Alla corte dì HARRY POTTER

Alla corte dì HARRY POTTER Alla corte dì HARRY POTTER Maria Chiara Bonazzi LONDRA L'accendisigari fatato del professor Ai- bus Silente spegne il noioso mondo dei Babbani e accende quello parallelo di Harry Potter: risucchia le luci candide dei lampioni di un sonnolento sobborgo del Surrey come se fosse un aspirapolve¬ re di comete, per propiziare l'arrivo del futuro maghetto in fasce. Poco male se in Inghilterra i fanali sono arancioni: la notte avrà tempo per colorarsi di mille stregonerie nel film, presentato ieri a Londra, tratto dal primo libro di JK Bowling, «Harry Potter e la pietra filosofale». Per fortuna, il regista Chris Colum¬ bus non ha forzato la mano ai tecnici degli effetti speciali. In fin dei conti il protagonista è ignaro di essere «il bambi¬ no sopravvissuto» alla perfidia omicida del mago traviato Vodemort e deve trovare per gradi la sua vocazione, Daniel Badcliffe, 11 anni come Harry, ha un faccino molto sicuro di sé, al punto che all'inizio uno spettatore adul¬ to si ritrova a desiderare di vederlo un po' più sperduto, più incredulo, più trepidante: dopotutto è state sempre tartassato dall'orrido cuginetto e costret- to a viy^e ne^pttoscala dagli ancor più omosf zu (Petunia, interpretata dall'an- golos^..,Fiona Shaw, ei,ìl,suo porcino marito Vernon) che lo hanno adottato. Ma l'Harry Potter del film si fa un baffo di tutto questo. L'aver dovuto sempre raccattare solo le briciole per i primi dieci anni della sua vita non balena nemmeno per sbaglio sul suo visetto quando il gigante Hagrid (un corpulento e irsuto Bobbie Coltrane) viene a prenderlo per spiegargli chi è e portarselo via a scuola di magia. Questo cambia un po' il carattere del personag¬ gio del libro, e si può pensare che miri a stabilire subito, senza equivoci, lo sta¬ tus di eroe di. Harry presso il pubblico dei suoi coetanei maschi. A parte ciò, il regista si inoltra nella storia con passo delicatamente fedele al romanzo. Sceglie il pittoresco merca¬ to londinese di Leaden Hall, nella City, come punto di passaggio dentro un'iperbolica città magica, tortuosa, brulicante di cappelli a punta, mantelli e j|ufi in gabbia. All'esterno, la banca Gringott è stortignaccola come una casa di Hundertwasser, ma dentro è .gestita come un orologio dagli adunchi goblin che per accedere ai caveau maneggiano un chiavistello dalla tra¬ ma complicata come un pizzo. Hagrid ha le tasche sorprendente¬ mente ordinate (niente biscotti per cani e bustine del té) perché trova subito la chiave che cerca e porta Harry dal mastro bacchettalo. Qui il nostro eroe, in una felice digressione dal romanzo, scassa involontariamente il negozio per colpa di due bacchette sbagliate. Alla stazione Hany trova il binario 9 e tre quarti lanciandosi a rotta di collo den¬ tro i mattoni anneriti di un'arcata vittoriana. Sull'Espresso per Hogwarts Harry conoscerà i suoi amici per la pelle, il rosso Bon Weasley (Bupert Grint) e la formidabile secchiona Her- mione Granger (Emma Watson, altera e temibile a soli dieci anni). Una volta a Hogwarts, un castello sterminato e affascinante che stabilisce un'atmosfera a metà tra un college me¬ dievale di Oxford e un racconto gotico, tutti gli effetti speciali sono permessi: scale che cambiano posizione, il cappello parlante (la canzone è omessa) che sele¬ ziona gU studenti, scope volanti riottose, il mantello dell'invisibilità di Harry, libri proibiti da cui si protrudono facce urlan¬ ti, chiavi con le ali che si conficcano come frecce nel portone che conduce alla pietra filosofale. E poi i mostri: l'orco che Harry tenta di sconfiggere infilandogli la bacchetta nel naso pieno di muco e la faccia di Voldemort incastrata sulla nu¬ ca del professor Baptor. Gli episodi vera¬ mente epici, e veramente lunghi, sono la sfida di Quidditch tra Grifondoro e Serpe- verde e la memorabile partita a scacchi giocata dai tre bambini nei sotterranei con gigantesche pedine metalliche, im¬ placabili e semoventi. Una delle cose migliori è il cast, costellato da superlativi attori inglesi. Alan Bickman, il sinistro professor Seve- rus Piton, con tanto di nera zazzera byroniana, dice: «Come ogni grande romanzo, questo obbedisce a una regola narrativa: bisogna che tu ti senta preso, che tu continui a voltare le pagine». Maggie Smith, la professoressa Minerva McGranitt, confessa: «Mi interessava molto vedere come avremmo ricreato la magia nel film. Una parte come questa non capita spesso: quante volte ti è dato di fare la strega e di metterti vestiti così favolosi?». La Smith aveva già lavorato in «David Copperfield» con il piccolo Daniel Badcliffe, che riassume il momen¬ to in cui è stato selezionato tra migliaia di aspiranti: «Ero così felice che ho pianto! Quella notte, alle due, sono corso a svegUare papà e mamma per chiedere: sogno o son desto?». John Cleese fa, letteralmente, un'apparizione nei diafani panni del fantasma Nick QuasiSenzaTesta. Bichard Harris, il pro¬ fessor Silente, ammette di aver accetta¬ to dopo che la sua nipotina gli ha telefonato per dirgli: «Nonno, se dici di no, non ti rivolgerò mai più la parola». Daniel Radcliffe nei panni di Harry Potter insieme con Maggie Smith

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