I taleban liberano il reporter francese di Cesare Martinetti
I taleban liberano il reporter francese I taleban liberano il reporter francese Peyrard : ho rischiato il linciaggio ma mi hanno trattato bene Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI Michel Peyrard è libero, si fa festa a casa sua, nella redazione di Paris Match e si rallegrano i giornalisti: dimagrito, ma m buo¬ ne condizioni fìsiche, pantaloni beige, camicia bianca, golf verde con collo a «V», è stato consegna¬ to ieri alle 13,30 da due emissari dei taleban all'ambasciatore fran¬ cese in Pakistan Yannick Gerard alla frontiera di Torkham, nel nord-ovest del Pakistan. Il repor¬ ter del settimanale francese, 44 anni, ha detto di essere stato trattato «bene», ma ha anche subito annunciato al suo giornale di non essere rimasto invano 26 giorni nella prigione dei taleban a Jalalabad: ha i taccuini pieni e giovedì uscirà il suo scoop più sofferto, ma forse anche il più prezioso. Interviste con gli oppo¬ sitori di Kabul con i quali ha condiviso la cella. E inoltre il racconto di tre settimane di raid americani vissuti dalla parte del¬ lo vittime. AParis Match si prepa¬ rano le rotative. La liberazione è anche un suc¬ cesso della diplomazia francese. Il filo della trattativa è stato tenuto con pazienza per tre setti¬ mane da uno dei direttori di redazione del settimanale parigi¬ no, Olivier Royant, e dall'amba¬ sciatore francese a Islamabad Yannick Gerard. Venerdì è arriva¬ to in Pakistan anche il ministro degli Esteri Hubert Védrine per colloqui con il presidente Mu¬ sharraf e con il rappresentante dei taleban. E' probabUe che sul¬ la liberazione del giornalista non sia estranea la posizione francese per una via pohtica alla crisi che riconosce ai pashtun (l'etnia del taleban) un ruolo politico nel futuro Afghanistan. Tant'è vero che i due giornalisti pakistani arrestati con Peyrard, Man Qure- shi e Mukkaram Khan, sono tutto¬ ra in carcere a Jalalabad. Peyrard, appena liberato, si è detto preoccupato per la sorte dei due compagni: «Hanno promesso che avrebbero rilasciato anche loro. Speriamo domani». Comunque sia i taleban hanno liberato Peyrard con un riconosci¬ mento pieno e inedito del suo status di giornahsta. Era stato arrestato il 9 ottobre, vicino a Jalalabad, mascherato da donna afghana. Sotto il burqa nasconde¬ va la faccia e gli attrezzi del mestiere: un registratore, una macchina fotografica, un telefo¬ no satelhtare. I taleban lo hanno arrestato e accusato di essere una spia aiutati, poche ore prima, da un'infelice dichiarazione del mi¬ nistro della Difesa che a Parigi, interrogato su quale fosse il reale impegno militare francese a fian¬ co di americani e inglesi, aveva risposto: «Abbiamo inviato spie e agenti segreti in Afghanistan». Tuttavia ieri il regime di Kabul ha rimandato a casa l'inviato di Paris Match con un riconoscimen¬ to esplicito: «In seguito all'inchie¬ sta e agli interrogatori compiuti, è stato stabihto che il francese Michel Peyrard è un giornalista e non è una spia». Quest'oggi arri¬ verà a Parigi dove lo aspettano moglie e figlia, Julie, 16 anni. Cosa ha convinto i taleban? Oual è stato l'elemento liberato¬ rio conclusivo di un braccio di ferro che ha avuto, nel corso di tre settimane, alcuni momenti di tensione quando Kabul insisteva nelle accuse di spionaggio? Secon¬ do il direttore di Paris Match, Alain Genestar, non si è trattato d'altro che di una trattativa con¬ dotta con ostinazione e convinzio¬ ne da parte di OUvier Royant con il rappresentante dei taleban in Pakistàn: «Siamo riusciti a con¬ vincerli che era soltanto un gior- nalista». Come? Ai taleban Paris Match ha recapitato un enorme dossier con tutti i servizi compiuti da Peyrard negli ultimi dieci anni di lavoro come inviato, in Cecenia, in Bosnia, in Kosovo. In tutti questi punti di guerra Peyrard aveva lavorato a suo modo e cioè fermandosi alcune settimane e condividendo per giorni e giorni la quotidianità della popolazione civile. In Cecenia aveva attraver¬ sato la frontiera controllata dai russi su un camion stipato di donne. Non si era travestito co¬ me ha fatto in Afghanistan, ma si era mescolato a loro. Lo stesso aveva fatto in Bosnia ed in Koso¬ vo. A Paris Match dicono che l'evidenza di un lavoro giornali¬ stico compiuto dalla parte della gente (tra l'altro, tutte popolazio¬ ni musulmane) e non tra gli stati maggiori dei militari ha convinto i taleban. La loro parte l'hanno giocata anche le radio occidenta¬ li, soprattutto la BBC che è tradot¬ ta in pashtun, trasmettendo in Afghanistan un appello continuo alla liberazione del giornahsta. Alla radio francese Peyrard con vóce calma e dopo aver bevu¬ to due birre ha raccontato di aver vissuto momenti difficile il pri¬ mo giorno quando è stato condot¬ to al mercato di Jalalabad e un gruppo di arabi l'ha aggredito e strapazzato. E' stato difeso dai suoi custodi t.alehan. Una sua coUega ci ha raccontato altri det¬ tagli della sua prigionia. Nei pri¬ mi giorni veniva condotto conti¬ nuamente in giro per Jalalabad: gh mostravano la città, la vita della gente, i danni dei bombarda¬ menti, morti e feriti civili. In prigione ha conosciuto molti op¬ positori del regime, pare anche qualche comandante taleban. E sarà questo il suo scoop dall'Af¬ ghanistan. Il giornalista del settimanale francese «Paris Match» Michel Peyrard si awja all'incontro con i giornalisti a Peshawar
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