Anche la Querda si spacca sulla guerra
Anche la Querda si spacca sulla guerra Anche la Querda si spacca sulla guerra D'AIema: in questo modo facciamo ridere tutto il mondo Maria Teresa Meli ROMA «Attenti, perchè se andiamo avanti così ci facciamo ridere dietro da tutto il mondo». Evidentemente stufo dei "se" e dei "ma" dì tanti del suo partito. Massimo D'AIema sbotta così. L'ammonimento del presidente della Quercia, serve senz'altro a rimettere in riga i "suoi", giacché tra gli stessi dalemianì e fassinìanì c'è chi soffre di mal dì pancia ricorrenti per il coinvolgimento italiano nel conflitto con 1"Af¬ ghanistan, ma c'è una parte dei ds che contì¬ nua a torcersi e ritorcersi tra mille dubbi. Tant'è che alla fine, nella riunione del gruppo, a Montecitorio, quando si tratta dì votare sulla risoluzione dell'Ulivo, giungono 25 "no" - oltre alla sinistra, sono contrari, tra gli altri, Crucìa- nelli. Pennacchi, Leoni e Grignaffini - ima decina di astensioni, tra cui quelle dì Polena e Mussi, e una sessantina dì "si". Sono dissensi che in aula, al momento dello scrutinio vero, si ridurranno, ma sono il segnale dì un certo malessere. C'è Pahio Mussi, per esempio, che s^-Lg. ai compagni della Quercia: «Qui risuiiamo dì fare la scelta sbaghata. Io sono contrario anche se poi, per disciplina dì gruppo e dì coalizione voterò con l'Ulivo». Sorprendono anche gli interrogativi di un Claudio Petruccioli, che, nel Transatlantico della Camera, spiega: «Io voghe sapere qual è la forma giuridica di questa missione. Non è un'operazione in ambito Nato. Che cos'è ima dichiarazione dì guerra dell'Italia all'Afghani¬ stan?». Già, persino l'ulivista Petruccioli, che milita nella corrente di Enrico Morando, secon¬ do il quale, invece, bisognerebbe votare una risoluzione con il governo, nutre qualche perplessità. E l'ex veltronìana Giovanna Gri¬ gnaffini è addirittura contraria: «Io - dice - in guerra, sulla base di accordi bilaterali, non ci vado. La seconda guerra mondiale è iniziata proprio cosi: con gli accordi bilaterali». Nella riunione serale delgruppo è tutto un fioccar dì "se", "ma", "forse". Insomma, non è il sohto - nonché scontato - travaglio della sinistra intema. La quale - sinistra interna, in una riunione mattutina al Botteghino decide di non votare la risoluzione dell'Ulivo. E spera che'il dissenso sia più ampio: se, al momento del voto, uscissero dall'aula una ventina dì deputa¬ ti sarebbe evidente che una parte della Quercia - e non la sola componente dì PumagaUi, Buffo e Bandoli - è contraria alla guerra. Il "correntone", per questa volta, non si spacca. O megho, non si spacca del tutto. E' vero-che Giovanna Melandri é "interventista", e che, alla fine per disciplina dì partito. Mussi voterà "si", ma c'è il candidato segretario, Giovanni Berlinguer, che afferma: «Se stessi in Parlamen¬ to non credo che voterei la mozione dell'Uli¬ vo». Ciò nonostante Marco PumagaUi tempo¬ reggia e dice ai giornalisti che, «bob, là mìa area non ha ancora deciso il da farsi». E per evitare ulteriori domande dichiara di non sapere nemmeno quanti siano ì deputati della sua area: «Dieci, dodici? Bob». Ma allora il "correntone" esiste ancora? Bob. Forse si. E per dimostrarlo i suoi esponenti nel voto che viene dato alla riunione del gruppo non si esprimono a favore della risoluzione dell'Ulivo. Ma se alla Camera c'è fermento, anche al Senato, tra i ds, ci sono problemi. Nella riunione del gruppo la componente Salvi preannuncia il proprio voto contrario. Tana De Zulueta il proprio mal di pancia e Antonello Palomi recrimina: «Dovevamo sceghere la lìnea umanitaria un mese fa». Massimo Brutti, che è per la guerra, si addentra in spiegazioni mihtari, però non si ricorda i nomi dei generali afghani di cui racconta le gesta. Tocca a Morando rassicurarlo: «Chiamali come vuoi, tanto qui non se ne accorge nessuno». Più disciplinata la Margherita. Quelli che alla fine non voteranno, e usciranno dall'aula, saranno al massimo cinque, tra cui Giuseppe Pioronì, Rosi Bindi, Giuseppe Gambale, Ermete Realac- ci e, forse. Giovarmi Bianchì. Per la verità, in cuor loro, sarebbero molti dì più. Quasi il 40 per cento del gruppo parlamentare, ma c'è il vìncolo della coalizione... Il che non significa che quei pochi dell Margherita non siano agguerriti. Bindi ha l'aria battagliera e quando sente odor dì dispositivo comune tra maggioranza e opposi¬ zione, se la prende con la sua coalizione: «Voghono proprio renderci le cose più facili», ironizza. Qualche metro più in là, verdi e pdci confermano che voteranno "no" all'Ulivo che chiede la guerra: «E' il mìnimo che possiamo fare», osserva Alfonso Pecoraro Scanio. Marco Boato scuote la testa, luì è per il "sì" e spera che anche un altro esponente del "Sole che ride" lo segua nel voto. E nel frattempo Clemente Mastella minaccia la Margherita di votare a favore della mozione della maggioranza. In¬ somma, sarà pur vero, come dice Passino, che 1'«Ulivo non morirà» sulla questione della guerra, ma certo la sua salute è alquanto malferma.
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