Sulla PORTAEREI pronta a partire

Sulla PORTAEREI pronta a partire Sulla PORTAEREI pronta a partire '0 UlpVljJ ito «.iiui.;;.!.. ..i Fulvio Mtlone inviato a TARANTO La guerra non è poj? tanto lontana da qui. Ne .assaggi subito un po' davanti jal molo Chiapperò, alla periferia del¬ la città, dove la Marina sta costruendo la nuova postazio¬ ne navale. I carabinieri sono in stato di allerta «bravo»; vuol, dire che la guardia da¬ vanti al cancello automatico e alla sbarra abbassata è raddoppiata, e tutti sono ob¬ bligati a indossare il giubbot¬ to antiproiettile e a imbrac¬ ciare il mitra. Oltre la barriera, si allunga imponente la sagoma grigia della «Garibaldi», la fortezza galleggiante, la portaerei pronta a salpare per dare una mano agli inglesi e agli ameri¬ cani impegnati nell'operazio¬ ne «Endurihj* Freedom». An¬ gelo, marinaio in ferma pro¬ lungata, si guarda attorno mentre varca il cancello, infa¬ gottato in un giubbotto di pelle nera. È nervoso, qui non si parla, non si può parlare con gli estranei. «Gli ufficiali si sono raccomandati più d'una volta durante l'assem¬ blea del mattino, quella che si tiene alle otto sul ponte di volo. Il Secondo ci ha avverti¬ ti che questa volta non si scherza. Al bar, ci vediamo più tardi al bar». E dopo un po', davanti al bancone, trova anche la vo¬ glia di scherzare con i compa¬ gni. «Avete visto la faccia dell'ufficiale di ispezione alla «gamella»? Secondo me aveva paura». La «gamella» è uno dei tanti riti che si consuma¬ no durante una giornata che fino a poche settimane fa sarebbe scivolata via senza sorprese. Si celebra dieci mi¬ nuti prima del pasto di mezzo¬ giorno: l'ufficiale si arma di forchetta e assaggia tutte le pietanze. «Si questi tempi non è un bel lavoro, con tutte le storie che circolano sull'an¬ trace e sui bioterroristi». Angelo è in libera uscita, un giro nella città vecchia, una passeggiata davanti ai banchi nel mercato del pesce, una pizza con i compagni e poi via, di nuovo a bordo. Come quasi tutti i suoi com¬ militoni è pugliese. «Qui siamo a casa, quindi la gente di Taranto è partico¬ larmente gentile. So che que¬ sti possono essere gli ultimi giorni di libertà, si dice che potremmo partire entro la fine di questa settimana. Io andrò, volontario dome quasi tutti gli altri». Ma a bordo, gli 825 membri dell'equipaggio vivono già in stato di guerra. La tensione è alta, gli ufficia¬ li tengono gli uomini sulla corda perché vogliono che tutto sia pronto per l'ora x. Ed ecco che l'assemblea sul ponte subito dopo la cerimo¬ nia dell'alzabandiera, alle ot¬ to del mattino, si trasforma in una sorta di consiglio di guerra. «Fino a due settimane fa la vita scorreva piuttosto tranquilla - spiega Angelo -. I turni di lavoro duravano otto ore, dalle otto alle sedici. Ora è tutto cambiato: l'orario si è allungato, gli ufficiali non scendono a terra prima delle nove di sera». È durante l'assemblea che viene annunciato il program¬ ma della giornata. Che da quindici giorni a questa parte è sempre uguale: verifiche continue dei radar e degli apparati delle telecomunica¬ zioni, verifiche dei motori, verifiche del funzionamento della centrale operativa di combattimento. Verifiche e ancora verifi¬ che. Le navi, a cominciare dalla «Garibaldi», entrano ed escono dal porto per provare il grado di efficienza delle attrezzature. «Normali eserci¬ tazioni», spiegano al Coman¬ do della squadra navale. Ma a Taranto raccontano dell'al¬ tro. Dicono che due settima¬ ne fa la portaerei scortata da due cacciatorpedinieri e dalle fregate della classe «Maestra¬ le», hanno solcato a lungo le acque davanti alla città dopo che i servizi di sicurezza avevano allertato la Marina: giravano voci su un possibile attentato via mare, si parlava di una nave container piena di esplosivo. «Sciocchezze, chiacchiere da bar che però danno l'idea della tensione che si respira», spiega Ange¬ lo. Anche a lui, come agli altri, sarebbero stati consegnati dei kit fatti su misura per questa sporca guerra in cui l'arma del nemico può anche essere una polvere mortale. Con la maschera antigas i marinai hanno ricevuto una siringa pronta per essere iniettata, un antidoto contro chissà quali veleni. E poi c'è la tenuta «anti-fuoco»; cap¬ pucci e guanti lunghi fino all'avambraccio per protegge¬ re la pelle dalle ustioni. «Ve¬ stiti così sembriamo degli extraterrestri, ma c'è poco da scherzare». È vero, c'è poco da scherzare. Angelo e gli altri sanno bene che questa guerra non è come le altre. «Il nemico è subdolo e per que¬ sto è più facile odiarlo. Usa tecniche terroristiche. Può colpire ovunque, in America come a casa del Papa, in Vaticano. O a casa tua. Ho paura di quest'incognita più che di ciò che mi aspetta quando partiremo. A bordo ci sono anche dei marinai di leva, una minoranza, addetti ai servizi più sedentari. Sono loro che hanno più paura degli altri. Cerchiamo di te¬ nerli su, li tranquillizziamo per quanto è possibile farlo di questi tempi. Diciamo che è meglio andare subito a casa Bin Laden e colpirlo prima che lui colpisca noi». Sono lunghe, le sere sulla portaerei. Nelle cabine con le brande a castello, durante le notti trascorse in mare per le solite esercitazioni, c'è tutto il tempo di meditare su quel¬ lo che succederà lontano dall' Italia. «Tento di non pensare a casa, alla fidanzata, ai genitori, ,ma non sempre è facile. A volte scaccio la ma¬ linconia concentrandomi sull' odio verso chi potrebbe colpi- - re i miei cari con un attenta¬ to. Sì, l'odio è un ottimo antidoto». Nel frattempo, gli uomini della «Garibaldi» si prepara¬ no. Non è che soffrano gravi disagi, a bordo. La portaerei italiana somiglia a un buon albergo più che a una nave militare. È vero, i turni di guardia sono raddoppiati, e le verifiche sono continue, ma c'è anche il tempo e il modo di godersi un po' la vita. Le sale-mensa sono enormi: quella degli ufficiali somiglia a un ristorante, quella dei marinai ricorda un gigante¬ sco Me Donald's, con i tavoli in formica e i seggiolini pie¬ ghevoli. Il menu è di tutto rispetto. Prevede una scelta fra due primi piatti oltre alla pasta in bianco, tre secondi, frutta, a volte il dolce e il vino. Sulla qualità non c'è da discutere: ci pensa l'ufficiale addetto alla «gamella». Il lavoro a bordo continua fino al tardo pomeriggio. Se si è in mare, il tempo libero può essere impiegato in palestra, o facendo jogging sul ponte di volo su cui non sono ancora atterrati gli Harrier e gli elicotteri. Dopo il tramonto, i turni di guardia durano quat¬ tro ore. Per chi è costretto a rimanere sveglio a mezzanot¬ te c'è la pizza, che non manca mai. Le cucine sono attrezza- tissime, lì si può anche panifi¬ care. Sì, perché la parola d'ordine è «autosufficienza». La «Garibaldi», spiega Angelo con una punta d'orgoglio, è in grado di mantenersi con le proprie risorse per un mese o giù di lì: «In teoria potremmo vivere comodamente per un lungo periodo senza avere alcun contatto con il mondo esterno: qui siamo al sicuro, più che al Pentagono». Tutto è pronto, sulla fortez¬ za galleggiante. Manca solo l'ordine di quelle che Angelo chiama «le autorità superio¬ ri». Lo ha confermato, nei giorni scorsi, anche il Coman¬ dante in capo della squadra navale, ammiraglio Quinto Gramellini. «Per ora non ab¬ biamo ricevuto alcuna solleci¬ tazione a prepararci per ope¬ razioni particolari - ha detto -. Ma se le nostre autorità dovessero avanzare richieste precise, la Marina è in grado di dare una risposta operati¬ va nell'arco di pochi giorni». Eccola, la «risposta operati¬ va». Con la «Garibaldi» sul punto di salpare per la guerra in Afganistan partirebbero due cacciatorpedinieri, fra cui il «Durant de la Pen» e otto fregate della classe Mae¬ strale, una delle quali, la Zefiro, avrebbe già imbarcato i viveri ed altro materiale necessario per la missione. La «flotta» sarebbe seguita da una nave rifornitrice della classe Vesuvio. Si tratterebbe deir«Etna», già rifornita e pronta per partire. Sono pron¬ ti anche gli Harrier a decollo verticale che saranno traspor¬ tati dalla «Garibaldi». Si tro¬ vano già in Puglia, nella base di Grottaglie. Gli uomini a bordo della jortaerei dicono che potreb- jero partire entro la fine di questa settimana. «Nel frat¬ tempo affiliamo le armi - dice Angelo mentre finisce il suo aperitivo -. Ora devo tornare a bordo. Non chiedermi più niente, con te ho parlato fin troppo. Non dimenticare che qui, ormai, siamo in guerra». Al porto di Taranto stato di allerta «bravo»: vuol dire che la guardia davanti al cancello automatico è raddoppiata e tutti sono obbligati a indossare il giubbotto antiproiettile e a imbracciare il mitra La tensione si respira anche dai particolari: il rito della «gamella», 'assaggio dei pasti prima del pranzo delle 12, viene svolto con circospezione: «Non è un bel lavoro in tempi di antrace» Si dorme in cabine con brande a castello, le sale-mensa enormi con i tavoli in formica ricordano un Mac, dopo i turni si può fare jogging sul ponte Gli aerei Harrier stanno per arrivare dalla base di Grottaglie, «ma in fondo già ci sentiamo in guerra» SISTEMA MISSIUSTICOI O^missilìSup/Sup Teseo RlPIangàtòri àBxeUis^batròs (con m Sup/AriàÀspide) ^istemMntimissjìi/antiaerei bardp;(con m ^sistemi lanciarazzi Sciarda 105 mm a^LLSS. trinati MK 32 per sijgn leggèri IPONTEDIVOLO HANGAR] 134 metri Ì21 metri fWÈKU^ffiBMm* Linea di volo costituita da 16 aeromobili SH-3D/EH-101 e/oHarrierllAV-SBPIus mssmEsssm Zjj 100 veicoli leggeri ; oppure 50 veicoli àìfifibi e mezzi corazzati, oppure 24 veicoli pesanti (MBT Ariete} PONTE DI ATTERRAGGIO1 Asinistra, aerei Harrier a decollo verticale: stanno per arrivare sull'incrociatore "Garibaldi". Sopra, una sala radio della nave

Persone citate: Ange, Bin Laden, Coman, Durant, Freedom, Quinto Gramellini

Luoghi citati: Afganistan, America, Grottaglie, Italia, Puglia, Taranto