Pennabilli, il paese «inventato» da Tonino Guerra di Tonino Guerra
Pennabilli, il paese «inventato» da Tonino Guerra IN MONTEFELTRO, IN QUELLA ZONA AMBIGUA TRA ROMAGNA E MARCHE, ALLE SPALLE DI SAN MARINO E DI SAN LEO Pennabilli, il paese «inventato» da Tonino Guerra WEEKEND Folco PVrtinari E POSSIBILE inventare un paese? Dico, inventare un paese così come si inventa un quadro, come si inventa una poesia, come si inventa una canzone? Intanto è necessario che una specie di scheletro o di simulacro di paese, la materia prima con la qude operare, l'equi- vdente del colore, della parola. del suono, ci sia. E che abbia un nome, ma non uno qualunque. Un nome che sembri inventato. E magari una storia attorno, che faccia da ambiente, e una collina sulla qude appoggiare il paese con un nome che sembri inventa¬ to. Fennabilh, ecco. L'inventore, se così si può dire, d Fennabilh è uno dei massimi sceneggiatori cinematografici del secolo appena trascorso, poeta, pittore e quant' altro, qui immigra¬ to dalla nativa Santarcangelo dì Romagna: Tonino Guerra, classe 1920. Dov'è il paese? In Montefel- tro, in quella zona ambigua tra Romagna e Marche, alle spalle ài San Marino e ài San Leo, nella valle del Marecchia, che è il fiume di Rimim ma un poco anche di Santarcangelo. «Io fd da Monte- feltro, io son Bonconte», si legge nel punjatorio dantesco. E per avere un documento di come fos¬ se il paesaggio montefeltrino è sufficiente lo sfondo messo da Piero della Francesca a meomicia- re i ritratti di Federico II da Montefeltro e ài. Battista Sforza, duchi di Urbino, ogfji agli Ufild. Tremila abitanti, poco più ài seicento metri di dtezza, il paese è arroccato sopra la valle. Arrocca¬ to, ripeto, perché lo sovrastano (o sovrastavano), su due picchi, fac¬ cia a faccia, i castelli di Ferina e di Billi, che erano appunto le due famighe dominanti del luogo nel medioevo. Di quello di Penna, mdatestiano del 1000 si conserva solo la memoria, mentre di quello dei Billi restano i ruderi, sulla rupe, accanto a un convento di monache. E' però la porzione di Penna a offrire le suggestioni più fascmose. Certo, il paese è bello in sé, con scenografiche stradine che si arrampicano o scendono e case piene d storia e di storie, ma è stato positivamente stravolto, modificato in chiave poetica degh interventi o dalla magica presen¬ za d Tonino Guerra, che ne ha fatto quasi la visìbile e visitabile sceneggiatura d una favola. En¬ trare in una favola, fisicamente. Come? Intanto con la creazione ài luoghi poetici particolari all' intor¬ no delle mura cittadino. Un primo esempio, per spiegar- , è r«Qrto dei frutti dimentica¬ ti», realizzato nel 1990 e che Tonino definisce un «museo dei sapori utile a farci toccare il passato», alberi che van scompa¬ rendo e qm testimomano d'un paesaggio che non c'è più: Tazze- ruolo, la pera cotogna, la corniola, il giuggiolo, l'uva spina, la ciliegia cuccarina, il biricoccolo, bacche e frutti di bosco, pere selvatiche, svanito specie di mele... Dentro l'orto, appena entrati, il «Rifugio dello Madonne dimenticate», una raccolta di ceramiche d Madon¬ ne come una volta si incontrava- nu no sui cari ioni delle stade. E poi «Il mare dei colori improbabili» (buono per Nico Orengo, poeta del mare), con grand quadri d Ina Stever e Markus Landt, e i baratto- h e i mobili altrettanto improbabi- li d T.G. Al centro dell'orto una specie d meridana con due co¬ lombe d bronzo che, a una certa ora del giomo, con la loro ombra proiettano i profili di Fellim e della Masina. Se da qm ci incamminiamo per Porta San Filippo ci tocca fermar¬ ci sotto la «GaUeria dei pensieri che volano»: sd soffitto volano figure ài uccelli in quadri d mo- sdeo romano. Lì accanto c'è la Via delle rose, percorsa oltre che dahe piante da una serie d pia- streUe che riportano citazioni poe¬ tiche (compresa ovviamente la Stein a ricordarci che una rosa è una rosa è una rosa...). Fochi metri e si arriva al «Bosco dei regali», un negozio che espone e vende oggetti creati da Tonino. La passeggiata propone di continuo sorprese. Esco dal Santuario, pro¬ seguo e trovo «La gabbia della fantasia» e quind il teatro , una piccola bombomera. Oggi si recita L'illusion comique, tanto percepi¬ re il livello. Su una casa una scritta, sempre ài T.G.: «Qd dor¬ mì una notte agitata Ezra Found». Fennabilh è piena d que¬ ste lapid. In via Olivieri, nei pressi del duomo: «La signorina Lucrezia visse la sua vita senza nozze. Nei giorni dopo gh ot- tant'armi custodva ancora nelle pieghe della sottana la chiave per aprire la cattedrale dove anche ài notte andava a tener compagda alla Madonna deUe Grazie». Po¬ trei continuare ancora per un pezzo, ma vogho andare a casa Guenra, in via Canavina. Chi è, cos'è? E' il nome d un uccellino che vive tra le canne. Chi ha messo quel nome a quella strada? Nel giardino c'è una pianta d viscide, che sembrano ma non sono amarene, sono visciole. Ne è ricco il Montefeltro. Scendo da Fennabilh verso il Marecchia e il mare. E' davvero curioso, come un poeta riesca a ridar vita e volto a un paese, reinventandolo con la propria immaginazione. Ma che poeta sarebbe, dirimenti...
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