Ha carpito lo sguardo dei pittori di Enrico Castelnuovo
Ha carpito lo sguardo dei pittori Ha carpito lo sguardo dei pittori Le sue intuizioni nel ricordo di Enrico Castelnuovo TORINO E' stato certamente il più noto storico dell'arte. Semplifican¬ do brutalmente, possiamo chiederci se sia anche il più grande? Un maestro come Enrico Castelnuovo sorride alla domanda, ma sta al picco. «Diciamo che se per grande intendiamo il miglior conoscitore dei singoli artisti, della loro mano, allora bisogna pensare a Longhi. Credo ad esempio che Gombrich non abbia mai fatto neppure un'at¬ tribuzione in vita sua. Ma se guar¬ diamo alla straordinaria capacità di far entrare la storia dell'arte in un contesto più ampio, non parlando solo agli studiosi e nello stesso tempo tenendosi lontano dalla sem¬ plice divulgazione, allora è difficile trovare altri personaggi di maggio¬ re intelligenza in tutto il secolo ventesimo». Guai è stato l'apporto fonda¬ mentale dì Gombrich? «Lo spostare l'attenzione non solo sulla storia delle opere, ma anche sulla percezione di queste opere nel tempo. Non dimentichiamo che era anche uno studioso della psicologia della percezione. Ha saputo aprire la storia dell'arte a quella dell'immagine e a quella della percezione. Così studiava il modo in cui, nelle differenti epo¬ che, i pittori si sono posti di fronte all'oggetto. È un problema com¬ plesso, perché bisogna evitare lo scoglio della percezione immedia¬ ta. In questo non era il solo, certo. E infatti il suo apporto non si ferma qui». Guai è la vera novità di Gom¬ brich, allora, ammesso che la si possa riassumere in una frase? «Ha saputo vedere come la produ¬ zione artistica abbia un sistema di regole in cui agiscono i singoli pittori o scultori. Ha affrontato e chiarito il tema molto complesso del rapporto fra schema, utilizzazione, sfida, ri¬ sposta: grazie alla sua grande capacità di mette¬ re insieme interessi scientifici, storici e cultu¬ rali, e farli interagire». Storico dell'arte, quindi, e storico del¬ le idee? «Anche di più. La sua è una storia più vasta. Sto¬ rici dell'arte e storici delle idee sono stati più o meno tutti gli studiosi tedeschi e austriaci della sua generazione, basti pensare a Erwrn Panovsky. Lui pero ha sapu¬ to concepire una storia fatta di eroi e di colpi di genio, ma anche e soprattutto di un sistema». Ha lasciato allievi? «Sì e no. Credo che alcuni grandi, come Michael Baxandall, abbiano preso molto da lui. Non penso tuttavia che lasci discepoli duetti, semmai un segno molto forte. Pensi a una studiosa importante come Svetlana Alpers, di cui Ei¬ naudi ha pubblicato Tiepoìo e l'intelligenza figurativa - scritto insieme a Baxandall - e L'officina di Rembrandt, mentre da Bollati Boringhieri è uscito L'arte del descrivere*. Grande storico, e grande in¬ novatore? «Non c'è dubbio. Ha saputo porsi delle domande che gli storici del¬ l'arte prima di lui non si poneva¬ no», [m.b.] Enrico Castelnuovo è uno dei maggiori storici dell'arte italiani. Insegna alla Normale di Pisa
Persone citate: Baxandall, Bollati Boringhieri, Enrico Castelnuovo, Gombrich, Longhi, Michael Baxandall, Rembrandt, Svetlana Alpers
Luoghi citati: Torino
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