Le due forme del vaiolo

Le due forme del vaiolo| MINACCIA TERRORISTICA | UNA MALATTIA INFETTIVA PER CUI NON ESISTE TERAPIA SPECIFICA Le due forme del vaiolo la più' Grave comporta una mortalità1 del 30 per cento, la pilt lieve uccide 1 su 100. il vaccino fu scopertopercaso dajennernel1796 Georges J.M. Maestroni STATI Uniti e altri Paesi, Itaha inclusa, stanno at¬ trezzandosi per far fron¬ te alla minaccia del vaio¬ lo. Se i terroristi lo usassero come arma biologica, il vaiolo sarebbe una pencolo ben più temìbile del carbonchio, in quanto comporta una mortalità del 3096, è trasmissibile attra¬ verso l'aria e non esiste nessuna terapia specifica. Nel passato il vaiolo era considerato come la più devastante tra le malattie infettive. Oggi, oltre vent'anni dopo le ultime vaccinazioni ob¬ bligatorie, il suo potenziale di¬ struttivo sarebbe ancora mag¬ giore. Storicamente, il vaiolo fu usato come arma biologica dai soldati britannici durante le guerre indiane del 1754-1767.1 soldati distribuirono coperte usate da ammalati di vaiolo a diverse tribù indiane causando la morte dì oltre il 500,6 dei loro componenti. Nel 1796, Edward Jenner osservò che le persone che ave¬ vano in precedenza contratto il vaiolo bovino (una forma cuta¬ nea non mortale per l'uomo) erano protetti contro il virus umano. Nacque così il primo vaccino e la minaccia del vaiolo come arma biologica perse di deterrenza. Il termine "vaccino" ora usato per definire ogni inter¬ vento di immunizzazione pre¬ ventiva contro agenti infettivi, deriva proprio dal fatto che l'immunizzazione contro il vaio¬ lo fu inizialmente effettuata con scarificazioni di pelle bovi¬ na infetta. La campagna mon¬ diale di vaccinazione iniziata pel 1967 dalTOrganizzazione Mondiale per la Sanità (OMS) portò all'eradicazione della ma¬ lattìa nel 1977. Nel 1980 l'OMS consigliò a tutti i paesi di cessa¬ re le vaccinazioni. Le riserve di virus del vaiolo furono distrut¬ te o trasferite in uno dei due laboratori dì referenza dell' OMS a Mosca in Russia o ad Atlanta in America. Ma come mai, l'OMS prese questa decisio¬ ne nel 1980? A posteriori e in tempi oscurati dallo spettro del bio-terrorismo, potrebbe sem¬ brare una decisione avventata. Il fatto è che, come per altri vaccini, anche quello contro il vaiolo presenta alcuni rischi. Su un milione di persone vaccinate, 250 hanno effetti collaterali negativi. In medici¬ na, le decisioni per un qualsiasi intervento si prendono dopo una valutazione del rapporto rischio/beneficio. In assenza dì un qualsiasi pericolo, come nel 1980, sarebbe stupido sottopor¬ si al rischio, anche minimo, di complicazioni negative. Al con¬ trario, in presenza di focolai endemici o, peggio, di epidemìe, il benefìcio della vaccinazione supera di gran lunga il rischio dì complicazioni. Tornando al vaiolo come ar¬ ma biologica, il punto della situazione viene fatto in un articolo apparso nel 1999 sul «Jourùal of the American Medi¬ cai Association». In esso si ap¬ prende dall'ex direttore del pro¬ gramma di armi biologiche dell' Unione Sovietica, Ken Alìbek, che all'inizio del 1980 il gover¬ no sovietico iniziò a produrre virus del vaiolo in grandi quan¬ tità per usarlo come arma biolo¬ gica; la capacità produttiva rag¬ giunse la spaventosa cifra dì diverse tonnellate di virus l'an¬ no. Alibek afferma inoltre che ancora nel 1999 la Russia segui¬ va un programma di ricerca allo scopo dì isolare e produrre cep¬ pi dì vaiolo più virulenti e contagiosi. Se le riserve dì virus del vaiolo siano ancora oggi confinate in laboratori ufficiali non è dato di sapere. Sta dì fatto che la deliberata diffusione del vaiolo costituirebbe un crimine intemazionale dì proporzioni inaudite. Il vaiolo può presentarsi in due forme, Variola major, la forma grave, e Variola minor, la forma beve. La più grave com¬ porta una ■mortalità del 300Zo o superiore mentre nella forma più beve i casi fatali sono 1 su 100 circa. Il vaiolo si diffonde essenzialmente attraverso le goccioline di saliva che la perso¬ na infetta emette parlando e respirando o per contatto diret¬ to. Anche i vestiti e la bianche¬ ria possono trasmettere il vi¬ rus. Solitamente ì pazienti tra¬ smettono il vaiolo a parenti e vicini di casa perché diventano contagiosi solo a malattia con¬ clamata, quando compaiono le tipiche eruzioni cutanee accom¬ pagnate da febbre alta e males¬ sere che dì solito mettono a letto ì malcapitati. Il virus del vaiolo appartiene al genere degh Orthopox virus, uno dei più complessi esistenti in natura, con un diametro dì circa 200 nm (milionesimi dì millìmetro). L'infezione avvie¬ ne per l'impianto anche dì pochi virus nehe mucose del naso o della bocca. Il virus invade i linfonodi e la milza, dove si moltiphca in maniera silente senza produrre alcun sintomo. Dopo 8 giorni il virus si trova nel sangue e iniziano ì sintomi. Il virus conte¬ nuto nei globuli bianchi del sangue si locahzza poi nella pelle ed inizia ad infettare le altre cellule della cute. Alla fine del periodo di incubazione di 12-14 giorni il paziente è severa¬ mente prostrato, ha febbre alta, mal di testa e dì schiena e qualche volta anche dolori addo¬ minali acuti e delirio. L'eruzione cutanea appare dapprima sulla mucosa orale e della gola, sul viso e le braccia per poi diffondere in seguito sul torace e le gambe. Le macchie dapprima rossastre diventano poi pustule dì forma rotondeg¬ giante profondamente incunea¬ te nella pelle. Durante la guari¬ gione che, se avviene, si ha 8 o 9 giorni dopo la comparsa dell' eruzione cutanea, le pustule si seccano e il paziente migliora rapidamente ma rimane coper¬ to dì cicatrici specialmente sul viso. In due varianti del Variola major fatah al 900Zo, l'eruzione cutanea diventa emorragica e uccide in 4 o 5 giorni. La diagnosi clinica del vaiolo sì basa sull'aspetto dell'eruzio¬ ne cutanea, più intensa sul viso e sulle estremità che sul tronco. L'eruzione appare in imo o due giorni ed evolve con la stessa velocità, nel senso che le lesioni presentano tutte lo stesso sta¬ dio evolutivo. Nella varicella, la malattia che era più frequente¬ mente confusa con il vaiolo, l'eruzione cutanea ha invece maggiore densità sul tronco, le lesioni sono molto più superfi¬ ciali, non coinvolgono quasi mai il palmo delle mani o la pianta dei piedi e sono presenti contemporaneamente in diver¬ si stadi evolutivi. Non c'è terapia specifica per il vaiolo. I malati possono esse¬ re curati solo con terapie di supporto e con antibiotici per evitare infezioni batteriche se¬ condarie. Il vaccino può essere utile e attenuare la malattia se somministrato nei primi 2-3 giomi dall'esposizione al virus. La ricomparsa del vaiolo por¬ rebbe drammatici problemi dì salute pubblica. Nell'articolo ci¬ tato sì calcola che anche se l'infezione iniziale interessasse solo 50 o 100 casi, le successive generazioni dì casi aumentereb¬ bero dì 10 o 20 volte. Il proble¬ ma è che tra la diffusione del virus e la diagnosi passerebbe¬ ro 12-14 giorni, che è il tempo di incubazione medio, più i giomi necessari per una diagno¬ si precisa. La situazione sareb¬ be aggravata dal fatto che oggi gran parte della popolazione é sensibile alla malattia. I minori dì 23-24 anni non sono mai stati vaccinati e quindi non sono protetti. Ma anche le persone oltre i 30 potrebbero essere protette solo in parte. Sembra infatti che la prote¬ zione conferita dalla vaccinazio¬ ne si attenui con il passare del tempo, almeno se si considera il numero di anticorpi del vaiolo nel sangue dì persone vaccinate da più di 30 anni. Speriamo dì non dover mai verificare la precisione di queste catastrofi¬ che previsioni. VENT'ANNI DOPO LE VACCINAZIONI OBBLIGATORIE, UNA EPIDEMIA AVREBBE EFFETTI DEVASTANTI FU GIÀ USATO COME ARMA BIOLOGICA DAGLI INGLESI NEL 700

Persone citate: Alibek, Edward Jenner, Georges J.m., Maestroni, Variola

Luoghi citati: America, Atlanta, Ken Alìbek, Mosca, Russia, Stati Uniti, Unione Sovietica