L'EUROPA CHE PUÒ VINCERE

L'EUROPA CHE PUÒ VINCERE L'EUROPA CHE PUÒ VINCERE Alberto Atesina Ignazio Angeloni I fatti dell'll settembre hanno cambiato radicalmente i ter¬ mini in cui osservatori e studio¬ si si pongono di fronte a molte questioni di politica e strategia intemazionale. Negli ultimi giorni si è parlato di sconfìtta ' dell'Europa, riferendosi alla mancanza di unitarietà in politi¬ ca estera e della difesa fra i paesi europei di fronte alla crisi. L'attualità sembra cioè conferi¬ re tutto il suo vero senso di ur¬ genza al dibattito sul futuro as¬ setto istituzionale. La scelta ciu¬ ciale che l'Europa ha di fronte è come debbano distribuirsi pote¬ ri e responsabilità tra i governi nazionali ed Europa nell'assetto costituzionale che quest'ultima si prepara a darsi. L'Europa non perderà, anzi può vincere, sé trae, anche dai fatti recenti, insegnamento per ripensare questa allocazione. Politica este¬ ra e della difesa sono parti di un disegno più generale. In una ricerca recente abbia¬ mo cercato di individuare i crite¬ ri per attribuire razionalmente responsabilità politiche a diver¬ si livelli di governo, in una si¬ tuazione, a nostro avviso reali¬ stica, in cui ai benefìci derivanti dalla centralizzazione europea si contrappongano costi dati dal fatto che cittadini e nazioni hanno preferenze diverse. I com¬ piti delle istituzioni sovranna- zionali devono, in questo caso, limitarsi ad aree che non posso¬ no essere governate efficiente¬ mente a livello nazionale e su cui le divergenze di opinione tra paesi siano limitate. Non quindi accentramento indiscriminato 0 armonizzazione a ogni costo, ma attribuzione delle responsa¬ bilità di governo in relazione alla natura del problema e alle preferenze dei cittadini. Abbiamo anche riesaminato la legislazione europea negli ulti¬ mi decenni. L'attività normati¬ va, regolamentare e giudiziaria dell'Unione (svolta dalla Com¬ missione, dal Consiglio, dal Par¬ lamento europeo e dalla Corte di Giustizia) ha riguardato in misu¬ ra crescente aree (pohtiche so¬ ciali, regionali, del lavoro, del¬ l'educazione, della ricerca ecc.), in cui la presenza europea sem¬ bra più discutibile, alla luce di quei criteri. Vi sono aree, come ad esempio la tutela della con¬ correnza, in cui un ruolo domi¬ nante della Commissione è ne¬ cessario data la natura sempre più globale dei rapporti di scam¬ bio. Ma è diffìcile comprendere perché l'Europa debba mantene¬ re un controllo capillare. nel¬ l'agricoltura, settore che oggi costituisce appena il 296 del prodotto lordo e a cui l'Unione destina il 45 per cento del pro¬ prio bilancio e il 40 per cento della propria legislazione. Anco¬ ra più anacronistico sembra il fatto che l'Unione sia quasi as¬ sente da campi, come le politi¬ che estere e della difesa, o anche la tutela dell'ambiente, nei qua¬ li sono cosi forti le implicazioni sovrannazionali. I sondaggi del¬ l'Unione Europea mostrano che i cittadini europei vedono con favore una politica estera euro¬ pea; sulla difesa sono più incer¬ ti, ma non contrari. La Costituzione che l'Europa si darà, deve indicare con chia¬ rezza che cosa l'Unione deve fare, e non fare, in un continen¬ te fatto di nazioni e regioni legate da crescenti interessi co¬ muni, ma anche decise a mante¬ nere ampi margini di autogover¬ no. Il prossimo ingresso di dodi¬ ci nuovi membri rende più im¬ portante questa chiarezza istitu¬ zionale. I fatti delle ultime setti¬ mane, e di quelle che verranno, la rendono probabilmente an¬ che molto urgente.

Persone citate: Alberto Atesina, Ignazio Angeloni I

Luoghi citati: Europa