Una «rete islamica» tra Roma e Napoli di Guido Ruotolo

Una «rete islamica» tra Roma e Napoli SIGNIFICATIVE iNTERCETTAZIONI TELEFONICHE CHE RlSAfeGOND Al '94-'95 Una «rete islamica» tra Roma e Napoli Base d'appoggio per l'istruttore dei kamikaze di New York? i-etroscena Guido Ruotolo ROMA PER ben due volte ha allog¬ giato in un albergo a cento metri dall'ambasciata america¬ na di via Veneto, l'anno scorso. E' stata l'ultima volta che Loffi Raissi, l'istruttore di volo alge¬ rino dei kamikaze dell' 11 set¬ tembre, ha lasciato tracce dei suoi viaggi romani. Nel '96 fu addirittura fermato nella Capi¬ tale: aveva un documento falso di riconoscimento, viaggiava con un'altra identità. A Raissi furono prese le impronte digita¬ li. Quando da Londra, dove era stato arrestato il 21 settembre, dieci giorni dopo gli attentati di New York e Washington, furo¬ no diramati tutti gli «alias» e naturalmente le fotosegnalazio- ni con cui era noto l'istruttore di volo, i nostri investigatori hanno incominciato ad aprire il fascicolo «Loffi Raissi». E l'indagine, tuttora a «livello embrionale», ha iniziato a pren¬ dere corpo- L'«alias» con cui si presenta¬ va in Italia era lo stesso che frequentava una decina di alge¬ rini residenti a Roma. Quelli che, su segnalazione dell'Fbi, quest'estate sono stati indicati come possibili appartenenti a una cellula terroristica «in son¬ no», e nei confronti dei quali la Procura di Roma ha aperto un fascicolo (le perquisizioni fatte allora non ebbero esito positi¬ vo). Questi stessi algerini po¬ trebbero avere rapporti a Lon¬ dra con Kharaer Eddine Kherba- ne, leader del Fronte di salvez¬ za islamico, sospettato dagli americani di essere - con Abu Doha e Tarek Marooufì (tutti appartenenti al Gruppo Salafi- ta per la predicazione e il combattimento) - uno degli or¬ ganizzatori dell'attentato in preparazione a Roma, contro l'ambasciata di via Veneto, agli inizi di gennaio. Da Londra, proprio ieri, la madre di Loffi, Raeba Raissi, e sua moglie Sonia (che fu ferma¬ ta anche lei, e poi rilasciata, il 21 settembre), hanno conferma¬ to la presenza romana del¬ l'istruttore di volo. «Venimmo a Roma - dice la madre - per trascorrere una settimana di vacanze». Precisa la moghe: «Eravamo in vacanza, abbiamo visto vecchi amici». Natural¬ mente, madre e moghe difendo¬ no Loffi, negando qualsiasi suo legame con Al Qaeda. L'ipotesi sulla quale sta lavorando la Procura di Roma è che, invece, lo scopo delle missioni italiane di Raissi era quello di di creare le basi logistiche per una delle cellule di Al Qaeda in Europa. Gli investigatori romani stan¬ no cercando di ricomporre in un unico mosaico tutti quegli indizi, quehe tracce che porta¬ no a Raissi e che sono emerse in questi anni di indagini, da Napo- li a Bologna e a Milano. Un «Loffi», per esempio, emerge in due intercettazioni telefoniche della fine del '94 e degh inizi del '95, nei confronti di un indaga¬ to della rete napoletana di Dja- mal Lounici, un algerino che guidava una struttura clandesti¬ na legata al Gruppo armato islamico e all'Esercito islamico di salvezza. Lounici è tra l'altro il genero di Othman Deramchi (arrestato anche lui il primo giugno del '95 dalla procura di Napoli e fermato proprio ieri dalla pohzia a Sasso Marconi). Gh investigatori del Ros regi¬ strano una telefonata il 9 dicem¬ bre del 1994, «sull'utenza» di AhmedNacerYacine, alias Yas- sine, un indagato della «rete Lounici» che si occupava preva¬ lentemente di mettere a disposi¬ zione dell'organizzazione docu¬ menti d'identità falsi. «Yassine conversa con Lotfi e Mohamed, non meglio identificati, e li avverte - scrive il Ros nella sua informativa - che "sta arrivan¬ do qualcosa di importante" spe¬ dito "al primo indirizzo", quello di tale Alkamar. Mohamed chie¬ de se abbia messo anche la "cartella", ma Yassine risponde che "è preferibile spedire" e si riserva di mandargli la carta d'identità nazionale, la sua foto ed altre cose». Nella telefonata intercettata il 7 febbraio del '95, sempre Yassine parla con un certo Ri- dah, al quale comunica che dall'Inghilterra «Zouheir mi ha chiesto di avere un passapor¬ to». I due parlano di costi di ; lassaporti e documenti contraf- : atti. Chiede Yassine: «Aquanto te lo fanno?». Risponde Ridah: «A duecento». «Chi si occupa di farli? Anche Loutfi (potrebbe trattarsi di Loffi Raissi, ndr) se ne fa fare uno?». Ridah: «Non lo. so». Gh investigatori romani, anche in questo caso, sono con¬ vinti che il Lotfi o Loutfi che emerge dalle intercettazioni te¬ lefoniche napoletane sia pro¬ prio l'algerino in carcere a Lon¬ dra perché accusato dall'Fbi di essere l'addestratore di quattro dei terroristi kamikaze dell'11 settembre. Allora, siamo nel 1995, imagi- strati di Napoh erano convinti dèi legami tra la «rete Lounici» che aveva messo radici sotto il Vesuvio e i terroristi algerini entrati in azione in Francia nel luglio di quell'anno. Nel corso delle perquisizioni per gli arre¬ sti del gruppo di «Lounici», fu trovata ima videocassetta con le istruzioni su come fabbricare le bombe artigianali, le pentole a pressione imbottite di esplosi¬ vo e chiodi. Naturalmente le indagini in corso a Napoh, Roma e Milano potrebbero avere ulteriori svi¬ luppi grazie alla collaborazione intemazionale tra le varie auto¬ rità giudiziarie e investigative. Quello che sta emergendo in questi giorni potrebbe far riapri¬ re vecchie indagini, ipotesi inve¬ stigative che oggi legano la vec¬ chia rete algerina alle nuove azioni di Al Qaeda. Per esempio, a Napoh, «fonti confidenziali» indicavano in Yassine, della re¬ te Lounici, il punto di contatto di Yamin Rachek, algerino, ma¬ rito della napoletana Lucia Ga¬ rofalo. La donna fu arrestata nel dicembre del '99 neh'operazio¬ ne dell'Fbi che portò alla cattu¬ ra di Ressam Ahmed, il terrori¬ sta - oggi pentito - che fu fermato alla frontiera con il Canada alla guida di un'auto che trasportava 60 chilogrammi di esplosivo per un attentato da compiere la notte di Capodanno del 2000 negli Stati Uniti. Nel¬ l'agendina di Ressam c'era an¬ che il numero di telefono di Abu Doha, la «mente» per gh ameri¬ cani del progettato attentato all'ambasciata in via Veneto a Roma, nel gennaio scorso. ln una conversazione del febbraio'95 si parla di passaporti fajsi «Anche Loutfi se ne fa fare uno?» Gli investigatori romani sono convinti che sia proprio l'algerino in carcere a Londra Sei anni fa i magistrati napoletani erano convinti dei legami tra il «gruppo Lounici» che aveva messo radici sotto il Vesuvio e i terroristi algerini entrati in azione in Francia nel mese di luglio Sempre più serrati i controlli antiterrorismo, non solo sulle autostrade