi creda, la mia preoc¬ cupazione è uscire da questa storia incredibile. Devo pensa¬ re ai miei due figli che vivono in un villaggio vicino Gibuti, devo dedicarmi alla specializ¬ zazione. In questi anni, dal 1996, ho lavorato per la "Barakaat Bank" soltanto per mantenere i miei studi». Continua a studiare? Ma non si è laureato in Medici¬ na nell'aprile scorso, pro¬ prio a Firenze? «Sì, ma tra pochi giorni dovrò sostenere l'esame m Stato e poi voglio specializzarmi in medici¬ na preventiva». Nei giorni scorsi vennero a Firenze, in visita ufficiale, anche due vice-ministri dell'attuale governo della Somalia. Lei, li ha incontra¬ ti? «Si, vennero a Firenze per fare una conferenza stampa. E riba- dùono che il governo somalo condanna il terrorismo». «Non so nemmeno chi ci sia ai vertici della banca, e poi che potere ho per mettermi a discutere» Sf.at;s SncfSsS ^.iiii llllllllii SmmT ." «Starno j« '"ipomt ■WIHmlr. JP filli -rm.-r.-.~ ;a.- --r-, .^a™.. UnaretedalaSomalta perle «c^edel'lsbni» WMM, : Nella foto grande la villa del direttore generale della finanziaria «Al Taqwà» a Campione d'Italia sottoposta a perquisizione Qui accanto la prima intervista con «La Stampa» del somalo Hussein Mahamud Abdullkadir

Persone citate: Bush, Hussein Mahamud, Hussein Mahamud Abdul, Napo, Ruotolo