AUSPICI E CERTEZZE di Filippo Ceccarelli
AUSPICI E CERTEZZE AUSPICI E CERTEZZE Quella della Palestina è davvero una tragedia: si scontrano in Terra Santa due diritti sacrosanti: quello di Israele di vivere in pace entro confini sicuri e riconosciuti - quello del popolo palestinese di riavere la patria confiscata nel 1948 causa l'improvvida superficialità delle ex potenze coloniali e l'insipienza dei regimi arabi stravolti dalla forza invasiva del sionismo. Ma codesta tragedia, la «crisi del Medio Oriente - affenna Ciampi -, non è una guerra di religione, è un conflitto regionale grave, prolungato, sanguinoso, ma risolvibile». In pohtica le grandi verità sono spesso quelle più sempli¬ ci: al debutto del suo settennato Ciampi espresse la sua concezione della pohtica estera italiana: l'Italia e l'Africa del Nord, Italia e isiàm sono legati da «una secolare amici¬ zia», le rispettive culture si sono formate incrociandosi, scambiando¬ si idee e ideali, merci e opere dell'in¬ gegno. Quello che attualmente vìviamo è un tempo difficile, lo sappiamo: occorre dunque sottrarsi alla deriva del pessimismo, combattere la vio¬ lenza per impedire un più vasto disastro. Da qui la guerra (ineludibi¬ le) contro il terrorismo, «contro i (falsi) profeti che tradiscono i valori spirituali e calpestano la dignità umana». Non è una guerra di religio¬ ne, epperò, dice Ciampi, in consonan¬ za con Giovanni Paolo II, lui, laico tuttavia non laicista, «oggi più che mai i credenti musulmani, cristiani ed ebrei han bisogno del conforto della propria religione. Il riconosci¬ mento, nelle differenze, di comuni richiami spirituali 6 dei rispettivi valori, l'osservanza delle leggi e delle regole di convivenza, sono le basi per sviluppare dialogo e amici¬ zia». Ma non è tutto: per attingere un comune obiettivo di pace e pro¬ sperità, occorre anche «innescare» un processo di democratizzazione nei paesi arabi cosiddetti moderati, dal Macresh al Maghreb. In molti dei quali paesi, ma questo lo dice chi scrive, la realtà è molto diversa da ciò che si vede in superficie. Igor Man NULLA è perduto, dice Carlo Azeglio Ciampi. Nonostante l'handicap di una guerra che segna il tempo della disgrazia, le anni non sono riuscite a sfrattare la speranza della pace. In Palestina, in Asia. Gli strumenti per conquistarla si chia¬ mano dialogo, negoziato, rispetto dei diritti umani. In questa prospetti¬ va si coDoca quella che per il Presi¬ dente della Repubblica sembra esse¬ re una certezza più che un auspicio: «I tempi sono maturi per uno Stato palestinese». E', quello pronunciato iersera da Ciampi al palazzo presi¬ denziale di Tunisi, un discorso reali¬ stico che restituisce a chi segue le vicende del Vicino e Medio Levante da almeno quarant'anni, il clima e la passione di una politica estera che l'Italia, con alti e bassi ma con un'immutata ostinazione, persegue da quando è una Repubblica nata dalla Resistenza. Va detto subito come il discorso di Ciampi sia in consonanza con il grande, a volte carsico ma sempre generoso nella sua concretezza, lavoro svolto negli ultimi mesi, a ritmo accelerato, dal nostro ministro degli Esteri, Ruggie¬ ro: un ministro prestato dalla diplo¬ mazia alla pohtica. Di più: il discor¬ so di Ciampi prende in contropiede chi avesse pensato (0 pensasse) a una retrocessione in sene B dell'Ita¬ lia. Non siamo una grande potenza, ma senz'altro un'antica nazione me¬ diterranea della quale i.vicini che ci ha dato la geopolitica, o la Storia, sanno di potersi fidare. E infatti Ciampi vede la (ineluttabile) nascita dello Stato palestinese come «il frut¬ to di un accordo che (...) ponga le basi per una pacifica convivenza nella regione». LA VISITA Di ARAFAT Vent'anni di diplomazia a rischio neir«asse» tra Italia e Palestina Filippo Ceccarelli A PAGINA 4
Persone citate: Carlo Azeglio Ciampi, Ciampi, Giovanni Paolo Ii, Igor Man
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