«Sì, ce la faremo» E Fini conquista gli italo-americani

«Sì, ce la faremo» E Fini conquista gli italo-americani «Sì, ce la faremo» E Fini conquista gli italo-americani «Sono crollate le Twin Towers, ma questo paese non cederà mai» Standing ovation per il vicepresidente del Consiglio a Washington Fabio Martini inviato a WASHINGTON Per una volta, Gianfranco Fini prefe¬ risce leggere il suo discorso, poi arri¬ vato alla fine, alza j^li occhi dal foglio e scandisce le ultime parole: «Dio benedica l'Italia, Dio benedica l'Ame¬ rica, Dio benedica la nostra amici¬ zia». Dal salone dell'hotel Hilton, gran¬ de come un campo di calcio, si alza una standing ovation, con tremila italo-americani tutti in piedi ad ap¬ plaudire il vice-presidente del Consi¬ glio italiano. Fini, pur parlando in italiano e con l'interprete a fianco, è riuscito a conquistare la platea con il discorso più americano della sua vita. Americano nel messaggio politico: «La solidarietà del govemo e del popolo italiano al nostro alleato è totale», ma americano soprattutto nella chiarezza e nell'enfasi delle espressioni: «Sono crollate le Twin Towers, non crollerà l'America», «non ci sarà un futuro di pace fino a quando un solo terrorista sarà libe¬ ro», passaggi che la emotiva platea della Niaf ha salutato con battimani convìnti. Con il discorso al Gala annuale della Niaf, la principale organizzazio¬ ne della lobby italo-americana, si è conclusa sabato notte la due giorni di Gianfranco Fini negli Stati Uniti, du¬ rante i quali si è visto con il vicepresi¬ dente Dick Cheney alla Casa Bianca e ha insignito il sindaco Rudolph Giulia¬ ni del Cavalierato della Gran Croce nel corso di una originale cerimonia a cielo aperto, davanti alle torri gemel¬ le. Già sei anni fa la Niaf lo aveva invitato, ma allora Fini era presiden¬ te di An, un politico di opposizióne: salì sul tavolo della presidenza come uno dei tanti ospiti e il presidente Bill Clinton si limitò a stringeigli la ma¬ no. Stavolta Fini era tra gli ospiti d'onore di una serata che per gli italo-americani rappresenta un picco¬ lo avvenimento. In ogni zona degli Stati Uniti c'è gente che aspetta tutto l'anno per poter essere qui nel salone dell'Hilton, mangiare mozzarella, orecchiette e abbacchio, ascoltare «Volare», bere Chianti, cantare gli inni nazionali e vedere premiati i propri eroi: nel corso del tempo, tra i tanti sono passati da qui Henry Fon¬ da, Lee Anthony lacocca, Frank Ca¬ pra, Frank Sinatra, Perry Como, Liza MinneUi, Joe Di Maggio, Sylvester Stallone, John Travolta, Al Pacino. La Niaf resta la più potente tra le organizzazioni degli italo-americani, anche se da qualche tempo deve guardarsi dall'ascesa dì Order of Sons of Italy: una tradizione più "popola- na", vicini ai repubblicani.La prima sorpresa della serata arriva all'ingres¬ so: per entrare nel grandissimo, geli¬ do salone dell'Hilton non ci sono filtri, di nessun tipo, chi vuole entra. Quando gli invitati si sono tutti sedu¬ ti nei 300 tavoli imbanditi, gli ospiti d'onore - tenuti nascosti dietro il palco - vengono chiamati uno ad uno, applauditi e chiamati a sedersi al lungo tavolo della presidenza. Tra gli italiani, oltre a Cesare Romiti e al direttore del Corriere della Sera Fer¬ ruccio De Bortoli, applauso anche per il presidente della Regione Lazio Fran¬ cesco Storace, tra gli sponsor della serata, grazie ad un assegno da 150.000 dollari. Stretto nello smoking, in difficoltà con un improbabile farfallino al collo. Storace non si snatura e si concede a chi lo conosce e gli chiede: «A Stora' fainmefa"nafotol». Suonano gli inni nazionali: quello italiano lo cantano in pochissimi - Fini con la mano sul petto è tra questi. Storace moimora poche paro¬ le - mentre quello americano è segui¬ to da un battimani frenetico. La seconda sorpresa della serata è la "presenza" del presidente Bush, che, pur lontano dagli Stati Uniti, ha man¬ dato un video. Bush ricorda la recen¬ te visita di Berlusconi a Washington e nel filmato l'immagine del presidente del Consiglio che esce dalla Casa Bianca, si sostituisce per qualche attimo a quella dì Bush e del suo messaggio alla Niaf. Cena e discorset¬ ti finali. Il primo tocca proprio a Fini: al suo fianco Elisabetta Savini, inter¬ prete di Clinton e Bush, che traduce le parole del vicepremier italiano. Assie¬ me ad alcune frasi-slogan. Finì non può non accennare a Peter Ganci «un eroe moderno, morto nell'adempi¬ mento del dovere, un simbolo die riempie d'orgoglio gli italiani d'Ameri¬ ca». E ancora: «Geograficamente sia¬ mo lontani, idealmente siamo vicinis¬ simi», «ce la faremo», «saranno di conforto per ì soldati le preghiere di tutti gli uomini lìberi, indipendente¬ mente dal loro credo religioso». Alla cerimonia hanno partecipato tremila nostri connazionali Tra i politici italiani anche Storace Bush ha inviato un messaggio-video Il vicepremier Gianfranco Fini visita le rovine delle Twin Towers di New York rase al suolo l'11 settembre

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