GOMBRICH L'arte come destino di Fiorella Minervino

GOMBRICH L'arte come destino A 92 ANNI SI E SPÉNTO A LONDRA IL GRANDE STORICO. HA INSEGNATO A SCOPRIRE PSICOLOGIA E SIMBOLI NEI CAPOLAVORI DI OGNI TEMPO GOMBRICH L'arte come destino Fiorella Minervino ALLORCHÉ scese dall'aereo, in ima luminosa giornata del settembre 1984, in a rivo da Londra, pareva impossibile che quell'uomo corpulento! un po' goffo, dai capelli radi, 1« moven¬ ze impacciate, seguito dalla mo¬ glie Use, stracarico di infiniti pacchi, pacchetti, valijètte, fos¬ se davvero lui: Sir EmsJGombri- ch, lo storico e filosofe dell'arte più famoso al mondoi Sorrise, illuminandosi e in ur italiano senz'ombra d'accento Straniero, scherzò: «È vero sono in monu¬ mento storico, ma anch'io devo portare 1 bagagli». Gli parve un miracolo poter passare all'uscita senza dogana né documenti, ne rimase così soddisfatta che non smise di ripetere alla nioglie che l'Italia era un Paese meraviglio¬ so. Gombrich si è speito sabato nella sua casa di Lcndra, ma solo ieri la notizia è sjata diffu¬ sa. , -;- In quel giorno del 1984 Gom¬ brich era diretto a j Mantova, dove con l'amico André Chastel, altea mente memoralfile dell'ar¬ te, dovevano presentire la rivi¬ sta I Quaderni del lalazzo Tè che si proponeva di ^plorare a fondo il Manierismoe la figura di Giulio Romano, l'allievo di Raffaello che progettò, costruì, dipinse Palazzo Tè. Gombrich, ormai liberato dai pesi e comoda¬ mente seduto, spiegò che era felice dell'iniziativa" perchè la sua tesi di laurea, nel 1932, aveva per argomento proprio il superbo artefice amato dai Gon¬ zaga, Giulio Romano. Simpatico, arguto, spiritoso, raccontò l'avventura della pro¬ pria vita, intrecciata di dolori, fughe, glorie: un vero romanzo com'era naturale per un perso¬ naggio nato nel 1909, il 30 mar¬ zo, nella Vienna attraversata da Kraus, Loos, Wittgenstein, tra le ombre di Freud, le linee sinuose e gli ori di Klimt, le urla di Kokoschka, le estenuazioni di Mahler, la dissoluzione tonale di Schònberg e Berg. Si affrettò a sfatare la leggenda d'una Vienna solo cultura e suggestioni fatali, «era una città piena di idee, continuò, ma in sfacelo dopo la prima guerra mondiale, tutta tristezza e miseria, una capitale decaduta e povera con file di disoccupati, pensionati senza neppure pane da mangiare, le classi medie divorate dall'infla¬ zione; Musil era poverisismo, non aveva quasi da mangiare». Come sempre Gombrich, da vero storico amava la verità, al di là delle leggende, degli stereo¬ tipi, delle esagerazioni. Lui fu specialmente fortunato, la ma¬ dre era insegnante di pianofor¬ te, amica dei grandi musicisti, Mahler compreso, mentre la so¬ rella, pregevole violinista, era legata a Bei^g e Webem. Il bimbo Ernst vantava inoltre un padre avvocato, Karl, cultore di Ome¬ ro, oltre che compagno di classe di Hugo von Hofmannstahl, il quale ogni domenica lo conduce¬ va a visitare lo straordinario Museo, a due passi dalla loro casa, trascórrendo i pomeriggi fra dipinti e oggetti di scavo, I primi amori del ragazzo furono la Preistoria e l'Egitto, a scuola scoprì il Medio Evo e il Rinasci¬ mento, e quando gli chiesero di svolgare un tema sull'eroe predi¬ letto, non ebbe dubbi: Leonar¬ do. I genitori, appassionati dell' Italia lo portavano a Firenze e a Roma. Lo sguardo acuto e pene¬ trante di Gombrich si indirizza¬ va mano a mano verso .l'aspetto psicologico dell'arte, una visio¬ ne innovativa. «Freud c'entrava poco, tenne a precisare, era ami¬ co di mia madre, io non l'ho mai conosciuto, era troppo malato ai miei tempi, troppo difficile in¬ contrarlo, tuttavia ero assai cau¬ to nei confronti delle "dottrine" freudiane. Ero amico di Ernst Kris, assai legato a Freud, e con lui collaborai dopo la laurea». Altro amico, per l'intera esisten¬ za fu Karl Popper, anzi il padre Gombrich era procuratore nello studio del padre Popper. Ernst era infatti iscritto all' Università e divenuto l'allievo preferito di Julius von Schlosser che gli insegnò a indagare la storia dell'arte sui documenti, come fosse una scienza. Con Kris sviluppò la tendenza all'in¬ terpretazione psicoanalitica, poi alla psicologia della percezio¬ ne, la teoria della Gestalt, pur se in seguito fu critico nei confron¬ ti di entrambe. La famiglia Gom¬ brich, di origine ebraica era divenuta protestante all'alba del secolo. Tuttavia già all'universi¬ tà Ernst avvertì violenze nazi¬ ste e affronti per l'origine ebrai¬ ca. Dopo l'annessione dell'Au¬ stria alla Germania, nel '36 ven¬ ne invitato come accademico e si rifugiò in Inghilterra. Rientrò a Vienna solo per sposarsi. «Men¬ tre mio padre, avvocato famoso. ricordava, fu costretto a fare il dattilografo, mia mamma a dare lezioni di piano, prima che riu¬ scissi a farli venire in Inghilter¬ ra». Londra dapprima gli parve un luo^o difficile, adatto tutta¬ via agli studi. Rammentava di essersi introdotto un giorno neh' Istituto Warbvug e aver respira¬ to con timidezza ed entusiasmo l'atmosfera di studio, ammiran¬ do l'incredibile numero di volu¬ mi. In breve, con uno stratagem¬ ma carpì l'attenzione di Aby Warburg (del quale ha scritto un'intensa biografia, edita da Feltrinelli) che lo fece entrare come assistente alla Ricerca, nel celebre Istituto di Ricerca Com¬ parata per la Storiografia e la Metodologia dell'Arte, divenuto poi Warburg Institute, dove si formarono menti eccelse del se¬ colo scorso. Nel frattempo per sopravvivere faceva il giornali¬ sta alla BBC, traducendo i discor¬ si di Hitler, finché ne annunciò la morte che fu comunicata a Churchill per telefono. Nel '59 divenne direttore del Warburg Institute fino al 74, insegnando pure Storia dell'arte a Oxford e m seguito Storia della Tradizio¬ ne Classica all'Università di Lon¬ dra. I primi saggi affrontarono la funzione dell'oro nei mosaici paleocristiani. Il primo libro «divulgativo». Storia dell'Arte raccontata da E. Gombrich, una narrazione dai primitivi alla metà del XX seco¬ lo dell'arte occidentale, ma pure orientale, araba/americana, sti¬ lata con semplicità e acutezza, scritta nel '50 venne pubblicata dall'editore di Phaidon che do¬ mandò consigho alla figlia sedi¬ cenne (edito in Italia da Einaudi nel '66); in mezzo secolo ha venduto oltre 6 miMoni di copie nel mondo ed è stata tradotta in 20 lingue. Il secondo scritto fu Arte e illusione del '60 (edito in Italia sempre da Einaudi nel '65) entrambi lo resero celebre an¬ che per l'approccio interdiscipli¬ nare del metodo. In seguito ha ottenuto i massimi riconosci¬ menti al mondo, compresa la nomina di Sir da parte della regina Elisabetta. Le sue pubblicazioni sono cor¬ se per le vie del mondo, nel segno della celebre frase: «L'arte non esiste in sé, è fatta dagli artisti». Fra queste è d'obbligo ricordare A cavallo d'un manico di scopa, Freud e la psicologia dell'arte, Immagini simboliche. Il senso dell'ordine del 79, Idea¬ li e idoli, L'immagine e l'occhio, Custodi della memoria dell'84. L'eredità diApelle, Studi sull'ar¬ te del Rinascimento; Sentieri verso l'arte edito da Leonardo nel '97 e destinato ai giovani; ai ragazzi e agli adolescenti era invece destinata la Breve storia del mondo che scrisse sempre quell'anno e fu pubblicata in Italia da Salani. Nella sua villet¬ ta circondata dal parco a Hamp- stead ha trascorso più di 50 anni studiando e scrivendo sempre con quella libertà di pensiero, sovente controcorrente e contro i dogmatismi, che ne hanno fatto ima delle menti più straor¬ dinarie. Barbara Spinelli, dome¬ nica scorsa, sulla Stampa ne ha ricordato l'esperienza di spirito ebreo libero in tempi travagha- ti. Al termine dell'incontro a Mi¬ lano, Gombrich alla domanda quali erano gli artisti prediletti, rispose: «Non tutti quelli di cui mi sono occupato. Ammiro Velàzquez, Chardin, Vermeer, ma non rientrano nella mia vi¬ sione di storico e filosofo. Così come apprezzo la sottigliezza di Klee e di Morandi, ammiro ma non amo Picasso, al quale prefe¬ risco Braque perché più sfuma¬ to. Quanto all'arte contempora¬ nea, i giovani preferiscono la moda e il design. Oggi Federico II Gonzaga, per non annoiarsi e avere stupore, si farebbe dise¬ gnare un vestito o un'automobi¬ le, non il Piazzo Tè». Lo scorso anno ci fu una telefonata per un altro appuntamento: con voce affaticata Gombrich pregò di rinviat-lo di poco perchè si senti¬ va stanco. Poi non è stato più possibile. Cresciuto nella Vienna di Freud e Wittgenstein è diventato famoso in Inghilterra dove ha diretto il prestigioso Warburg Institute Intellettuale engagé, per i suoi studi è stato insignito del titolo di baronetto Aby Warburg, creatoredi un prestigioso centro di studi artistici a Londra. Qui accanto Freud. A destra Ernst Gombrich