«In mezzo al fuoco urlavo: tornate indietro»

«In mezzo al fuoco urlavo: tornate indietro» «In mezzo al fuoco urlavo: tornate indietro» L'autista sopravvissuto: ho dato l'allarme, poi sono riuscito a scappare l'eroe Inviato a AIUOLO (San Gottardo) LI ODORE di bruciato si sente i sul prato. La galleria è cieca. «Aspettiamo domani per entrare. Forse la notte». Due pompieri, una macchina della polizia. Un budello buio, la porta nera dell'inferno, il tunnel che fuma ancora come un camino. Un signore con la tuta fuori dall'autobotte, si slaccia la camicia, si accende la sigaretta. Un altro, sulla strada. Viene sempre l'odore di gomme bruciate, un odore di morte. Beppe Savary, «c'è stato un camionista che ha salvato un muc¬ chio di gente» dice, mentre il vigile del fuoco spegne la sigaretta sotto lo stivale. Il fumo viaggia con jlvento, cambia colori verso la notte. Un poliziotto, camicia cachi, lustrini, «quelli che hanno portato fuori non sono neppure in grado di raccontare J'mfeno. che hanno visto». Si leva ^ttìSSiiaìliìipiOÌISèdaM polvere. ì Nelgran silenziò?ifii autobotte fa manovra. «Non sono le ustioni. E! gfóJ^'JMilrtmi^^ Basta guardarli per capire. Ma ce l'hanno fatta». Mario Frischnekt, ospedale di Bellinzona, baffi grigi, mascheri¬ na sul volto, «era tutto bmo, c'era solo fumo, e non si vede va niente. Io cercavo l'usdta a tastoni, non pote¬ vo far altro per muovermi. Poi l'ho trovata. Il fumo mi copriva. Non avevo più respiro. Faceva un caldo da morire. C'era un pullman dietro di me: non so che fine ha fatto». Sul prato, invece, c'è Bruno Sa¬ ba, Un venticello solleva la nube. Maglia grigia, sigaretta consumata fra le Sita magre. Si spettina i capelli, «di qua ce l'ahbiam fatta», dice. Usata Sud, verso il Canton Ticino: sono venute fuori 28 tra macchine e camion, e 21 persone a piedi. Dentro c'erano circa 100 mez¬ zi, secondo Dedo Cavallini. «Di là, non so come è andata». Saba guida¬ va uno dei due Tir coinvoltinell'ind- dente che ha bloccato il Traforo del San Gottardo: quello carico di pneu¬ matici. Beppe Savaiy, responsabile del 114 del Canton Ticino, dice che è lui il camionista che ha salvato delle vite umane. Le tragedie hanno sem¬ pre bisogno di «eroi». E questa è una tragedia. A Counnayeur, nel tunnel del Bianco, avevano raccontato di un mototìclista che faceva avanti indietro dal luogo dello scontro alle gabbie, per portarci la gente: non aveva salvato nessuno. Le fiamme li avevano raggiunti 11 in quelle gabbie buie, dentro il budello, lonta¬ ne dalla luce e dalla vita. Il corpo del motociclista era rimasto come un tronco bruciato proteso verso la parete. Saba ha avuto più fortuna: è qui a raccontarlo. «La mia fortuna è che sono sceso dal camion». Una nota di sigaretta. «Ho notato il gaso¬ lio sull'asfalto e ho capito subito quello che stava per succedere». Ma com'è successo? Un tiro di sigaretta, «ho visto questo camion che sbanda¬ va a destra e sinistra, l'avrò visto che era a 250 metri da me, e ho pensato di buttarmi tutto a sinistra per evitarlo. Però quello ha conti¬ nuato a zigzagare, e che ne so, aveVaTpereo il controllo, e io non ce l'ho fatta a passare. Sono rimasto incastrato con il mio camion contro il suo. Per fortuna sono sceso dalla cabina. Quando ho visto tutto quel gasolio per terra, non d ho messo un attimo a capire cosa sarebbe successo». Lei che cosa portava? «Pneumatici. Sono infiammabili». L'altro camionista invece aveva un carico di materiale isolante. Bruno Saba, adesso, la mano svolazzante, la cenere della sigaretta che cade, (dio visto che non c'era ancora fuoco dal sottocarro e allora ho fermato la gente che veniva, gli ho urlato di tornare indietro». Quanto tempo? «Non lo so. Per un po'. Alla prima fiamma, sono scappato anch'io». La galleria deca. Le autobotti, il silenzio. «Da qui mancava un chilo¬ metro all'uscita». Una mano per allai-gare la maglietta girocollo, sem¬ pre la sigaretta che fuma fin le ditaj frangetta di capelli. Faceva caldo? «Sì. Io lo sentivo. Mi sono messo a correre per1 dield minuti, poi un;, signore mi ha fatto salire sulla sua auto e sono uscito con lui. C'era il fumo che avanzava dietro, l'aria che diventava irrespirabile, però non era ancora la morte». Il tunnel adesso è un camino che butta fumo nero sulla costa della montagna, una nube rovesciata, sui prati che scendono a valle, come una nebbia. Saba, «mentre andavo indietro c'erano ancora le lud Si vedeva bene tutto». E l'altro camionista? «L'ho visto. Era incastrato nella cabina. Era impossibile tirarlo fuo¬ ri». Quando è venuto al giorno, usdta Sud, Ariolo, Canton Ticino, era tra i primi, «probabilmente», dice Savary. Marco Frischknecht, un altro camionista, invece si è liberato qualche tempo dopo, che era già tutto buio e il caldo soffoca¬ va ed era solo questione di minuti, anche di secondi, per tirare fuori la pelle. Lui dice che sul suo camion s'era fermato assieme alla coda per¬ ché vedeva davanti a lui la gente venire dietro in retromarcia. Steso sul letto, la voce soffocata dalla mascherina, «ho fatto anch'io retro¬ marcia e in un baleno ho capito che stavamo rischiando di morire tutti lì dentro. Il fumo è venuto in un batter d'occhio e ha fatto in fretta a coprirci tutti». Gli altri cosa faceva¬ no? «Era un gran caos. Sembra assurdo, ma più all'inizio che dopo. Tutti scappavano indietro. Ma c'era un camion che s'è messo a strom¬ bazzare e voleva sorpassare. Sicura¬ mente, non aveva capito. Io con la mano gli facevo segno di retrocede¬ re. Poi non s'è visto più niente». Fumo nero. I gas dell^ macchine. Le lud accecate. «Allora sono sceso dalla cabina», dice Frischneckt. «Ho lasciato lì il mio mezzo e sono andato a piedi». Un tedesco, 50 anni, canottiera scura, «erano so- prattutto i camion che cercavano di andare via in retromarcia. Forse volevano salvare il loro carico. Io con altri d siamo buttati fuori dalle macchine e norm si vedeva più niente, e c'era qualcuno che urlava e un signore che diceva statemi dietro, seguite me. Ma io non riusd- vo a vederlo, e chissà quanti altri non lo vedevano. Sentivo solo la sua voce». Frischneckt: «Sono andato avanti a tastoni. Ma la mia fortuna è che sono sceso e che io passo tutti i giorni in questo tunnel e lo conosco bene. So che mancava poco, so dov'era la porta da raggiungere e sinceramente non ho perso la testa. Però, i turisti non so come abbiano fatto a salvarsi». C'era 0 fuoco? Il tedesco, «no, forse sì. Non l'ho visto. Faceva un caldo boia e si faticava a respirare. E poi era una cosa incredi¬ bile, perché avrò sentito delle voci di bambini che piangevano o che urlavano, ma neanche riesco a ricor¬ darmelo. Io so che in quei pochi minuti ho sentito e ho visto di tutto, ma se devo pensare a cosa ricordo, dico: il silenzio». Frischneckt: «Quando stavo venendo fuori ho sentito una grande esplosione». Era ancora dentro? «Sì. L'ho detto, avan¬ zavo tastando con le mani attorno a me». Sì, sì, il signore tedesco, una mano sulla pelle sotto la canottiera, l'esplosione la ricorda, adesso che glielo diciamo. Era venuto giù un pezzo del tetto. Un vigile del fuoco, «il fuoco si è esteso per una lunghezza di alme¬ no trecento metri. Io ero dentro quando c'è stata l'esplosione e ci ha sbattuti tutti per terra». Poi, il caldo è diventato insopportabile, da mille a 1200 gradi. «Dal lato Sud, noi abbiamo dovuto tutti fermarci», di¬ ce il pompiere. Le vittime le haimo recuperate tutte dal versante Nord. Alle 20 e 44 erano died. Oggi, forse, saranno di più, com'era successo a Courmayeur che ogni giorno saliva¬ no tristemente. Dedo Cavallini, diri¬ gente della polizia del Canton Tid- no, dice che c'è un punto lungo circa cento metri dove nessuno dei soc¬ corritori è ancora riusdto ad arriva¬ re. Quello dovrebbe essere il cuore delTinfemo. L'autobotte fenna, vigi¬ le del fuoco, il casco in mano, «una signora aveva gh occhi sbarrati. L'ho portata nel cunicolo di salvez¬ za. Vdeva dirmi qualcosa e non d riusdva. Erano tutti eoa». La notte, im po' di freddo. Quel budello chiu¬ so che sembra sempre im camino, n fumo vdtaggia. Cosa le ha detto? «Niente. Stia tranquilla. Adesso an¬ diamo fuori». j , Mi sono messo a correre per dieci minuti poi un uomo mi ha fatto salire sulla sua auto e sono uscito con lui C'era tutto quel fumo che avanzava, l'aria era diventata irrespirabile, non si vedeva nulla Ma sono riuscito a scampare alla morte Nel traforo c'era un gran caos 1 Tutti cercavano di mettersi in salvo Un Tir voleva sorpassarci, con la mano facevo segno di retrocedere Si sentivano i pianti e le invocazioni dei bambini E poi una grande 1 esplosione Quel camion ha sbandato e ho cercato inutilmente di ' evitarlo. Dopo l'impatto i nostri Tir sono rimasti incastrati La galleria era piena di gasolio -r.. .' e ho capito subito la tragedia che stava per accadere ì Q 181C Sopra: la colonna di fumo che esce da uno dei bocchettoni della galleria svizzera, subito dopo l'incidente. A fianco: una fase delle operazioni di soccorso dei feriti

Luoghi citati: Canton, Counnayeur, Courmayeur