«lo sto con il partito delle mamme» di Fabio Martini

«lo sto con il partito delle mamme» L'ESPONENTE PACIFISTA VERDE: OGNI GIORNO AUMENTA SEMPRE PIÙ' L'ESTRANEITÀ' DELLA GENTE RISPETTO ALLA GUERRA «lo sto con il partito delle mamme» Cento: è un sacrosanto diritto aver paura per i propri figli intervista Fabio Martini ROMA LUI, il prototipo più verace del pacifismo all'italiana, racconta così le sue immersio¬ ni nella periferia romana: «Quando vado in borgata mi accolgono così: "'a Piatta, noi in guera nun' ce' volerne anna', perché poi a paga' è sempre la povera gente». La guera per Paolo Cento è un tabù. Ma non soltanto per lui, visto che in nessun altro pae¬ se europeo si muòve un movi¬ mento pacifista tanto esteso come in Italia. Trentanove anni, deputato verde, accento romanesco, Paolo Cento detto "er piotta" («nella Roma popo¬ lare le cento lire si chiamano così...»), è il campione del pacifismo più hard, quello dei centri sociali, un pacifismo che, per dirla con le sue parole, ha come simboli due combattenti: «I miei modelli? Il subcomandante Marcos e ovviamente Che Guevara». Onorevole Cento, l'Italia sta per assumere una de¬ cisione dì portata storica e i nostri soldati si trove¬ ranno presto sul fronte... «Io mi auguro che non ci siano vittime, ma ora il pericolo aumenterà. Nessuna mamma è contenta di vedere un ragaz¬ zo militare che rischia la pel¬ le...... Si sta già schierando il «partito delle mamme»? «Guardi che la sinistra, per fortuna, non ha il problema del macho, di esprimere la virilità attraverso la guerra. Si rischiara pure di passare per un Paese di mammoni, ma viva il diritto delle mamme ad aver paura per i propri figli che vanno in guerra! Diritto sacrosanto. E con queste mam¬ me che hanno paura, chi deve dialogare se non la sinistra?» Lei pensa che sia questa la missione della sinistra italiana? «L'evolvere della guerra porta purtroppo a tragedie e tutti speriamo che stavolta non ce ne siano. Spero che non sia l'elemento drammatico a ri¬ chiamare la maggioranza del¬ l'opinione pubblica e non vor¬ rei che a quel punto, con atteggiamento fariseo, anche le forze politiche finiscano per interrogarsi tardi sulla guerra». In Italia c'è una parte della sinistra che non si sporca mai le mani, che non si prende mai una responsa- bilità: lei non si sente un irresponsabile? «Ce ne prendiamo anche troppe di responsabilità. Con il coro che c'è, le assicuro che schierar¬ si contro la guerra è un atto di responsabiHtà pari a quello di chi dice: la guerra serve. Per non parlare dei rischi persona¬ li...». In che senso? Mica si senti¬ rà anche lei «osservato» dai Servizi segreti? «Sappiamo che ci sono persone oggetto di attenzioni non sem¬ pre amichevoli e dunque un occhio alle spalle ce lo diamo, verifichiamo amicizie e fre¬ quentazioni...». Onorevole, l'Ulivo non si presenta a questo appunta¬ mento storico incito com¬ patto... «Vogliamo dirlo? Dentro l'Ulivo c'è un gran casino: certa sini¬ stra è più libérale di Forza Italia e i moderati cattolici sono più radicali della sinistra. E ancora: dove sono gli intellet¬ tuali?», Piaccia o no ai pacifisti come lei, la stragrande maggioranza delle forze dell'Ulivo assumerà la più classica delle posizioni bi¬ partisan... «Nel gruppo dirigente dell'Uli¬ vo prevale l'opportunità di mo¬ strarsi responsabili e guai se in politica non ci fosse anche un po' di opportunismo. Ma ridur¬ re tutto a questo è pericoloso, anche per un motivo finora trascurato, ma importantissi- mo...». Quale, scusi? . «Vorrei dirlo con molta sereni¬ tà: i parlamentari verdi sono 8 e quelli comunisti sono 10: bene, nell'opinione pubblica che ha votato Ulivo la posizio¬ ne crìtica rispetto alla guerra è molto, molto più ampia della nostra forza parlamentare». Ma se questo fosse vero, la leadership dell'Ulivo do¬ vrebbe vivere un momento di bassissima popolarità é invece al connesso ds la posizione pacifista ha per¬ so «Chi gira tra la gente, ascolta sempre più domande su chi ci rappresenta. E chiunque fa poh¬ tica deve stare attento al senti¬ mento che c'è in giro: ogni giorno di più aumenta l'estra¬ neità della gente rispetto alla guerra. La gente si chiude in se stessa, guarda la tv, ha paura per la propria sicurezza. Rac¬ conta balle chi parla di una grande mobilitazione pro-guer¬ ra ma anche contro la guerra». Ma la sua ricetta è parados¬ sale: anziché assumere una linea condivisa dai go¬ verni progressisti dell'Oc¬ cidente, lei propone di fare cortei con Casarini e Agno- letto... «Ho detto: l'Ulivo trovi forme di partecipazione, che non è andare al corteo insieme, ma aprire un dialogo strategico. Perdere contatti con questo mondo è pericolosissimo. Con i leader delle tute bianche deve dialogare tutta la sinistra». Anche Francesco Rutelli che si è autoproclamato americano? «E' troppo inteUigente per non farlo. Da sindaco ha fatto la prima delibera per i centri so¬ ciali e lui ha un vantaggio sugli altri: non ha una formazione ideologica ed è più libero di prendere ciò che di buono vi è in questo mondo». E la tentazione che circola a sinistra di partecipare ad una manifestazione as¬ sieme al centro-destra? «Una foiba pohtica. Quella di Berlusconi è una chiamata alle armi: si può scendere in piazza con una parola d'ordine di que¬ sto tipo? La manifestazione del governo nasce per dare una prova di forza, consapevole che sulla mobilitazione mihtare non c'è tutto questo consenso. Si può assecondare un atto di debolezza?». Nel gruppo dirigente dell'Ulivo prevale l'opportunità di mostrarsi responsabili Ma ridurre tutto a questo è pericoloso: nell'opinione pubblica che ha votato centrosinistra la posizione critica sull'intervento è assai più ampia del peso parlamentare nostro e del Pdci I parlamentare verde Paolo Cento

Persone citate: Berlusconi, Casarini, Francesco Rutelli, Guevara, Paolo Cento

Luoghi citati: Italia, Roma