Spaghetti fumanti Unico desiderio del macho in viaggio

Spaghetti fumanti Unico desiderio del macho in viaggio Spaghetti fumanti Unico desiderio del macho in viaggio Sondaggio del Cirm nella Giornata mondiale della pasta che inizierà giovedì a Roma. Gli italiani sperimentano anche cibi esotici ma la nostalgia ha le sembianze di un piatto di maccheroni al ragù Maria Cerbi ROMA Cosa sognano i maschi italiani all'estero? Non certo la mo¬ glie, neanche' la fidanzata e tantomeno l'amante. E allora? La risposta giusta è desolante (per il popolo femminile): la pasta. Un bel piatto di spaghet¬ ti al pomodoro. Un cibo che soddisfa palato ed eros e con¬ ferma che gli italiani non sono affatto quel popolo di grandi amatori che ci vogliono far credere. Bastano due forchet¬ tate per farli capitolare. Inuti¬ le sforzarsi con altre tecniche seduttive. Un dato che esce da un sondaggio Cirm realizzato per l'Unione Industriali Pastai italiani che giovedì 25 festeg¬ gia la Giornata Mondiale della Pasta. Un amore lungo una vita quello con i maccheroni che ha contagiato il mondo tanto che se il 46 per cento degli intervi¬ stati ritiene l'arte il miglior passaporto dell'Italia all'este¬ ro, il 23 per cento alla stessa domanda risponde: pasta. E i viaggiatori del nord Italia so¬ no molto più pastaioli di quelli del Centro-sud. Tra loro infat¬ ti la percentuale dei fans della pasta come simbolo mondiale dell'Italia è pari al 27 per cento, contro il 22 del Centro e del Sud. Bisogna riconoscere che gli italiani sono diventati un po' meno provinciali sui gusti ali¬ mentari in viaggio e sono certamente più disponibili a sperimentare cucine esotiche, ma quando si torna a casa la prima cosa che si vuole è un bel piatto di penne al ragù (34 per cento). Solo dopo c'è tem¬ po per soddisfare la, voglia di un bagno caldo con schiuma (26 per cento) e di una telefona¬ ta con l'amico (18 per cento). E se un tempo la passione per i «due fili» era popolare oggi in tutte le capitali del mondo è di tendenza. Anzi trendy, come si dice. A Londra è «The Square» il ristorante più alla moda, dove per acca¬ parrarsi un tavolo occorre pre¬ notare con settimane di antici¬ po. Philip Howard è l'artefice di questo successo. Uno chef acclamato nel mondo che sve¬ la il suo segreto: «La pasta è duttile e allegra, interpretabi¬ le al massimo ed incisiva di per sé. Un esaltatore di cose giuste, un paracadute a quelle sbagliate». Howard , natural¬ mente, interpreta la pasta a modo suo come il tortellino ripieno di fois gras, spuma di pollo e funghi cantarelli. Pasta più semplice al Ving-Quatre, indirizzo per i nottambuli lon¬ dinesi, dove da qualche tempo si servono più spaghetti che hamburger. Paese che vai pasta che trovi. In Giappone i ristoranti italiani nel 1970 erano solo 3, oggi solo a Tokyo se ne conta¬ no 2000. Così da Sabatini e Pinchiorri, tempio del cibo italiano, trionfa lo spaghetto. «Quanto sia alto l'interesse per questo piatto - spiega Silvestro Sabatini - ce lo dice il numero di cuochi giapponesi che vengono da noi per impara¬ re a prepararlo». E gli spot del Sol Levante ci fanno capire che sono le donne le grandi fans del piatto di maccheroni. Con una grande differenza rispetto all'Italia: se da noi l'immagine della pasta è fami¬ liare, a Tokyo è modaiola, legata a «cibo-socialità-tempo libero-moda». Gran successo anche in Cina (chi ha inventato la pasta, noi o loro?) dove si mangia sempre più pasta e meno riso. L'amba¬ sciatore italiano Paolo Bruni racconta che a Pechino «i ristoranti italiani sono preferi¬ ti a quelli locali perfino dai cinesi». Per non parlare degli States (il più grande produttore di pasta dopo l'Italia) dovè la Culinary Institute of America ha indetto un concorso per eleggere il piatto di pasta più amato d'America. Hanno vinto le penne alle verdure marinate e ricotta salata del cuoco «fu- sion» Michael Garnero. Secon¬ do piatto classificato: le cape- sante su capelli d'angelo croc¬ canti con indivia e coulis di pomodoro. E infine ecco la pasta-dessert, una di quelle ricette che da noi difficilmente avrebbe successo: lasagne di ricotta con purè di fragole, more e kiwi alla menta. De gustibus. Ma il giro del mondo attra¬ verso la passione per la pasta non è una novità. Quando Giuseppe Garibaldi sbarcò con i mille a Marsala la prima cosa che concesse ai suoi fu un piatto di pasta: mille porzioni di maccheroni al tonno che da allora si chiamano «alla gari¬ baldina». E andando ancora indietro nelle pagine di storia troviamo Carlo VIII, il re che partì alla conquista dell'Italia, durante la spedizione nel Re¬ gno di Napoli nel 1500 e rimase conquistato dalla pasta condita con «butirro, cannella, zuccaro e formaggio». L'Italia produce 1.610.000 I^SIÌX tonnellate di pasta all'anno ^pylf pari a un valore di 4.124 miliardi di lire L'export assorbe circa il 46 per cento della produzióne I migliori clienti della nostra pasta sono: Germania (assorbì 19,6 per cento dell'export) Francia (14,3 percento). Gran Bretagna (12 per cento), Stati Uniti (10,3 per cento) Il 23 per cento degli stranieri indica in spaghetti e fusilli l'attrazione principale dell'Italia (la percentuale } sale aì 31 per cento tra i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni)

Persone citate: Carlo Viii, Giuseppe Garibaldi, Michael Garnero, Paolo Bruni, Philip Howard, Sabatini, Silvestro Sabatini