KABUL

KABUL '. : - . - imLEBAN IN DIFFleOl^Af SOTTO LE BOMBE MARTEtLANTt KABUL Gli americani vogliono conquistarla prima dell inverno reportage Giuliette Chiesa BAZARAKH (Valle del Panshir) El cominciata ieri l'offensiva aerea americana sulle posi¬ zioni dei taleban nella piana di Shomali, a Nord di Kabul, lun¬ go la linea,del fronte più vicina alla capitale. Ondata dopo onda¬ ta, i bombardieri strategici han¬ no cominciato a sganciare bom¬ be tutto attorno alla zona Sud della ex base aerea di Bagram. Erano le 17 circa ora locale. Il cielo, insolitamente nuvoloso, impediva di vedere quanti fos¬ sero i bombardieri. Il suono diceva ch'erano più d'uno, forse due o tre. Hanno sganciato e colpito una scuola, che però era piena di taleban. Colpivano a colpo sicuro, come risultato di decine e decine di voli di rico¬ gnizione e delle osservazioni satellitari. Poi una seconda ondata alle 20:45 ora locale, poi una terza e una quarta. A giudicare dal rumore, sempre squadriglie di due o tre bombardieri. Ancora una quinta e una sesta, fino a perdere il conto.. Le linee del frunle taleban sono state mar¬ tellate praticamente a tappeto per la lunghezza intera della pianura,. almeno una trentina di chilometri. Si vedrà soltanto stamattina l'entità della mat¬ tanza, sempre che i taleban non abbiano proceduto nella notte a una ritirata frettolosa verso Kabul, per sottrarsi ai bombar¬ damenti. Ma, in tal caso, stama¬ ne assisteremo all'inizio dell' avanzata dei mujaheddin verso la capitale afghana. Stiamo assistendo alla svolta da lungo tempo annunciata e continuamente rinviata. Fino all'altro ieri questo, di Shomali- Bagram, all'imboccatura della Valle del Panshir, era un fronte su cui non si coinbatteva, anzi un fronte su cui era vietato combattere. Vietato dagli ameri¬ cani, che stavano facendo la loro guerra ai taleban, secondo i loro calcoli, e non sembrava- no, fino a ieri, voler accettare l'intervento dei mujaheddin, delle forze dell'Alleanza del Nord, se non dove esso fosse funzionale ai loro disegni. Signi¬ fica, ciò cui stiamo assistendo, che davvero gli Stati Uniti han¬ no dato il via Ubera ai mujahed¬ din, spianando loro anzi la stra¬ da perché raggiungano Kabul in trionfo, con U minimo di perdi¬ te, se non addirittura senza perdite? E' possibile, tanto più che il segretario di Stato Powell ieri ha detto in un'intervista: «E' nostro interesse che la guerra finisca prima dell'inizio del Ra¬ madan e comunque prima del¬ l'inverno». Se Washington ha deciso di sponsorizzare i mujaheddin, significa che qual¬ cosa è cambiato nel suo rappor¬ to con Islamabad, e anche con Mosca. E potrebbe essere cam¬ biato molto, visto che sia l'Alle¬ anza del Nord, sia Mosca aveva¬ no dato segni di grande impa¬ zienza proprio nelle ultime manciate di ore che hanno pre¬ ceduto l'attacco. Per esempio non era certo sfuggito a Washington che il ministro della difesa russo, Ser¬ gej Ivanov, era di nuovo sbarca¬ to a Dushanbè, per incontrarvi una delegazione del governo di Burhanuddin Rabbani, e per dichiarare platealmente che il Cremlino riconosce come unico e legittimo governo afghano quello dell'Alleanza del Nord. Come dire che, tanto meno gli americani tenevano in conto i mujaheddin, tanto più'i russi avrebbero dedicato loro atten¬ zioni e cure. E Vladimir Putin, da Shanghai, assicurava il pro¬ prio appoggio all'azione milita- . re, ma con riserva, purché l'azio¬ ne fosse «moderata». La Russia cioè stava approfittando della situazione per tornare a eserci¬ tare il proprio peso nell'area, preoccupata di ledersi sottrar¬ re ogni residua influenza sul!' Uzbekistan di Islam Karimov, dopo averla già perduta nel Turkmenistan di Saparmurad Nijazov. Non a caso sia Tashkent che Ashkhabad han¬ no offerto le loro basi agli aerei americani e non certo, e non soltanto, per azioni umanitarie. Se le nostre orecchie non ci hanno ingannato, i bombardie¬ ri di questa notte venivano dal Nord, cioè da aeroporti ex sovie¬ tici dell'Asia Centrale. Sulla strada del Panshir, ver¬ so il nord, le caserme dei mujaheddin tagiki sono acquat¬ tate sulla riva del fiume come caselle di una lunga scacchiera. Centinaia di casupole dal tetto piatto, costruite anch'esse con fango secco, come le case, ma in serie, a pannelli di fango e paglia, che brillano al sole. I soldati sono reclute, con le divi¬ se nuove, bivaccano. Si direbbe¬ ro annoiati. Il fatto è che qui il tempo è più lungo. Ma che aspettino qualcosa è evidente. Qualcosa che non viene: l'ordi¬ ne dell'attacco. Verrà mai? An¬ che tra i loro capi c'era ieri chi cominciava a sospettare che potrebbe non venire. Ma qual è il gioco di Washington? Né parlo 'con Hasiqullah, il rappresentante del generale Do- stum qui nella Valle del Pan¬ shir. Prudente, ma incapace di nascondere qualche irrequietez¬ za: «Gli americani non possono farcela da soli, non conoscono il terreno, non conoscono la situa¬ zione». Ma si comportano come se pensassero proprio questo. Con l'unica eccezione di Ma- zar-i-Sharif, dove a quanto pare hanno cominciato a Collaborare proprio con Dostum, che non è tagiko ma uzbeko. Insinuazione maligna che Hasiqullah respin¬ ge. «Il generale Dostum è il nostro grande comandante del Nord e condivide pienamente tutte le scelte dell'Alleanza». E che farebbe di fronte all' eventualità di un governo di coahzione, a Kabul, includente alcuni dei leader dei taleban disposti a rompere con l'Emira¬ to Arabo di Afghanistan che fino a ieri hanno guidato? L'in¬ terlocutore, un giovane 37-en- ne che mi racconta di essere in guerra da ventidue anni, tutta la sua vita adulta, replica senza esitazione: «Tutti noi siamo M'accordo con il ministro degli Esteri Abdullah, che ieri ha detto che l'Alleanza non accette¬ rà dì far parte di un governo di coahzione includente i tale¬ ban». Ecco il punto spinoso e irrisolto, che forse basta da solo a spiegare perché Washington sembrava fino a ieri non volere che i mujaheddin arrivassero troppo in fretta a Kabul. In ogni caso non prima di esserci arriva¬ ta con i propri uomini. E non è ancora detto che le cose siano mutate tàdìcalménte rispetto a questo quadro. Per¬ ché potrebbe anche darsi uno scenario militarmente e politi¬ camente assai diverso da quello di una vittoriosa e fulminante avanzata dei mujaheddin su Kabul nelle prossime ore. C'è chi pensa che gli americani potrebbero utilizzare la ritira¬ ta, o la débàcle, dei taleban attorno a Bagram per sbarcare in forze utilizzando spazi e piste della base. L'offensiva americana partirebbe proprio da Bagram conquistata, con un grande ponte aereo ormai indi¬ sturbato e indisturbabile. E l'avanzata verso Kabul avver¬ rebbe quindi «di concerto», ame¬ ricani e mujaheddin a dividersi onori è pedine da spendere nella successiva partita pohtica per il governo dell'Afghanistan. Per la prima volta gli aerei della coalizione bombardano l'aeroporto di Bagram per spianare la via verso la capitale Il segretario di Stato Powell: sarebbe nostro interesse concludere le operazioni entro l'inizio del Ramadan LA SITUAZIONE DOPO 15 GIORNI DI ATTACCHI AC-130 Usa sulla città, colpiti un campo di Bin Laden e una pista di 'decollo e atterraggio. in un villaggio vicino FRONTE NORD Provincia di Samangan, Oruzgan, bombardamento sul presidio talebano di Darà Souf, la cui caduta aprirebbe la strada verso la città di Mazar-i-Sharif alle truppe dell'Alleanza del Nord. Decine i morti civili Raid aerei sulla capitale. Due FI8 americani hanno attaccato le linee talebane vicino all'ex base aerea sovietica di Bagram, chiave d'accesso a Kabul, delicato punto del fronte di battaglia tra i mujaheddin dell'Alleanza del Nord e i taleban. Secondo fónti taleban, i morti civili sarebbero 25 e ' altrettanti quelli americani * CHAMAN 5000 afghani attraversano il confine con il Pakistan nella sola giornata di sabato ^ Basi aeree afghane Basi terroristiche Un mujaheddin punta la sua arma contro le postazioni taleban a Bagram