Dozier: la vostra esperienza con le Br ci sarà molto utile
Dozier: la vostra esperienza con le Br ci sarà molto utile L'UFFICIALE AMERICANO CHE FU RAPITO DAI BRIGATISTI Dozier: la vostra esperienza con le Br ci sarà molto utile Intervista NEWYORK LA collaborazione militare dell'Italia è una grande notizia. Ormai la vostra lotta contro il terrorismo, e il modo in cui avete sconfitto le Brigate Rosse, fanno parte dei manuali su come combat¬ tere la guerriglia urbana, senza compro¬ mettere le libertà civili della popolazio¬ ne. Saprete sicuramente dare un contri¬ buto importante». Poche persone possono discutere una campagna contro il terrorismo, come il generale James Lee Dozier. Quando era responsabile del Southern Europe Com- mand della Nato, Dozier venne rapito dai brigatisti, e fu liberato da una rocambolesca operazione dei Nocs. Ora gli Stati Uniti hanno lanciato una campa¬ gna internazionale contro il terrorismo, e secondo il generale gh alleati della Nato hanno ancora un contributo essen¬ ziale da dare. «Non dobbiamo mai dimenticare che l'eversione in Europa venne sradicata definitivamente solo grazie alla vittoria nella guerra fredda. E quel successo non sarebbe stato possibile, senza la compat¬ tezza e l'aiuto offeno dai membri dell'Al¬ leanza Atlantica. Anche in questa campa¬ gna, quindi, la Nato deve rappresentare lo zoccolo duro della coalizione». Ma sul piano tecnico, l'Italia può davvero offrire un contributo mili¬ tare utile agli americani? «Conosco molto bene le vostre truppe, e alcune di esse sono perfettamente adde¬ strate per operare in condizioni simili a quelle dell'Afghanistan. Poi bisogna tene¬ re presente che questa campagna sarà lunga, e quando le operazioni in corso saranno finite, ci saranno altri obiettivi da raggiungere. Quindi ogni contributo militare degh alleati è essenziale». In ^che modo può tornare utile l'esperienza fatta dall'Italia con le Brigate Rosse e gli altri gruppi dell'eversione? " «La campagna contro i taleban e Bin Laden è diversa da quella contro le Brigate Rosse, ma la guerra contro il terrorismo si combatte su molti fronti. Al-Qaeda e i suoi alleati hanno usato l'Europa, per stabilire le basi dove han¬ no pianificato buona parte dei loro attentati, quindi avete un importante lavoro di sradicamento da fare. Sul piano dell'intelligence potete essere mol¬ to utili, e anche su quello deUe contromi¬ sure finanziarie. Se poi bisognerà agire nei centri urbani, con raid mirati contro particolari strutture, avete una grande competenza specifica». Sul piano politico l'Italia ha fatica¬ to a farsi accettare nel nucleo centrale della campagna: alcuni alleati, evidentemente, non condi¬ videvano le sue opinioni. «Hanno sbaghato, perché la vostra sto¬ ria, la vostra democrazia, e anche le esperienze tragiche che avete vissuto, vi rendono un alleato determinato a batter¬ si per i valori che sono stati attaccati dai terroristi. La sola scelta di contribuire militarmente, al di là della portata degh aiuti, ha una grande rilevanza politica». Dopo quattro settimane di bombar¬ damenti, però, l'America stessa sta discutendo l'efficacia della campa¬ gna militare. Lei pensa che la strategia scelta è quella giusta? «Per spiegarmi, userò una metafora. Noi abbiamo deciso che la cosa migliore da fare non è andare a prendere gli alligato¬ ri uno per uno, ma piuttosto prosciugare il pantano dove si nascondono. Quindi stiamo colpendo i taleban, per far cadere il regime che nasconde e protegge al-Qae- da. Questa campagna richiede tempo, ma quando raggiungerà i suoi obiettivi, consentirà di smantellare la rete dei terroristi». Saranno neco.^ e le truppe di terra per vincji «Questa non e la G^ rra del Golfo, e quindi non bisogna pensare in termini di conflitto convenzionale. Una mobilita¬ zione di forze come quella usata contro l'Iraq non è necessaria, e non sarebbe la maniera migliore di raggiungere i nostri obiettivi. Però servirà un'uso più esteso delle forze speciah. Per combattere una guerra asimettrica, bisogna girare il tavolo: noi dobbiamo fare la guerriglia, andando contro il potere costituito dei taleban, e quindi dobbiamo colpire con libertà quando voghamo, scegliendo gh obiettivi di volta in volta sulla base delle informazioni d'inteUigence». Se l'Afghanistan è solo la prima fase, quale sarà il prossimo obietti¬ vo? «Io penso che l'Iraq resti una minaccia, al di là del suo coinvolgimento diretto negh attentati. Queste scelte però do¬ vranno essere fatte a seconda dello sviluppo della campagna». [p. mas.J «Sarà impor ar ur 'ivoro di intelligence per eradicare le basi di Al Oaf-da in Europa» Il generale ìanies Lee Dc^ier
Persone citate: Bin Laden, Dozier, James Lee Dozier
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